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ARIADNE AUF NAXOS, R. STRAUSS - TEATRO VERDI DI TRIESTE, VENERDI' 16 FEBBRAIO 2024

Teatro nel teatro nel teatro. Questo è quanto è andato in scena al Teatro Verdi di Trieste in occasione dell’Ariadne auf Naxos di Richard Strauss - già di per sé opera metateatrale. Infatti al loro arrivo, gli spettatori sono stati accolti nel foyer da alcuni figuranti pronti ad interagire con loro e divertire vecchi e bambini accorsi per la prima.

Lo spettacolo, ideato da Paul Curran, è una coproduzione fra Trieste, Venezia e Bologna, dove è già andato in scena la scorsa stagione, e che è stato adattato per il palcoscenico triestino da Oscar Cecchi. L’azione, già particolarmente articolata, non è stravolta, ma dipanata agilmente e con eleganza anche durante le gag d’ordinanza e le numerose controscene.

L’opera nasce nel 1912 quando Hugo von Hofmannsthal propone a Strauss di musicare alcune scene del Borghese gentiluomo di Molière a cui sarebbe successo il dramma mitologico di Arianna. Tuttavia il progetto non ebbe successo e fu completamente ripensato per la versione definitiva del 1916, composta da un Prologo e un Atto: nell’antefatto si raccontano i preparativi di una festa presso la casa di un ricco signore viennese che per intrattenere gli ospiti di una festa a palazzo organizza la messa in scena di un’opera basata sul mito e una commedia improvvisata. Si raccontano così la preparazione dello spettacolo e le scaramucce fra le due compagnie guidate dalle rispettive primedonne, Ariadne e Zerbinetta, le quali alla fine si trovano a dover rappresentare simultaneamente i due lavori. Il dualismo fra antico e moderno viene ripreso e coniugato da Strauss non solo dal punto di vista musicale e melodico ma anche dalla scelta dell’organico orchestrale che è fondamentalmente cameristico e settecentesco con l’aggiunta di pianoforte, arpe e percussioni. Dualismo che naturalmente troviamo anche accentuato dalle vivaci scene e costumi di Gary McCann e dall’enfatico e intenso disegno luci di Howard Hudson.

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NERONE, ARRIGO BOITO – TEATRO LIRICO DI CAGLIARI, RECITA DI SABATO 17 FEBBRAIO 2024

Quando c’è una occasione ghiotta di assistere ad opere rare, recuperate o mai portate in scena è sempre un piacere riuscire ad essere presenti all’evento. È questo il caso del Nerone di Arrigo Boito rappresentato al Teatro Lirico di Cagliari a metà febbraio, con un prevedibile successo di pubblico e per la prima volta sulle scene del teatro cagliaritano. Da quasi cinquant’anni non si vedeva questo mastodontico lavoro nel teatri italiani e dobbiamo ringraziare il Lirico se ciò è accaduto di nuovo.

Molto si è parlato della gestazione complicata per il fatto che il compositore non abbia vissuto a lungo da completare l’opera. Controverso anche il discorso sulla completezza o meno della composizione, che si può considerare musicalmente terminata con il quarto atto, come da progetto del compositore ma lasciato esso stesso incompiuto, oppure monca drammaturgicamente di quel quinto che la tragedia originale dello stesso Boito contemplava, ove il personaggio di Nerone, in verità un po’ ai margini nel finale attuale, completava una sorta di cerchio psicologico iniziato nel primo atto, ma che sarebbe stato probabilmente irrappresentabile in teatro secondo il parere di Ricordi. Come si sa poi furono Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini con lo zampino di Toscanini a completare l’attuale quarto atto e l’opera debuttò postuma nel 1924 a Milano, esattamente cento anni orsono, e probabilmente il dibattito su come sarebbe stato il vero finale rimarrà aperto a lungo, a meno di non riprendere il discorso in chiave moderna traendo spunto dal lavoro stesso di Boito.

