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G. ROSSINI - IL BARBIERE DI SIVIGLIA - ARENA DI VERONA - 24 AGOSTO 2024

La serata del 24 agosto all’Arena di Verona ha visto il ritorno de “Il Barbiere di Siviglia” con un cast in gran parte rinnovato rispetto alle recite di luglio,  che ha soddisfatto e superato le aspettative. Un cast eccellente, ognuno dei quali ha contribuito a rendere la serata memorabile per il pubblico veronese, combinando talento vocale e capacità interpretative facendo brillare l’opera di Rossini  nella sua folle  semplicità.

Jack Swanson ha vestito i panni del Conte d’Almaviva con una raffinatezza e una presenza scenica notevoli. Il tenore americano ha mostrato un'eccezionale padronanza vocale, esibendo un timbro chiaro e brillante che ha ben sottolineato il carattere romantico e appassionato del suo personaggio nonostante la voce risulti piccola e di scarsa proiezione.

Carlo Lepore, nel ruolo del dottor Bartolo, ha offerto una performance straordinaria, dando vita a un personaggio tanto burbero quanto esilarante. Lepore ha saputo bilanciare sapientemente i momenti di comicità con quelli di autentico pathos, arricchendo il suo Bartolo di sfumature che lo hanno reso irresistibile grazie alla sua padronanza assoluto del canto di autentico buffo.

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C.MONTEVERDI - L' ORFEO - MONTEVERDI FESTIVAL - 21 GIUGNO 2024

È un Orfeo senza cetra quello che ha aperto la 41ª edizione del Monteverdi Festival. Non c'è traccia della leggendaria cetra, ma nel finale, imbraccia una tiorba e suona le note finali della Moresca. Non è il Cantore tracio dai poteri miracolosi che con il suono della sua cetra e della sua voce suadente muove animali, alberi e pietre, ma un Orfeo perduto in se stesso, straziato dall'assenza di un'Euridice che rappresenta l'unica vera ragione del suo canto. 

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G.VERDI - AIDA -ARENA DI VERONA 14 GIUGNO 2024



Ritorna sulle tavole dell’anfiteatro veronese l'Aida pensata in toto dal regista Stefano Poda lo scorso anno.  Nota per il suo approccio visivo unico, si è confermata una Aida spettacolare ma con un'aura lugubre che ha avvolto l'intera produzione. I giochi di luci e ombre, insieme agli imponenti scenari, hanno creato un'atmosfera suggestiva, ma immersa in una ambientazione eccessivamente cupa per l'opera di Verdi. Poda realizza una produzione grandiosa ma vuota, dove l'estetica ha prevalso sulla sostanza, lasciando il pubblico ( e noi) con un senso di perplessità e disconnessione. risultando alla fine un susseguirsi di effetti spettacolari e simbolismi difficili da decifrare. La sua scenografia, caratterizzata da monumentali strutture geometriche e un uso sapiente dei giochi di luce, ha creato un'atmosfera potente e drammatica, coerente con la tragedia verdiana. Il lavoro di Poda si è rivelato in sostanza una macchina sfavillante e gelida, alla continua ricerca di effetti visivi che finiscono per autocelebrarsi. Non c'è nessuna emozione autentica, nessun tentativo di costruire una drammaturgia coerente e coinvolgente. Tutto è sembrato orientato verso l'impressione visiva piuttosto che verso la narrazione emozionale.. Il risultato è stato uno spettacolo che, sebbene visivamente affascinante, è rimasto freddo e privo di anima. 

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G. ROSSINI - L’ITALIANA IN ALGERI - TEATRO LIRICO DI CAGLIARI - 5 MAGGIO 2024

Dopo la splendida produzione firmata da Dario Fo nel 1997, torna dopo  27 anni al Lirico di Cagliari L'Italiana in Algeri, capolavoro di Rossini, nell’ allestimento pensato nel 2009 dal regista Vittorio Borrelli per il Teatro Regio di Torino, con scene di Claudia Boasso, costumi di Santuzza Calì, luci di Vladi Spigarolo da un’idea di Andrea Anfossi. L'Italiana in Algeri é forse il più mirabolante capolavoro buffo di Rossini, un volo nel libero spazio della fantasia, della risata paradossale, il trionfo, tutto italiano, dell’intelligenza sulle difficoltà e gli ostacoli della vita. Isabella che «agli sciocchi fa far quello che vuole» incarna questo temperamento in maniera esemplare.

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G. VERDI - I DUE FOSCARI - TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA - 3 MAGGIO 2024

“Bada bene d’evitare la monotonia. Nei soggetti naturalmente tristi, se non si è ben cauti si finisce a fare un mortorio, come per modo d'esempio i Foscari, che hanno una tinta, un colore troppo uniforme dal principio alla fine!”

