VICENZA IN LIRICA: IL 18 GIUGNO AL TEATRO OLIMPICO LA MUSICA SI UNISCE CON LA SOLIDARIETÀ PER UN CONCERTO BENEFICO
Le emozioni delle pagine più celebri e amate di Vivaldi, Mozart, Cilea, Jenkins e Morricone, per il secondo appuntamento di Vicenza in Lirica nella straordinaria cornice del Teatro Olimpico. Il 18 giugno alle ore 21.00 si accende al festival una gara di solidarietà in favore di Assi Gulliver – Associazione Sindrome di Sotos italia. Protagonisti l’Orchestra e il Coro di Vicenza diretti da Giuliano Fracasso, il soprano Yulia Pogrebnyak, con la partecipazione straordinaria dell’affermato baritono Piero Guarnera, ed una sorpresa emozionante che verrà svelata durante il concerto. La serata è organizzata con l’Alto Patrocinio del Parlamento europeo.
Dopo la straordinaria apertura nel segno di Monteverdi, il Festival Vicenza in Lirica, organizzato dall’associazione Concetto Armonico, con il sostegno del Ministero della Cultura, con sostegno e collaborazione del Comune di Vicenza, Agsm Aim, con il sostegno della provincia di Vicenza, con il patrocinio della Regione del Veneto e della Fondazione Teatro La Fenice ed il sostegno di numerosi sponsor privati, prosegue i suoi appuntamenti di giugno con un concerto benefico sabato 18 giugno alle ore 21.00 al Teatro Olimpico.
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Una nuova produzione di Luisa Miller di Giusepe Verdi, tutta da ascoltare più che da vedere, quella in scena al Teatro Comunale di Bologna in questi primi giorni di Giugno.
Sì perché dell’idea registica di marionanni (si, scritto in minuscolo e tutto attaccato) progettista e artista della luce di fama mondiale, ci è parso di non trovarne traccia sulle tavole del teatro felsineo, se si escludono le solite interazioni, tipiche del melodramma di tradizione.
“Approcciandomi a questa per me nuova esperienza, il primo pensiero è stato quello per la musica di Verdi, per la voce dei cantanti: ho lavorato al fine di mantenere il giusto equilibrio": è con questo pensiero che il progettista e artista della luce ravennate Mario Nanni (in arte 'marionanni'), firma per la prima volta regia, scene, costumi e luce di un'opera lirica. La luce soprattutto, in armonia con la musica e il canto, avrebbe dovuto guidare tutte le arti e a raccontare lo spettacolo e le emozioni dei protagonisti secondo le intenzioni dell’artista. Sarebbe stata poi l'uso della luce nella pittura rinascimentale a ispirare le "scenografie di luce" create per l'opera e colori e dettagli dei costumi. A noi è parso di vedere soltanto delle interessanti installazioni visive (come una grande lampada centrale che diventa sole, cielo e si trasforma in funzione dei vari momenti dell’opera) e delle immagini oniriche bidimensionali, pochissimi e più che altro simbolici, gli elementi di scena (un albero, un tavolo basso, un trono).
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CS:
Sabato 28 maggio al teatro “Tullio Serafin” di Cavarzere si è svolta la finale del “Concorso lirico Tullio Serafin” edizione 2022, organizzato dalle associazioni “Concetto Armonico” e “Archivio storico Tullio Serafin”, con il sostegno del Ministero della Cultura e del Comune di Cavarzere, in collaborazione con l’Università Popolare di Cavarzere e con il patrocinio della Regione del Veneto. Ad assegnare i premi una giuria d’eccezione presieduta dal Maestro Alessandro Galoppini, casting manager del Teatro alla Scala di Milano e così composta: Gianni Tangucci (coordinatore artistico dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino), Giovanna Canetti (docente di canto), Renata Lamanda (mezzosoprano), Piero Guarnera (baritono), Luigi Puxeddu (direttore artistico del Teatro Sociale di Rovigo), Edmondo Mosè Savio (direttore d’orchestra) e Andrea Castello (presidente dell’Archivio storico Tullio Serafin e direttore artistico del Festival “Vicenza in Lirica”). Erano 19 i cantanti ammessi alla fase finale del Concorso, provenienti da diverse nazionalità, selezionati fra circa 200 partecipanti che si sono presentati tra aprile e maggio alla fase eliminatoria svoltasi al Teatro alla Scala di Milano, al Teatro dell’Opera di Roma, al Teatro Carlo Felice di Genova, allo Staatsoper Unter den Linden di Berlino, al Teatro Sociale di Rovigo e al Teatro Tullio Serafin di Cavarzere. I finalisti si sono contesi i ruoli dell’opera “Don Giovanni” di Mozart in cartellone al Teatro Olimpico di Vicenza durante il decimo festival “Vicenza in Lirica” l’8 e il 10 settembre.