Noto soprattutto per i celeberrimi libretti dei verdiani Otello e Falstaff, col Mefistofele, che lo stesso Lirico ha portato in scena verso la fine dell’anno appena trascorso, e il Nerone appena andato in scena, il compositore milanese è oggi considerato non solo come librettista e poeta ma anche come esimio musicista. Ed il regista Fabio Ceresa ha voluto rendergli giustizia nel modo più appropriato portando sul palco uno spettacolo meticoloso, attento, di una eleganza garbata che grazie alle scene di Tiziano Santi ed ai costumi di Claudia Pernigotti trae spunto sì dalla Roma che ci si aspetta, ma che se ne discosta immediatamente per volare su di un piano soprattutto ideale, enfatizzato dalle luci sempre azzeccate di Daniele Naldi e misto di richiami tanto al classico architettonico quanto al moderno, con l’immagine dell’EUR ed i riferimenti al moderno gioco del calcio per esempio, e con un tocco di stile ispirandosi, per l’immagine di Nerone che risplende sul sipario, al busto ‘Nerone da Olbia’ che il Museo Archeologico di Cagliari espone con orgoglio ed è stato anche in prestito niente meno che al British Museum nel 2021.

Imponente anche l’apparato musicale e canoro con interpreti di rilievo ed una orchestra in grande spolvero. Francesco Cilluffo pone in risalto l’imponenza della partitura che di conseguenza con l’orchestra risulta impetuosa, ricca ed avvolgente come una cascata in tutta la sua bellezza. I volumi certo sono possenti, ma la perizia degli interpreti ha fatto sempre emergere la qualità del canto e del suono prodotto.

Nella recita cui abbiamo assistito il protagonista è un ottimo Konstantin Kipiani, dalla voce generosa ed una presenza scenica che riesce ad esprimere tutto il dilemma interiore di un Nerone assetato di vittoria su tutto e tutti, ma che viene tormentato dai suoi demoni per l’assassinio della madre Agrippina. Ciò che forse manca in questo suo percorso psicologico è il crollo emotivo con l’apparizione dello spirito di Agrippina che sarebbe avvenuto nel quinto atto. Il regista cerca di concludere in un certo modo il discorso con la figura di Nerone che troneggia trionfante alla fine del quarto atto dopo che l’incendio è ormai divampato sulla città.

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TEATRO REGIO TORINO: per la prima volta in Italia: Manon Manon Manon

Per la prima volta in Italia

Manon Manon Manon


Tre opere, tre compositori, una protagonista unica
nella lettura del regista Arnaud Bernard

Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio
Renato Palumbo, Evelino Pidò e Guillaume Tourniaire

Teatro Regio, dal 1° al 29 ottobre 2024

 

Dal 1° al 29 ottobre 2024, il Teatro Regio presenta Manon Manon Manon: un viaggio affascinante che per la prima volta in Italia darà vita a una lunga “soggettiva” dedicata a Manon Lescaut: la giovane protagonista del romanzo dell’Abate Prévost che, a partire dal successo riscosso alla metà del Settecento, ha ispirato ben tre compositori: Daniel Auber che ha dato vita a Manon Lescaut nel 1856, Jules Massenet che compo­se la sua Manon nel 1884, e Giacomo Puccini che raggiunse il suo primo grande trionfo con Manon Lescaut nel 1893. Tre opere autonome ma complementari, tre direttori d’orchestratre interpreti per una protagonista unica, tre diversi cast per un inedito “trittico”: ventuno recite in un mese, una vera sfida artistica e produttiva capace di mettere in luce la forza del Regio.

Centro di questo progetto è Giacomo Puccini di cui nel 2024 si celebra il centenario della morte. Dedichiamo dunque all’inizio della Stagione 2024-2025 uno spazio speciale alla sua Manon Lescaut – che presentò in prima assoluta il 1° febbraio 1893 proprio al Regio – continuando così l’omaggio iniziato nella Stagione in corso nella quale presentiamo ben 7 titoli del compositore lucchese.

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RICCARDO MUTI a JESI e ASCOLI PICENO per SPONTINI - biglietti in vendita da mercoledì 7 febbraio

COMUNICATO STAMPA

Il Maestro Riccardo Muti al Teatro Pergolesi di Jesi il 16 marzo, e al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno il 17 marzo, biglietti in vendita da mercoledì 7 febbraio.

Ticket disponibili presso le Biglietterie dei due Teatri già in mattinata, mentre dalle ore 12.30 per Jesi e dalle ore 19.30 per Ascoli Piceno via alla vendita anche online su Vivaticket. 