Così scriveva Verdi al Piave nel 1848, quattro anni dopo la tiepida prima romana al Teatro Argentina. Opera brevissima, la più breve di tutto il catalogo verdiano, un’ ora e 40 minuti scarsi di musica, i Due Foscari rimane opera oscura nelle tinte come e soprattutto nella trama, dove succede assai poco e la caratterizzazione dei personaggi rimane pressochè accennata. Nonostante questa difficoltà legata alle personalità dei protagonisti è interessante notare come questa tragedia sia la prima dove le storie d'amore non sono il perno attorno a cui ruota l'azione, ma lo sono le faccende politiche; questo sarà poi l'inizio per Verdi per tutte quelle opere nelle quali la politica ha un ruolo fondamentale, come ad esempio Macbeth. Ma 'I Due Foscari' rappresenta anche una delle tappe più importanti nel percorso che condusse Verdi dai famosi “anni di galera” al traguardo raggiunto appunto con Macbeth, primo grande capolavoro della sua giovinezza. Ultimo titolo della stagione al Teatro Municipale di Piacenza, l’ allestimento proposto è una coproduzione nata parecchi anni fa tra la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste e l’Associacion Bilbaina de Amigos de la Opera di Bilbao, andata in scena anche al Festival Verdiano di Parma nell’ottobre 2009 e a Modena. Lo spettacolo si avvale della regia di Joseph Franconi Lee (qui ripresa da Daniela Zedda) che racconta l’opera con le scene e i costumi di William Orlandi, le coreografie di Raffaella Renzi e le luci di Valerio Alfieri. La regia gioca sulla sottolineatura del contrasto tra pubblico e privato ed è di impianto didascalico e tradizionale, ma possiede una certa personalità che non la rende scontata, anche se ormai risulta particolarmente datata e polverosa, oltre che un poco noiosa soprattutto per gli interminabili ed incomprensibili intervalli che dilatano a dismisura serata e concentrazione del pubblico.

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A. BOITO - MEFISTOFELE - TEATRO LA FENICE - DOMENICA 14 APRILE 2024

Torna a splendere di luce propria il “Mefistofele” di Boito, diamante della scapigliatura musicale e letteraria italiana, finalmente riabilitato nella partitura. Scevra dei tagli e delle “aggiustatine” che Toscanini “mani di forbice” (un giorno qualcuno scriverà dei danni inflitti da quest’uomo sulle partiture da lui “rimaneggiate” - Fanciulla del west e Turandot- solo per citarne alcune) approntò per la nuova edizione di Bologna nel 1875 dopo il clamoroso fiasco milanese. La versione proposta alla Fenice è quella che venne data al Teatro Rossini, sempre a Venezia, il 13 maggio del 1876 che ripristina alcuni interventi nella scena del “sabba romantico” e nella scena del carcere.

 

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CONCERTO DI TEODOR CURRENTZIS E UTOPIA ORCHESTRA - TEATRO GRANDE DI BRESCIA 20 NOVEMBRE 2023

Utopia è una nuova orchestra  internazionale fondata dal direttore Teodor Currentzis per riunire i migliori musicisti provenienti da tutto il mondo.  Nelle intenzioni del suo fondatore si tratta quindi di un tentativo idealistico di trovare un approccio alla creazione musicale che permetta di raggiungere l'essenza interiore di un testo musicale.

Tutto nasce nelle intenzioni, dalla volontà dei musicisti di dedicarsi ad un serio lavoro di preparazione e di ricerca per raggiungere  quella padronanza musicale che dia la possibilità di raggiungere obiettivi artistici visionari. Non è quindi, secondo il suo fondatore,  un'orchestra nel senso convenzionale del termine, ma piuttosto una speciale comunità creativa, una squadra di persone che la pensano allo stesso modo, con un'ideologia musicale condivisa, unendosi per creare senza compromessi e  per trovare il suono migliore possibile. E in effetti sembra che il risultato sia stato raggiunto poiché il concerto ascoltato a Brescia, rimarrà per molto tempo vivo nei nostri ricordi per la stupefacente qualità artistica raggiunta. Currentzis, fin dagli esordi nella lontana Perm in Siberia si è sempre distinto  per l’audacia interpretativa, la ricerca di una tensione artistica sempre altissima, l’approccio anticonvenzionale e il carisma magnetico. Con queste premesse, il concerto del 20 novembre al Teatro Grande di Brescia, prima tappa italiana di una mini tournée di due sole serate, la seconda delle quali prevista a Roma si è rivelata un'occasione imperdibile per moltissimi. Programma perfetto quindi, con in locandina il Concerto per violino di Brahms - solista Barnabás Kelemen – e la Quinta Sinfonia di Čajkovskij. 