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Giunta alla sua trentunesima edizione, la rassegna ‘Settimane musicali al Teatro Olimpico’ di Vicenza vanta anche quest’anno un calendario fitto di importanti eventi che abbiano come filo conduttore la consueta raffinatezza, uno sguardo alle novità ed il coinvolgimento di un pubblico eterogeneo ed attento, sempre sotto la guida del Direttore Artistico Sonig Tchakerian. Leitmotiv per questa edizione è la formula ‘Prima il silenzio, poi il suono o la parola’: un invito ad attendere in silenzio e con emozione palpitante ciò che il suono o le parole sono pronti a regalare come ad ogni edizione. La rassegna è iniziata con il Concorso pianistico ‘Premio Lamberto Brunelli’ conclusosi con la finale del 27 aprile e si concluderà la sera del 10 giugno sempre al Teatro Olimpico con Shéhérazade al pianoforte a quattro mani. Speciale a nostro avviso l’appuntamento di domenica 29 maggio con protagonista la sezione archi dell’ Orchestra di Padova e del Veneto ed il giovanissimo premio Paganini 2021 Giuseppe Gibboni, per un concerto applauditissimo che ha visto come protagonisti ovviamente la musica di Paganini, oltre Grieg e Wieniawsky.
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Sabato 28 maggio alle ore 20,30 la cittadina di Cavarzere con il suo straordinario teatro “Tullio Serafin” ospiterà il concerto dedicato alla finalissima del “Concorso lirico Tullio Serafin” edizione 2022, organizzato dalle associazioni “Concetto Armonico” e “Archivio storico Tullio Serafin”, con il sostegno del Ministero della Cultura e del Comune di Cavarzere, in collaborazione con l’Università Popolare di Cavarzere e con il patrocinio della Regione del Veneto.
Il Concorso, che rientra nella programmazione del “Cavarzere Opera Festival Tullio Serafin” organizzato da Concetto Armonico, porterà nella piccola cittadina veneta una giuria di fama internazionale, ma anche cantanti provenienti da tutto il mondo che si contenderanno uno dei ruoli dell’opera “Don Giovanni” di Mozart in cartellone al Teatro Olimpico di Vicenza durante il decimo festival “Vicenza in Lirica” ed altri premi.
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Se Wagner ha usato il mito antico per trasmettere le sue idee politiche e filosofiche, Kurt Weill e Bertolt Brecht hanno creato la propria mitologia contemporanea nelle loro collaborazioni con fini comparabili e con un effetto altrettanto senza tempo. In Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny ("Ascesa e caduta della città di Mahagonny"), il successo di un insediamento capitalista, genera la propria fine attraverso l'eccesso, l'avidità e la corruzione. La legge è amministrata dai criminali, il suo Dio dice alla popolazione di andare all'inferno piuttosto che salvarla, e l'amore è scambiato come qualsiasi altra merce. Con il suo sovvertimento di aspettative drammatiche, è tanto una satira sull'opera stessa quanto sul fragile mondo tra le due guerre della Repubblica di Weimar, ma in entrambi i casi sembra acquisire sempre più rilevanza per il mondo globalizzato in cui ci troviamo oggi. La scelta di Weill cade sulla musica da cabaret, su ritmi ballabili, su coretti rozzi ed orecchiabili, dove le parole sono chiarissime e spesso gridate,tutto nel desiderio di rompere con una tradizione lirica, allora rappresentata dall'opera wagneriana e dal suo discorso continuo. Ecco quindi il ritorno a una struttura per numeri in una pazza mescolanza di stili, dove il canto soppianta l'aria e il jazz va di pari passo con l'atonalità della scuola viennese.
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Dopo il Premio Brunelli, che si è svolto dal 25 al 27 aprile, dal 22 maggio al 12 giugno tornano le Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza, rassegna concertistica che quest’anno giunge alla 31esima edizione.
Con eventi che accostano pagine celebri ad altre di più rara esecuzione, la rassegna impaginata da Sonig Tchakerian che nel 2011 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento del Premio Franco Abbiati, si configura come intenso crocevia di dialogo artistico e speciale momento di richiamo per gli appassionati della musica classica.
Il titolo dell’edizione 2022 è Prima il silenzio, poi il suono, o la parola.