Il Maestro Riccardo Muti sarà il prossimo 16 marzo ore 21 al Teatro Pergolesi di Jesi, ed il 17 marzo ore 21 al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, per celebrare i 250 anni dalla nascita di Gaspare Spontini.

Riccardo Muti dirigerà l’Orchestra giovanile “L. Cherubini” da lui stesso fondata e formata da giovani, talentuosi strumentisti, tutti under 30, provenienti da ogni regione italiana. Il programma, con musiche di Pergolesi e Spontini, sarà arricchito dalle voci soliste di Caterina e Margherita Sala.

Il concerto inaugurale delle Celebrazioni Spontiniane è organizzato dalla Fondazione Pergolesi Spontini in collaborazione con il Comune di Maiolati Spontini, con il contributo del Comune di Ascoli Piceno e con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Marche e di BPER Banca, main sponsor.

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La Fenice per San Valentino: cena romantica nelle Sale Apollinee Tavoli per due e Valentino uno spettacolo con musica dal vivo

COMUNICATO STAMPA                                                                           Venezia, febbraio 2024

 La Fenice per San Valentino: cena romantica nelle Sale Apollinee

 Tavoli per due e Valentino

uno spettacolo con musica dal vivo

 Nella splendida cornice delle Sale Apollinee la Fondazione Teatro La Fenice organizza un evento per festeggiare San Valentinomercoledì 14 febbraio 2024 dalle ore 19.30, le sale della Fenice accoglieranno le coppie di innamorati rendendo speciale la loro festa con la magica atmosfera che solo il teatro può offrire. Tavoli per due, decorazioni romantiche, con il colore della passione, il rosso, a caratterizzare questo speciale set scenografico. Inoltre, per impreziosire la serata, durante la cena si snoderà uno spettacolo con musica dal vivo intitolato Valentino, una performance che attraverso il gesto corporeo e la musica racconterà di amore e amicizia in modo poetico e ironico. L’ambientazione raffinata ed elegante di un bistrot dei primi anni del ‘900 si sposerà perfettamente con le Sale Apollinee e farà sentire gli ospiti parte dello spettacolo.

Scritto e diretto da Elisa Marzorati, Valentino è interpretato dai mimi Gaetano Ruocco Guadagno e Susi Danesin, dal mezzosoprano Silvia Regazzo e da un ensemble musicale composto da Roberto Baraldi e Margherita Busetto ai violini, Giuseppe Barutti al violoncello, Matteo Liuzzi al contrabbasso ed Elisa Marzorati al pianoforte. I costumi sono a cura di Stefano Nicolao. Musiche di Sibelius, Saint-Saëns, Wolf-Ferrari, Offenbach, De Sarasate, Rachmaninov, Dvořák, Berlioz, Elgar, Respighi, Hahn, Albéniz, Gade.

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"Tosca" in scena al Teatro Mario Del Monaco di Treviso per il centenario pucciniano

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“TOSCA” IN SCENA AL TEATRO MARIO DEL MONACO

DI TREVISO PER IL CENTENARIO PUCCINIANO

 

L’opera scelta per celebrare i cento anni dalla morte del compositore

toscano arriva a Treviso venerdì 9 e domenica 11 febbraio nel nuovo

 allestimento di Ivan Stefanutti che firma regia, scene e costumi

 

Treviso, febbraio 2024 – L’ultima volta che “Tosca” è approdata sul palcoscenico trevigiano lo ha fatto a porte chiuse: era il 26 ottobre del 2020 e a seguito della misura adottata per contenere l’emergenza Covid che imponeva la chiusura dei teatri, l’esecuzione in forma concertistica del capolavoro di Giacomo Puccini avvenne comunque, in una sala silenziosamente vuota, e trasmessa in streaming. L’opera, tra le più celebri e amate di Puccini, torna ora al Teatro Mario Del Monaco in occasione delle celebrazioni per i 100 anni dalla morte del compositore toscano, spentosi a Bruxelles nel 1924. “Tosca” andrà in scena venerdì 9 e domenica 11 febbraio – con anteprima per le scuole domani mercoledì 7 febbraio – in un nuovo allestimento frutto di una co-produzione tra Comune di Treviso - Teatro Mario del Monaco e Comune di Rovigo – Teatro Sociale. Regia, scene, costumi e luci sono affidati all’esperienza di Ivan Stefanutti, mentre Francesco Rosa dirigerà l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta.