Il violinista ungherese Kelemen si distingue per la sua non necessità di ostentare inutili eccessi virtuosistici.  La sua perfetta intonazione e la sua sorprendente tecnica  fanno sì che il concerto di Brahms fluisca come dovrebbe sempre essere: tecnica perfetta e intonazione purissima esibiti in una sfacciata naturalezza esecutiva. Ascoltare la stupefacente intonazione nei passaggi sulle doppie corde, il suo suono enfatico che esalta la danza nel finale, o la sua imponente cadenza del primo movimento sono sufficienti per parlare di esecuzione memorabile. L’Orchestra Utopia  accompagna la straordinaria interpretazione di Kalaman in maniera altrettanto impressionante: ricorderemo a lungo l'introduzione dei  fiati all'adagio e la meravigliosa interazione tra solista e orchestra nell’ultimo movimento. Curretniz si fa notare per il suo gesto totalmente anticonvenzionale, atletico soprattutto sulle gambe. L’ assenza di podio e il continuo scambio di sguardi, quasi uno sfiorarsi di corpi tra il solista e le prime parti dell'orchestra, costruiscono una unità di intenti di suono incredibile, un’ onda che ti travolge e atterra. Con il Capriccio n.1 di Paganini, concesso come bis, Kalaman suggella una serata memorabile prima di sedersi come primo violino per la sinfonia di Tchaikovsky.

Inutile dire quindi che con la sinfonia n.5  si sia toccato l’empireo. Il maestro greco opta per una lettura appassionata e di forte impatto, di inusitata potenza espressiva, contrassegnata da un fluido slancio melodico e da sonorità luminose sostenute da un'orchestra composta da più di 100 elementi (16 solo i violini primi). Nel primo movimento, il livido e misterioso Andante trapassa con naturalezza nelle marzialità e nella dolcezza  dell’Allegro con anima. Il successivo Andante cantabile con alcuna licenza sorge in un pianissimo quasi impercettibile per poi svilupparsi in una nobile e desolata pacatezza, ravvivata da una penetrante intensità drammatica. Il terzo movimento, risuona come un valzer incredibilmente leggero e spensierato, elegantissimo nel suono degli archi ma, al contempo, venato di una malinconia che traspare dal suono dell’ orchestra quasi a toccarla con mano. La sinfonia si chiude in una atletica prova di tenuta e coesione con l’enfasi rilucente, trionfale e perentoria  in cui una tranquilla rassegnazione muta via via in una grandiosa, prorompente conclusione.

Currentzis ha concluso la serata regalando al  pubblico il celeberrimo “Pas de deux” dallo Schiaccianoci rivolgendo un breve discorso  introduttivo in inglese dove ha voluto spiegare come nel mondo spesso questo brano venga associata ad atmosfere natalizie, ma che a livello più intimo possiede una sua straordinaria intensità lirica. Applausi infiniti al termine  per una Utopia musicale sicuramente in questo caso realizzata. 

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A. BOITO - MEFISTOFELE - TEATRO LIRICO DI CAGLIARI - 18 NOVEMBRE 2023



Dopo 62 anni, il fischio truce di Mefistofele è tornato a risuonare a Cagliari in un nuovo allestimento al Teatro Lirico.

Il lavoro di Boito, la cui vita è dal suo debutto travagliata di critiche non sempre del tutto giustificate secondo cui, nelle migliori delle ipotesi, questi quattro atti con prologo ed epilogo sarebbero il macerato frutto, ipertrofico musicalmente e letterario, di una specie di italico Wagner dei poveri. Quindi perchè allora, quest'opera continua ad avere una sua pur non frequente presenza nei cartelloni ed è ogni volta apprezzata dal pubblico? Sicuramente per l’enorme teatralità del libretto, il gran numero di brani celebri,  o perché, invece, alla fine, libera da palesi compiacimenti ed enfatiche ridondanze, la partitura espone soprattutto una sua validità melodica evidente, ad esempio, nel felicissimo Prologo. Rimane il fatto che, anche a Cagliari fu trionfo di pubblico, proprio perché con un allestimento didascalico e senza troppe pippe mentali, si riesce a digerire l’operona del Boito e a rimanere a bocca aperta quando l’ultima nota dell’ “Ave” finale del coro mistico che chiude l’opera, trascina il pubblico in un uragano di applausi. A Cagliari è stata proposta in un nuovo, maestoso allestimento firmato per regia, scene e video dallo spagnolo Juan Guillermo Nova, che con sapiente capacità ha saputo trascinare il pubblico nei vari “luoghi” in cui il complicatissimo libretto di Boito, trae da Goethe la favola di Faust. Nova riesce a risolvere i complicatissimi cambi scena e le illusioni fantastiche dei vari Paradisi, Walpurga, sabba classico e sabba romantico, con la maestria di un gusto teatrale antico ma piacevolmente intriso di grande impatto scenico. I costumi sono di Cristina Aceti e le apprezzate coreografie di Michele Cosentino.