“Il mistero del silenzio, dell’attesa, quando si rivela in suono e in parola, in uno spazio unico al mondo come il Teatro Olimpico di Vicenza - dichiara Sonig Tchakerian, direttrice artistica del Festival - diventa il segno della programmazione del Festival per il triennio 2022-2024, che si svolge nella direzione tracciata dalla nostra tradizione: grande qualità artistica degli interpreti, innovatività delle scelte musicali e musicologiche spaziando dalla musica da camera all’improvvisazione jazz, alla prosa, alle prime esecuzioni, alla valorizzazione dei talenti emergenti, ad una interazione con il pubblico con innovative iniziative di comunicazione e condivisione dello spettacolo”.
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Possiamo immaginare la macchina scenica che fu allestita a Venezia nel 1714 al Teatro sant’Angelo per presentare questo incredibile poema cavalleresco che era piaciuto molto a Vivaldi, dopo che nello stesso teatro era stato presentato l’anno precedente un Orlando Furioso del compositore Giovanni Alberto Ristori (e forse a cui collaborò Vivaldi stesso) su libretto di Grazio Braccioli. Basandosi maggiormente sull’Orlando innamorato del Boiardo, il librettista scrisse un nuovo Orlando per Vivaldi, ma l’accoglienza non fu delle migliori e il teatro tornò a rappresentare la versione di Ristori. Soltanto molti anni dopo la partenza del compositore da Venezia ed il ritorno come Direttore del teatro Sant’Angelo, il veneziano rimaneggiò la partitura del suo ‘Orlando’ riutilizzando materiale del libretto precedente più vicino all’Ariosto, ed inserendo parti musicali di altre sue composizioni. Il turbinio delle azioni e delle relazioni poste in essere è accentuato dalle scene che prescrivono luoghi fantastici e personaggi mitologici, esseri magici ed azioni folli. Un impianto del genere è incorniciato da una musica incalzante, ricca di arie anguste che mettono a dura prova tecnica e timbrica vocale, che gli interpreti sono chiamati ad utilizzare al meglio delle loro capacità mentre si muovono in scena all’incalzare degli eventi.
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Due novità assolute per il settimo concerto della Stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona, due capolavori di Richard Strauss incredibilmente mai eseguiti a Verona. Il Concerto in Re maggiore per oboe e piccola orchestra, TrV 292 di Strauss è stato ispirato da un incontro casuale verso la fine della seconda guerra mondiale avvenuto a Garmisch tra l’anziano compositore e il giovane oboista americano John de Lancy che in quel periodo si trovava lì di stanza come soldato dell'esercito americano di occupazione. A causa dei capricci del destino, de Lancy che era primo oboe nell' Orchestra di Filadelfia, non poté mai suonare né alla prima mondiale, né a quella americana del concerto, curiosamente infatti la prima esecuzione americana fu interpretata da un altro giovane oboista, Mitch Miller che alcuni anni dopo divenne famoso presso il pubblico americano come l’inventore del karaoke con il programma televisivo "Canta insieme a Mitch" degli anni '60.
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Prosegue la rassegna sinfonica della Fondazione Arena di Verona con il sesto concerto in programma che ha visto in locandina il pirotecnico Concerto no.1 op.6 di Paganini per violino ed orchestra e la Sinfonia no. 4 op.60 di Beethoven.
Che Paganini venisse sempre descritto come un saltimbanco, un affabulatore dello strumento, un demonietto con la coda nascosta sotto il frac, che incantava platee estasiate mentre puzza di zolfo e fiamme infernali lo seguivano al suo passare, è arcinoto. Meno noto invece è che sia stato anche un grande musicista. Questa immagine di Paganini ha molto condizionato l’interpretazione della sua musica, svalutandola, sminuendola, facendoci dimenticare che il violino di Paganini incarna l’anima del canto, utilizzando in maniera meravigliosa tutta la vasta gamma di suoni dello strumento. Genialmente riportò sul violino lo stile del melodramma, che allora aveva intorno.
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Ne sono passati di anni, da quei giorni di aprile del 1844 in cui lo stesso Giuseppe Verdi sovrintese le rappresentazioni veneziane della sua opera I Lombardi alla prima crociata.
Da allora il lavoro non era stato più riproposto fino ad oggi, quando il Teatro la Fenice ha colto l’occasione per presentarlo nell’edizione critica curata da David R.B. Kimbell per la University of Chicago Press e Casa Ricordi, in seguito a una ricerca effettuata sull’autografo verdiano conservato nell’Archivio Ricordi a Milano. Vengono ripristinate didascalie e annotazioni musicali di Verdi, indicazioni del librettista Temistocle Solera e interventi della censura: su tutti è stato possibile ascoltare finalmente la preghiera di Giselda iniziare con Ave Maria e non con il tradizionale Salve Maria.
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