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PRIMO CONCERTO DELLA STAGIONE SINFONICA 2024 DI FONDAZIONE ARENA DI VERONA- TEATRO FILARMONICO 3 FEBBRAIO 2024

Pinchas Steinberg dei miracoli”. Si potrebbe sintetizzare in questa frase il risultato del primo concerto della stagione sinfonica 2024 della Fondazione Arena di Verona.

Il programma, impegnativo e mai proposto da questa Fondazione in precedenza, si è inserito nelle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Anton Bruckner. e si é risolto tutto sommato con una eccellente esecuzione del Te Deum e una buona della quarta sinfonia del compositore austriaco. Difficile riassumere in poche righe la complessa vicenda umana e artistica di Bruckner. Difficile, soprattutto, coglierne le profonde ambiguità. Figura di "romantico" atipico, lontano dai furori della sua generazione, piuttosto incline alla meditazione e alla spiritualità, visse, in realtà, conflitti interni devastanti, delusioni, amarezze, emarginazione. Iniziato nel 1881 e completato nel 1884, il Te Deum è uno dei brani più avvincenti nati dall’estro creativo di Bruckner dove è riversa tutta la sua visione estetica e spirituale. Con il suo inizio immediatamente esplosivo, Steinberg sembra riprendere le fila di un discorso sospeso in aria da qualcun altro, innalzando un muro (almeno in questo caso metaforico) sonoro e canoro contro cui il pubblico immediatamente si  scontra.

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Un nuovo allestimento di Nerone di Arrigo Boito,
preziosa rarità musicale del 1924, inaugura
la Stagione lirica e di balletto 2024 del Teatro Lirico di Cagliari

Un nuovo allestimento di Nerone di Arrigo Boito,
preziosa rarità musicale del 1924, inaugura
la Stagione lirica e di balletto 2024 del Teatro Lirico di Cagliari

COMUNICATO STAMPA

Venerdì 9 febbraio alle 20.30 (turno A) si alza il sipario sulla Stagione lirica e di balletto 2024 del Teatro Lirico di Cagliari. Una stagione sempre molto attesa dal numeroso pubblico che quest’anno assume anche un valore aggiunto e un carattere di ripresa ancora più importanti e che, nonostante la breve durata, propone un ricco cartellone di opere e balletto.

Dopo le inaugurazioni dedicate alla musica del Novecento italiano (La campana sommersa nel 2016 e La bella dormente nel 2017, entrambe di Respighi, Turandot di Busoni nel 2018, Palla de’ Mozzi di Marinuzzi nel 2020, Cecilia di Refice nel 2022, Gloria di Cilea nel 2023), la Stagione 2024 vede un’altra preziosa rarità musicale questa volta di Arrigo Boito (Padova, 1842 - Milano, 1918) che viene eseguita per la prima volta in Sardegna: Nerone, tragedia in quattro atti, su libretto proprio. La seconda ed ultima opera composta da Arrigo Boito che la lasciò incompiuta e che viene completata da Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini, viene rappresentata per la prima volta il 1° maggio 1924 al Teatro alla Scala di Milano (direttore Arturo Toscanini), ed ottiene, per l’epoca, uno straordinario successo (“il più grande evento artistico dell’anno” scrissero), anche se presto uscirà dal repertorio dei teatri ed è ormai raramente eseguita (l’ultima esecuzione in Italia risale al 1975 all’Auditorium Rai di Torino, diretta, in forma di concerto, da Gianandrea Gavazzeni).

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MADAMA BUTTERFLY – GIACOMO PUCCINI, TEATRO COCCIA DI NOVARA,
21 GENNAIO 2024

A seguito della recente Bohème andata in scena lo scorso dicembre, il Teatro Coccia inaugura la stagione 2024 nuovamente con Puccini, di cui quest’anno ricorre il centesimo anniversario di morte.