Dirigere una partitura così gigantesca e di così spudorato edonismo orchestrale e vocale (per non dire del lessico), felicemente controllando e fondendo le folli linee corali ed esaltando gli accenti ritmici rimanendo in una lettura improntata alla tradizione esecutiva, è un risultato senz’altro ottimo, ben raggiunto dal maestro Lü Jia a capo della disciplinata orchestra e delle masse corali del teatro preparate da Giovanni Andreoli (Francesco Marceddu per le voci bianche).

Per i protagonisti la prova è ardua: la parte di Mefistofele è molto impegnativa, faticosa ma di grande soddisfazione. Prova superata per il basso sloveno Peter Martinčič: agile, insinuante, bizzarro quanto basta. Del suo Mefistofele ha fatto vocalmente e scenicamente una creazione impeccabile. Ottima sorpresa è stata la prova di Marta Mari, convincente nel commosso canto di Margherita. Karine Babajanyan nelle acutissime asperità della seduttrice Elena di Troia ne esce a testa alta anche se a fatica. Faust era Antonello Palombi, bravo come al solito, ma forse un po’ monocromo nel canto. Corretti negli altri ruoli Maria Cristina Bellantuono (Marta), Guadalupe Barrientos (Pantalis), Fabio Serani (Wagner).

Il pubblico che ha riempito la grande sala del Lirico cagliaritano ha apprezzato ampiamente lo spettacolo con numerose chiamate al proscenio per tutti. 

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DONIZETTI OPERA 2023- IL DILUVIO UNIVERSALE- 17 NOVEMBRE 2023 - TEATRO DONIZETTI BERGAMO

Inaugurazione del Donizetti Festival 2023 con la rappresentazione della rarissima azione tragico sacra “IL Diluvio Universale” nella Edizione critica della versione di Napoli a cura di Edoardo Cavalli.

Opera composta per la stagione di Quaresima, (sorta di stagione lirica “sui generis”) dove si davano opere che, sulla carta, affrontavano soggetti provenienti dall’Antico Testamento, adatti per il periodo sacro pasquale ma che, in realtà, obbedivano alle esigenze teatrali e al desiderio di mondanità che era presente nel pubblico partenopeo.

L’attività napoletana di Donizetti, durante gli anni che vanno fino al primo grande successo milanese della Bolena nel 1830, ribadisce un tipo di formazione stilistica che per qualche tempo impedisce a Donizetti di essere bene accetto non solo a Milano ma anche a Bergamo. Numericamente l’attività operistica donizettiana per i teatri di Napoli si concretizza in 7 opere serie, 6 opere buffe e 3 semiserie cui bisogna aggiungere una azione tragico sacra: il Diluvio Universale appunto. 

Accolta in modo non molto convinto la sera della prima, anche a causa di un cast non particolarmente preparato (la Primadonna Luigia Boccabadati ebbe un vuoto di memoria, entrando in anticipo di almeno 20 battute nella stretta del Finale I, oltre a numerosi problemi di movimentazione scenica che scatenarono l'ilarità del pubblico). Il “Diluvio Universale” è un lavoro scomparso dal repertorio, qui proposto nella primissima versione napoletana del 1830, che poi Donizetti rivedrà per il Carlo Felice di Genova ampliando la parte di Ada e aggiungendo un duetto con Cadmo. Rappresenta quindi un sicuro e fino ad ora poco  studiato snodo del teatro musicale: inizialmente c'è il Rossini del Mosé in Egitto; davanti, si sviluppano quegli intrecci armonici e corali donizettiani che porteranno al Nabucco di Verdi.

La regia dello spettacolo, con le proiezioni video e la “moderna Arca” volante, è stata realizzata dai Masbedo (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni), da Mariano Furlani, dallo studio 2050+, insistendo sulla ossessione del presente attuale: si festeggia allegramente nella lasciva città di Sennàar, mentre fuori a breve il mondo verrà distrutto. Bisogna cambiare stile di vita, l’acqua ci sommergerà, è l’avvertimento, inascoltato, di Noè. L'idea, interessante ed attuale, è ambientata ai nostri giorni ma lo sviluppo nel corso della serata non decolla, ripiegandosi su se stesso e finendo per ingessarsi in una tradizionale messa in scena con coro e cantanti praticamente fermi al proscenio. Anche i video, curatissimi e originali, e la gestione dei figuranti, se inizialmente appaiono interessanti, nel corso dello sviluppo dell'azione, lasciano un po’ il tempo che trovano, non interagendo appunto con i personaggi. 