Di pregio la produzione a firma di Renato Bonajuto, che propone una Madama Butterfly nel solco della tradizione, sorprendente per la cura maniacale impiegata nella definizione di ogni dettaglio visivo e indicazione registica, con particolare attenzione agli sviluppi drammaturgici e all’evoluzione dei personaggi. Di grande potenza è in particolare il peso dato alla figura del figlio (interpretato dal giovanissimo e talentuoso mimo Romeo Lunedei): “il suo nome è Dolore”, e con la sua insistente presenza in scena così dolce nella sua innocenza si fa incarnazione ancor più palpabile e cruda del dramma di Buttefly-madre e Butterfly-donna, che dovendo rinunciare persino all’ultimo tangibile legame con l’amato sceglie la morte, abbandonata da tutti.

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DIE ZAUBERFLÖTE, WOLFGANG AMADEUS MOZART – TEATRO FILARMONICO DI VERONA, DOMENICA 21 GENNAIO 2024

Per inaugurare la stagione artistica della Fondazione Arena approda a Verona la produzione del mozartiano ‘Die Zauberflöte’ che abbiamo visto a Cremona, nel suo itinerario che comprende il Circuito lombardo, il Teatro Verdi di Trieste ed addirittura l’Opera Carolina. Abbiamo già illustrato le sensazioni arrivate a noi dal palcoscenico ed abbiamo ritrovato le stesse più o meno anche in questa occasione, fatto restando il cambiamento di cast e naturalmente di orchestra che tanto incidono su di uno spettacolo. Ritroviamo così l’idea del regista Ivan Stefanutti di tuffarsi nelle leggende dell’Oriente mitico e fiabesco che piace sempre ai sognatori, con i suoi profumi e soprattutto colori. L’atmosfera è soffusa su sfondi dai colori accesi e caldissimi; molto importante il lavoro di Emanuale Agliati perché le sue luci immersive ci accarezzano e portano direttamente nel colorato mondo che ha ispirato la regia. Chiaro che anche i costumi siano scintillanti e tutto l’insieme rispetta come abbiamo detto il libretto con uno spettacolo garbato, se pur con qualche passaggio a vuoto in cui si fa fatica a tenere il ritmo un po’ stanco delle azioni non tanto dinamiche, soprattutto a seconda di quale interprete sia in scena.  

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Questa mattina Fondazione Arena di Verona in udienza privata da Papa Francesco in Vaticano.

                                                                                         

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FONDAZIONE ARENA DI VERONA IN UDIENZA PRIVATA DA PAPA FRANCESCO

Questa mattina, in Vaticano, 200 tra artisti e lavoratori accompagnati dal Presidente di Fondazione Arena, Sindaco di Verona, Damiano Tommasi, il Sovrintendente Cecilia Gasdia e il Vescovo Domenico Pompili. Presente anche il Sottosegretario Gianmarco Mazzi

«Cento anni di arte non può produrli una persona sola e neanche un gruppetto di eletti: richiedono il concorso di una grande comunità. Vi incoraggio a continuare quest’opera e a farlo con amore. Donare felicità con l’arte, diffondere serenità, comunicare armonia. Ne abbiamo tutti tanto bisogno». Con queste parole Papa Francesco ha accolto, questa mattina, Fondazione Arena di Verona nella sala Clementina del palazzo Apostolico, accanto alla basilica di San Pietro nella Città del Vaticano. Una benedizione speciale che apre il nuovo secolo dell’Opera Festival in Arena. E anticipa di qualche giorno l’inaugurazione della Stagione 2024 al Filarmonico che partirà sotto l’egida papale, nel segno della musica, dell’arte e della tradizione lirica italiana.

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OTELLO, GIUSEPPE VERDI : TEATRO COMUNALE PAVAROTTI - FRENI DI MODENA, DOMENICA 14 GENNAIO 2024

Una fortunata produzione dell’Otello di Giuseppe Verdi che vede in collaborazione il teatro Comunale Pavarotti - Freni con i teatri di Piacenza, la Fondazione Teatri di Reggio Emilia e la Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara, approda a Modena registrando un ottimo successo di pubblico, in un fine settimana che definire gelido è decisamente poco; ma si sa la musica e le forti emozioni aiutano a scaldarsi, ed a giudicare dal pubblico presente in sala lo scopo è stato raggiunto anche in questa occasione.