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TOSCA, GIACOMO PUCCINI - ARENA DI VERONA, RECITA DEL 10 AGOSTO 2023

Terza recita di Tosca in Arena di Verona con cambio cast nei ruoli principali. 

Dopo aver debuttato lo scorso 29 Luglio, l’allestimento di Hugo De Hana, diventato ormai un classico e molto amato dal pubblico ( qui la recensione della prima recita a cura di Maria Teresa Giovagnoli: http://www.mtglirica.com/categorie/recensioni/tosca-giacomo-puccini-arena-di-verona-sabato-29-luglio-2023.html) ha visto nei tre ruoli principali un cast di altissimo livello che conferma la Fondazione Arena come teatro di richiamo per interpreti di prestigio internazionale.

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ARENA DI VERONA - AIDA- RECITA DEL 17 GIUGNO 2023

Dopo la prima rappresentazione di Aida che ha feteggiato il centesimo festival areniano (qui la recesnione dello spettacolo a cura di Maria Teresa Giovagnoli http://www.mtglirica.com/categorie/recensioni/inaugurazione-verona-opera-festival-2023-verona-16-giugno-2023.html) per la prima volta nella storia dell’Arena abbiamo assistito alla replica dello stesso spettacolo il giorno successivo con un cast parzialmente diverso.

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G.VERDI LA TRAVIATA - TEATRO LIRICO DI CAGLIARI - 27 MAGGIO 2023

Approda anche al Teatro Lirico di Cagliari la Traviata "degli specchi" ideata dal regista Henning Brockhaus assieme allo scenografo Josef Svoboda (qui ripresa da Benito Leonori) più di trent'anni fa per lo Sferisterio di Macerata e diventata ormai un'icona del teatro d'opera contemporaneo avendo girato praticamente quasi tutti i teatri della Penisola.

Lo spettacolo tuttavia, accusa il trascorrere del tempo, divenendo ormai archeologia teatrale e quella di Brockhaus appare alla fine oggi come una non regia, con qualche buona intuizione non sviluppata, come ad esempio l'apparente attrazione fisica di Germont padre nel secondo atto per Violetta.  Se l'idea dello specchio che si piega fino a mostrare la sala del teatro al termine fece all'epoca molto scalpore, oggi risulta uno spettacolo sostanzialmente decorativo e didascalico, con ampi spazi di vuoto registico.

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LE NOZZE DI FIGARO, W.A.MOZART - TEATRO COMUNALE NOUVEAU, BOLOGNA 23 MAGGIO 2023

Nuova produzione de Le Nozze di Figaro di W.A. Mozart nell’hangar fieristico trasformato nel provvisorio Teatro Comunale di Bologna per gli anni necessari alla ristrutturazione della sala del Bibiena.

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DUE GRANDI CLASSICI DEL ‘900 PER LA PRIMA VOLTA AL
FILARMONICO NEL 9° CONCERTO DI FONDAZIONE ARENA

COMUNICATO STAMPA

Costanza Principe, giovane e premiata pianista, esegue il 4° Concerto di Rachmaninov, rara pagina prediletta dai grandi maestri. Al debutto sul podio veronese Valentin Uryupin, direttore in ascesa, al cimento con la 6^ Sinfonia di Šostakovič.
Rachmaninov, compositore e pianista russo tardoromantico di fama internazionale, si trasferì all’estero poco prima della Rivoluzione del 1917, per stabilirsi negli Stati Uniti dapprima idolatrato, poi col tempo diventando una sorta di grande inattuale, baluardo iper-romantico in mezzo a innovazioni e correnti musicali. Il suo Quarto concerto per pianoforte e orchestra (l’ultimo, eccettuate le Variazioni su tema di Paganini) vide la luce nel 1926 dopo lunga gestazione ed ebbe per altri quindici anni ritocchi e tagli. Il risultato (nei canonici tre movimenti con un Adagio in posizione centrale fra due Allegro vivace) è una sintesi della poetica di Rachmaninov, con uno sguardo al ‘900 intorno a lui: inalterate sono la ricca vena melodica, la densità dell’armonia e la varietà timbrica, nonché il virtuosismo richiesto allo strumento solista. Meno famoso del Secondo e del Terzo, il Quarto in sol minore ha sempre avuto estimatori e raffinati interpreti (uno per tutti:
Benedetti Michelangeli): caratteristica apprezzata dal pubblico e riconosciuta in vari premi alla concertista Costanza Principe, interprete già applaudita a Verona e qui al suo esordio con l’Orchestra di Fondazione Arena.
Debuttante di prestigio al Teatro Filarmonico è anche il direttore Valentin Uryupin, giovane ma già esperto conoscitore del repertorio tanto sinfonico quanto operistico. Dal poderoso organico dell’Orchestra areniana trarrà i colori della nostalgia di Rachmaninov, lontano dalla madrepatria e figlio di un tempo irrimediabilmente cambiato dalla rivoluzione, ma anche la stessa terra vista dallo sguardo realista e vigile di chi vi è rimasto anche durante il regime sovietico: spentosi Prokof’ev, lo scettro di massimo compositore russo vivente toccò a Dmitri Šostakovič. Prolifico sinfonista, dovette affrontare la scure della censura per tutti gli artisti non allineati, addirittura ritirando le proprie opere: dopo il successo ufficiale della Quinta sinfonia, desta scalpore la nascita nello stesso clima (1939) dell’anomala Sesta sinfonia in si minore (stesso numero e tonalità della Patetica, il testamento di Čajkovskij). Le anomalie stanno nella forma e nella sostanza: in luogo dei quattro tempi tradizionali, ve ne sono tre, di cui il primo è un misterioso Adagio seguito da due vivacissimi e brevi scherzi; una risata nervosa, ironica e distaccata, che stempera con un’amarezza allucinata la tensione accumulata nel lungo primo movimento. Šostakovič, ben conscio della pericolosità del suo presente, non dissimula la tensione, ma offre anche un piccolo Main Sponsor omaggio al (suo) passato: una citazione dell’amato Rossini, che sarebbe tornata anche nell’estremo lavoro da lui firmato. Il 9° concerto sinfonico debutta venerdì 12 maggio alle 20 e replica sabato 13 maggio alle 17, con una durata prevista di 85 minuti, compreso un intervallo. È possibile acquistare biglietti singoli ed esplorare la ricca primavera sinfonica veronese con i nuovi mini-carnet da 3 serate al link


https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico

Fondazione Arena di Verona desidera ringraziare BCC di Verona e Vicenza, per il sostegno alle attività della Stagione Artistica 2023 al Teatro Filarmonico in qualità di main sponsor. Novità 2023: il Preludio raddoppia e offre un’introduzione all’ascolto prima di ogni concerto. La rassegna Ritorno a teatro prosegue anche per la Stagione Sinfonica, fra le diverse iniziative di Arena Young, rivolte a studenti e personale di scuole, università, accademie. In questo percorso di avvicinamento all’opera e alla musica sinfonica, il mondo della Scuola potrà assistere agli spettacoli in cartellone al Teatro Filarmonico con l’opportunità di partecipare ad un Preludio nella prestigiosa Sala Maffeiana un’ora prima dell’inizio a cura della Fondazione Arena di Verona. Per il 9° concerto è possibile prenotare il Preludio di venerdì 12 alle 19 e quello di sabato 13 maggio alle 16. Info e prenotazioni: Area Formazione e Promozione Scuole Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel 0458051933

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TCBO: OKSANA LYNIV ED EMMA DANTE INTERPRETANO I VESPRI SICILIANI DI VERDI

Debutta a Bologna l’allestimento dei Vespri siciliani di Giuseppe Verdi firmato dalla regista palermitana Emma Dante, che rilegge la “sua” Sicilia, e che vede la Direttrice musicale del Teatro Comunale Oksana Lyniv affrontare il titolo per la prima volta. Coprodotto con il Teatro di San Carlo di Napoli, il Teatro Real di Madrid e il Teatro Massimo di Palermo – dove è già andato in scena nel gennaio 2022 a trent’anni dalle stragi di mafia del 1992 nella versione originale francese – lo spettacolo è stato ripensato e riadattato dalla stessa Dante per i nuovi spazi della fondazione lirico-sinfonica felsinea al Comunale Nouveau, ed è proposto a partire da mercoledì 19 aprile ore 20 (repliche fino al 23 aprile) nella traduzione in lingua italiana di Arnaldo Fusinato.Le tragiche morti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e degli uomini e donne delle loro scorte, innescarono una stagione di rivolta e di partecipazione della società civile, che generò tra le tante reazioni anche la riappropriazione di spazi cittadini. Alcuni di questi spazi hanno trovato posto nella messinscena di Emma Dante, dove la Palermo di oggi fa da sfondo alla storia di oppressione e di rivolta messa in musica da Verdi.Tra gli interpreti figurano voci verdiane di primo piano come quelle del soprano Roberta Mantegna nella parte della duchessa Elena, del tenore Stefano Secco in quella di Arrigo, del baritono Franco Vassallo nei panni di Guido di Monforte e del basso Riccardo Zanellato in quelli di Giovanni da Procida, nelle date del 19, 21 e 23 aprile. Si alternano con loro nei rispettivi ruoli, il 20 e 22 aprile, Sara Cortolezzis, Michal Lehotský, Gustavo Castillo e Fabrizio Beggi. Completano il cast Gabriele Sagona (Il Sire di Bethune), Ugo Guagliardo (Il conte di Vaudemont), Carlotta Vichi (Ninetta), Francesco Pittari (Danieli), Manuel Pierattelli (Tebaldo), Alessio Verna (Roberto) e Vasyl Solodkyy (Manfredo).Le recite saranno precedute – circa 45 minuti prima dell’inizio – da una breve presentazione dell’opera nel Foyer del Comunale Nouveau. I biglietti – da 20 a 160 euro – sono in vendita online tramite Vivaticket e presso la biglietteria del Teatro Comunale, aperta dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18, il sabato dalle 11 alle 15 (Largo Respighi, 1); nei giorni di spettacolo al Comunale Nouveau (Piazza della Costituzione, 4/a) da un’ora prima e fino a 15 minuti dopo l’inizio. Info: www.tcbo.it / https://www.tcbo.it/eventi/i-vespri-siciliani/