Non ci sono particolari colpi di scena per quanto riguarda regia ed allestimento curati da Italo Nunziata e Domenico Franchi, con i bei costumi di Artemio Cabassi. Una garbata ambientazione spostata agli ultimi decenni dell’Ottocento, in cui Nunziata vede soprattutto esposti i moti dell’animo che si inframmezzano ai giochi politici finendo per provocare i disastri che in ogni tempo e luogo la storia ha narrato e continua a testimoniare. Va da sé che gli interpreti sono lasciati molto a se stessi, cercando nella propria esperienza ed a seconda della conoscenza del personaggio la chiave di lettura per meglio porsi sul palco, circondati dai pannelli ed i pochi ma piuttosto efficaci arredi di Franchi. In una clima decisamente cupo ed oscuro le luci di Fiammetta Baldiserri ci hanno aiutato parecchio a scorgere certe sfumature addirittura sui volti, che abbiamo potuto ben osservare dalla nostra postazione.  In generale uno spettacolo gradevole che scorre via senza quasi accorgersi del tempo che passa.

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UN BALLO IN MASCHERA, GIUSEPPE VERDI – TEATRO FILARMONICO DI VERONA, DOMENICA 17 DICEMBRE 2023

In scena nel periodo prefestivo al Filarmonico di Verona ‘Un ballo in maschera’ di Verdi per accompagnare il pubblico veronese, e non solo, alle porte delle festività natalizie. Tra un banco e l’altro del mercatino in centro e tra le vie illuminate per l’occasione un folto ed attento pubblico ha gremito il teatro della città scaligera per l’ultimo appuntamento lirico della Fondazione Arena. E se si Parla di tradizioni non poteva essere più adatto l’allestimento scelto, quello tradizionalissimo che riscopre lo spettacolo del Teatro Regio di Parma risalente addirittura al 1913 e che riprende vita grazie alla regista Marina Bianchi.

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COMUNICATO TSV - "Il Barbiere di Siviglia" in scena al Teatro Mario Del Monaco di Treviso

COMUNICATO STAMPA

 

 

“IL BARBIERE DI SIVIGLIA” IN SCENA AL TEATRO

 MARIO DEL MONACO DI TREVISO

 

Venerdì 8 e domenica 10 dicembre il capolavoro di Rossini debutta a Treviso

nel nuovo allestimento di Paolo Giani Cei che firma regia, scene e costumi

 

 

 

Treviso, 5 dicembre 2023 – Continuano gli appuntamenti della stagione lirica e concertistica 23/24 del Teatro Mario Del Monaco, che si prepara ad accogliere, a 10 anni dalla precedente messa in scena, uno dei capisaldi del repertorio comico del belcanto: “Il barbiere di Siviglia”. Il capolavoro di Gioachino Rossini debutta a Treviso venerdì 8 e domenica 10 dicembre – con anteprima per le scuole domani mercoledì 6 dicembre – in un nuovo allestimento frutto di una co-produzione tra Comune di Treviso - Teatro Mario del Monaco e Comune di Padova. Regia, scene e costumi sono di Paolo Giani Cei, mentre Giuliano Carella dirigerà l’Orchestra di Padova e del Veneto e i Solisti Veneti.

“Il barbiere di Siviglia” non è mai uscito dai cartelloni dei teatri di tutto il mondo. La commissione arriva a Rossini nel dicembre del 1815 e l’opera debutta il Carnevale successivo al Teatro romano di Porta Argentina. La prima è un flop: “Il Barbiere di Siviglia” per eccellenza era allora quello di Paisiello, venerato maestro della scuola napoletana autore di un’opera omonima di grande successo. Ironia della sorte, già dalla seconda rappresentazione la versione di Rossini surclassa quella di Paisiello, diventando quel successo internazionale che continua a divertire e incantare dopo ben più di un secolo. L’opera racconta le vicende del conte d’Almaviva che, aiutato dall’astuto barbiere Figaro, cerca di conquistare Rosina, aggirando con travestimenti e stratagemmi l’anziano don Bartolo, tutore della ragazza. Freschezza, brillantezza e ritmo incalzante hanno reso “Il Barbiere di Siviglia” simbolo della lunga tradizione dell’opera buffa italiana, tra intervalli comici e arie dalla bellezza intramontabile.