 

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G.ROSSINI - MESSA DI GLORIA - TEATRO FILARMONICO DI VERONA 7 APRILE 2023

Un vivo successo ha riscosso il quarto concerto inserito nella Stagione Sinfonica 2023 della Fondazione Arena di Verona nel quale, ancora una volta, la bacchetta di Francesco Ommassini è stata elemento propulsivo grazie anche alla presenza di una compagnia di canto di alto livello. E’ importante sottolineare anche che l’esecuzione della Messa di Gloria è grande elemento di attrazione non solo per la rarità dell’ascolto ma anche per la sua storia, in parte perduta, di Messa celebrativa della quale non sono pervenute a noi le parti del Credo, Offertorio con Sanctus e Agnus Dei finale.

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SVELATI I TITOLI PRINCIPALI DEL FESTIVAL VICENZA IN LIRICA 2023

Il festival Vicenza in Lirica, giunto alla sua undicesima edizione, svela i primi titoli in programma al Teatro Olimpico di Vicenza da giugno a settembre 2023. Il festival è organizzato dall’associazione Concetto Armonico con la direzione artistica di Andrea Castello, gode del sostegno del Ministero della Cultura, del sostegno e collaborazione del Comune di Vicenza, del patrocinio della Regione del Veneto e del sostegno di numerosi sponsor privati, linfa vitale per il principale festival di musica lirica, che si ripete dal 2013 nella città palladiana.

Saranno cinque i titoli al Teatro Olimpico di Vicenza, tra concerti ed opere, con protagonisti giovani cantanti lirici già avviati alla carriera, grandi nomi della lirica, orchestre ed ensemble di caratura internazionale. Non mancherà l’aspetto benefico, oltre che un’intesa attività di formazione attraverso le masterclass di canto lirico, l’Opera-Studio e il progetto “Artigiani all’Opera!” in collaborazione con Confartigianato Imprese Vicenza.

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SOFFIO DI PRIMAVERA: FONDAZIONE ARENA
RIPORTA A VERONA LA PASSIONE DI WERTHER

L’opera ispirata ai Dolori del giovane Werther va in scena con un giovane cast di prestigio.
L’allestimento di Stefano Vizioli, con un mondo intero che prende vita dalle appassionate lettere,
porta al Teatro Filarmonico l’amore più celebre del Romanticismo letterario.
Dirige Francesco Pasqualetti, per la prima volta alla guida dell’Orchestra arenianaIl richiesto e poliedrico Dmitry Korchak debutta al Filarmonico come protagonista di
Werther, ruolo ambìto da tutti i tenori, accanto alle Charlotte di Vasilisa Berzhanskaja e
Chiara Tirotta e all’Albert di Gëzim Myshketa ∙ Completano il cast artisti emergenti come
Granatiero, Park, Mezzaro, Sagona, Guglielmi, Todorovitch e i bimbi del coro di voci
bianche A.Li.Ve. diretti da Pasqualetti ∙ Il regista Vizioli guida la narrazione dell’opera in un
allestimento potentemente evocativo con le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Anna
Maria Heinreich, le luci di Vincenzo Raponi e i contributi video multimediali di Imaginarium
Creative studio ∙ Terzo titolo della Stagione Lirica 2023, Werther offre con la musica più
toccante di Massenet anche un’occasione imperdibile di ampliamento del repertorio per i
complessi di Fondazione Arena e per il pubblico del Teatro FilarmonicoWerther va in scena domenica 26 marzo (alle 15.30) e replica mercoledì 29 (alle 19), venerdì 31
(alle 20) e domenica 2 aprile (alle 15.30). Si ricorda che per l’accesso agli spettacoli non è più
obbligatoria la presentazione di certificazione verde né l’uso di mascherina. I biglietti sono
disponibili al link https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico

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ERNANI DI GIUSEPPE VERDI IN SCENA ALLA FENICE

 

Va in scena al Teatro La Fenice Ernani di Giuseppe Verdi. La quinta opera del catalogo verdiano – e la prima delle cinque commissioni del Teatro veneziano al bussetano – verrà ora proposta in un nuovo allestimento realizzato in coproduzione con il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia, con la regia Andrea Bernard, le scene di Alberto Beltrame, i costumi di Elena Beccaro e il light design di Marco Alba, e con Riccardo Frizza alla testa dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. Nel cast figureranno per i ruoli principali Anastasia Bartoli, Piero Pretti, Michele Pertusi ed Ernesto Petti. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro La Fenice il 16, 19, 22, 25, 28 marzo 2023 nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2022-2023. La prima di giovedì 16 marzo 2023 ore 19.00 sarà trasmessa in diretta su Rai Radio3.

 Il cast, prestigiosissimo, comprende Piero Pretti nel ruolo di Ernani, Ernesto Petti in quello di don Carlo; Michele Pertusi in quello di don Ruy Gomez de Silva, Anastasia Bartoli in quello di Elvira. Rosanna Lo Greco sarà Giovanna; Cristiano Olivieri, don Riccardo; Francesco Milanese, Jago. Maestro del Coro Alfonso Caiani.

            Ecco il dettaglio delle recite, con orari e turni di abbonamento: giovedì 16 marzo 2023 ore 19.00 (turno A); domenica 19 marzo ore 15.30 (turno B); mercoledì 22 marzo ore 19.00 (turno E); sabato 25 marzo ore 15.30 (turno C); martedì 28 marzo ore 19.00 (turno D). Per informazioni www.teatrolafenice.it

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RAI5: DANIEL HARDING E LEONIDAS KAVAKOS CON L’ORCHESTRA RAI


Ha segnato la quarta presenza sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai del grande direttore d’orchestra inglese Daniel Harding il concerto che Rai Cultura trasmette in prima visione tv venerdì 24 febbraio alle 21.15 su Rai5. La serata, registrata nell’aprile 2022, ha visto anche il primo incontro di Harding con il pubblico dell’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, essendosi svolti a porte chiuse tutti e tre i suoi precedenti concerti a causa della pandemia. 

Nato nel 1975 a Oxford, Daniel Harding ha iniziato giovanissimo la carriera come assistente prima di Sir Simon Rattle alla City of Birmingham Symphony Orchestra e poi di Claudio Abbado presso i Berliner Philharmoniker. Ha ricoperto incarichi presso l’Orchestre de Paris, la Mahler Chamber Orchestra, la London Symphony Orchestra e l’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese, ma è stato ospite di tutte le più prestigiose istituzioni musicali del mondo, dai Berliner e Wiener Philharmoniker al Festival di Salisburgo, al Teatro alla Scala. 

Per il suo ritorno con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Harding è affiancato dal violinista greco Leonidas Kavakos, salito alla ribalta internazionale giovanissimo, dopo aver vinto il Concorso Sibelius nel 1985 e i Premi Paganini e Naumburg nel 1988. Da allora è protagonista con le compagini e i direttori più prestigiosi. Ospite frequente dell’OSN Rai fin dal 1999, propone Il Concerto n. 2 per violino e orchestra di Béla Bartók, scritto nel 1937 per il violinista Zoltán Székely ed eseguito per la prima volta nel 1939 ad Amsterdam.

Chiude la serata la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 di Johannes Brahms, ultimata nel 1876 ma i cui primi abbozzi risalgono al 1855. La distanza che intercorre tra l’inizio del lavoro e la sua conclusione è da ricondurre alla continua insoddisfazione e all’incessante ricerca di perfezione da parte del compositore tedesco. Nel Finale è possibile riconoscere una reminiscenza del celebre tema dell’Inno alla gioia di Beethoven. La prima esecuzione della Sinfonia in do minore, avvenuta il 4 novembre 1876 a Karlsruhe sotto la direzione di Felix Otto Dessoff, ebbe un grande successo. Il direttore d’orchestra Hans Von Bülow la ribattezzò la “Decima Sinfonia di Beethoven”, quasi a indicare in Brahms l’erede del compositore di Bonn.