Il nuovo allestimento vedrà in scena un cast di grande prestigio, a partire da Annalisa Stroppa, che vestirà i panni della bella Rosina, e Dave Monaco, a cui sarà affidato il ruolo del conte d’Almaviva. Nikolai Zemlianskikh sarà Figaro, mentre Daniel Giulianini Leonard Bernad interpreteranno rispettivamente Don Bartolo e Don Basilio. Completano la compagnia di canto Daniela Mazzucato nel ruolo di Berta e William Hernandez in quello di Fiorello. Un onore per il teatro trevigiano la presenza di Annalisa Stroppa, tra i mezzosoprano più acclamati della sua generazione, habitué dei più prestigiosi teatri del mondo e tra le migliori interpreti del ruolo di Rosina attualmente in attività. Altro nome di pregio quello di Giuliano Carella, già direttore delle più importanti orchestre internazionali e qui alla testa dell’Orchestra di Padova e del Veneto e i Solisti Veneti, mentre il Coro Lirico Veneto sarà diretto da Giuliano Fracasso.

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LUCIE DE LAMMERMOOR – GAETANO DONIZETTI, TEATRO SOCIALE DI BERGAMO, 26 NOVEMBRE 2023

Il terzo appuntamento del festival Donizetti Opera 2023 è riservato al titolo più atteso della stagione: Lucie De Lammermoor, il capolavoro donizettiano nella sua più rara versione francese, rivista dal compositore nel 1839 con libretto tradotto e riadattato da Alphonse Royer e Gustave Vaëz. Non è un caso che sia stato scelto di rappresentarla in quel piccolo gioiello che è il Teatro Sociale di Bergamo Alta e non al Teatro Donizetti, in continuità con la realtà più contenuta del Théâtre de la Renaissance dove il titolo debuttò: una sala parigina promotrice di repertori innovativi, ma dai mezzi economici, strutturali e artistici più ridotti rispetto alla principale Opéra Garnier.

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LE CONTES D’ HOFFMANN , JACQUES OFFENBACH – TEATRO LE FENICE DI VENEZIA, VENERDI’ 24 NOVEMBRE 2023

Inaugura nel migliore dei modi la stagione lirica del Teatro la Fenice di Venezia, con un capolavoro senza tempo ed una serata speciale alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Governatore del Veneto Luca Zaia, l' inno nazionale, una sala gremita di vip, fotografi e pubblico internazionale che ha potuto assistere ad uno spettacolo vario, ricco e costantemente in evoluzione.

Le contes d’Hoffmann è un’opera immane per gestazione, scrittura e conseguente realizzazione scenica e non è da tutti potersi permettere di rappresentarla con professionalità, mezzi ed interpreti degni che ne rendano giustizia. Oggi ne apprezziamo ciò che fu concepito dopo i noti rimaneggiamenti, addirittura enigmi se non misteri di gestazione ed aggiunte alla morte prematura del compositore, su cui persino l’origine del cognome pone delle incognite, ed un nome che da Jacob divenne Jacques alla francese. Compositore notoriamente considerato un re Mida delle operette ma che voleva aggiungere al suo catalogo lavori più impegnativi contenutisticamente e che potessero annoverarlo anche tra gli artisti artefici di grandi opere serie della Terza repubblica francese. ‘Le contes’ è il più noto tra gli ‘esperimenti’ seri ed il più apprezzato che sia arrivato giustamente fino a noi. Tanti gli aneddoti legati tanto alla composizione quanto alle recite stesse di questo capolavoro, che porta con sé una sorta di magica aurea rendendo ancora più affascinante e ponendo aspettative ampie su quanto si vede in scena. Il mondo del poeta Hoffmann, che ci perdonerete se consideriamo ingenuo e sfortunato, si circonda di momenti di vita vera ed episodi di fantasia ed immaginazione, con scene di brio puro immediatamente rotte da dramma e magia quasi occulta. La presenza delle donne che lo deludono sistematicamente per loro stessa natura, del diavolo che costantemente imperversa sullo sfondo e non solo, ma anche la sua arte, spesso dimenticata e rievocata dalla Musa a mo’ di Grillo parlante. Tanto, tantissimo su cui lavorare per indagare sull’animo di un poeta che è anche un uomo – tipo dell’epoca ma in realtà di sempre, su cui il regista Damiano Michieletto studia, elabora e concepisce di conseguenza uno degli spettacoli più accattivanti degli ultimi tempi e cui il pubblico australiano, inglese e francese avrà l’occasione di assistere grazie alla collaborazione con i teatri Opera Australia, Royal Opera House Covent Garden Foundation, Opera National de Lyon.

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IL PARLATORE ETERNO, AMILCARE PONCHIELLI; IL TABARRO, GIACOMO PUCCINI – TEATRO FILARMONICO DI VERONA, REPLICA DI MERCOLEDI’ 22 NOVEMBRE 2023

Dopo l’esperimento andato in ‘onda’ in streaming nel 2021 causa pandemia, torna in scena a Verona con pubblico in sala l’inedito dittico, che vede due titoli diametralmente opposti come il divertente 'Parlatore eterno' di Ponchielli ed il drammatico 'Tabarro' di Puccini.

Come scrivemmo allora si tratta certamente di una accoppiata insolita, perché vengono affiancati uno scherzo comico,  l’esperimento di Ponchielli, ed una delle opere del Trittico pucciniano, che si discosta decisamente dai temi, le atmosfere e la musica del primo pezzo.

Ricordiamo che Puccini fu allievo di Ponchielli al conservatorio di Milano e ciò ci fa pensare ad una sorta di passaggio di ruolo in questo dittico, con il Maestro che si rivolge ad un passato stilistico in via di estinzione, mentre l’allievo è avviato verso un futuro musicale fatto di intuizioni sonore che avrebbero conosciuto le generazioni successive, con una modernità che ancora oggi ci stupisce ed affascina.

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LUISA MILLER, GIUSEPPE VERDI - TEATRO GRANDE DI BRESCIA, DOMENICA 5 NOVEMBRE 2023

Puro trionfo per un talento autoctono, questa Luisa Miller al Teatro Grande. Nell’impervio ruolo del titolo, il giovane soprano bresciano Alessia Panza - classe 1998 - affronta l’impervia scrittura dedicata alla protagonista con tutto lo spessore vocale e interpretativo di cui necessita. Una scommessa vinta e una promessa per il futuro, con le colorature cristalline dell’atto primo (“Lo vidi e ‘l primo palpito”) e lo straordinario lirismo spinto e drammatico nel secondo (“Tu puniscimi, o Signore”), forte d’un timbro caldo di naturale bellezza e fascinosa vocalità di pasta duttile e corposa. Un’artista da tener d’occhio negli anni a venire, con un mezzo di per sé prezioso che con un fraseggio già assai raffinato e consapevole non potrà che regalarci altre grandi interpretazioni in ruoli verdiani e non.

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MANON LESCAUT, G. PUCCINI – TEATRO VERDI DI TRIESTE, MERCOLEDÌ 8 NOVEMBRE 2023

Dopo lo slittamento iniziale dovuto allo sciopero delle maestranze per rinnovo del contratto nazionale, è andata in scena presso il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste Manon Lescaut. La serata di gala inaugurale è stata posticipata e ripresa il giorno 8 novembre, anche se in una versione che è apparsa un po’ dimessa per quantità di pubblico presente anche se, ovviamente, non sono mancate le pellicce e i lustrini di rito.

Terza opera del compositore toscano, appena approdò nei teatri europei Manon divise la critica dell’epoca, ma alcuni, su tutti l’inglese George Bernard Shaw, riuscirono a capire come Giacomo Puccini fosse riuscito a raccogliere l’eredità di Verdi - e tutto il suo bagaglio di italianità - e ampliarla attraverso l’uso di quel sinfonismo ricco di leitmotiv proprio dell’area germanica, o per meglio dire, di Wagner.

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DON CARLO - GIUSEPPE VERDI, TEATRO COMUNALE PAVAROTTI FRENI DI MODENA, DOMENICA 5 NOVEMBRE 2023

‘Versione Milano’
Opera in quattro atti su libretto di Achille De Lauzières e Angelo Zanardini tratto dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller

Nasce da Modena, in collaborazione con i teatri di Piacenza, Reggio Emilia e Rimini, lo spettacolo che riporta alla luce e rinfresca l’allestimento del 2012 che ci preparava al bicentenario dalla nascita del suo compositore. Allora fu portata in scena la versione modenese in cinque atti, giustamente giocando in casa, ma si è ritenuto opportuno variare in questa occasione e portare in scena la versione in quattro atti ‘Milano’.

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