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W. A. MOZART, LE NOZZE DI FIGARO -
TEATRO FILARMONICO DI VERONA, DOMENICA 22 GENNAIO 2023

Gennaio 1770.

Il giovane Wolfgang Amadeus Mozart, poco più che tredicenne, accompagnato dal padre Leopold, arriva a Verona e si esibisce in due concerti, nella Sala Maffeiana dell'Accademia Filarmonica, quindi in chiesa all'organo a San Tomaso (sfregiando con un temperino la tastiera del Bonatti, incidendo le sue iniziali del nome). Del. soggiorno del giovane Mozart a Verona resta anche un ritratto, attribuito al Cignaroli, battuto all'asta per quattro milioni di euro pochi anni fa,  una istantanea di quei giorni che segnarono la carriera del giovane compositore e lo legarono per sempre alla storia della città scaligera.

Sulle tracce di quel viaggio Verona celebra Mozart con un cartellone di eventi messi insieme da Accademia Filarmonica, Fondazione Arena, Comune di Verona, Fondazione Cariverona.

E proprio la Fondazione Arena decide di inaugurare la sua stagione invernale con una produzione de Le Nozze di Figaro  pensata nel 2022 per il Teatro Nuovo Giovanni da Udine da Ivan Stefanutti per regia, scene e costumi (assistito da Filippo Tadolini alla regia e alle scene, e da Stefano Nicolao ai costumi).

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PELLEAS ET MELISANDE - C. DEBUSSY - TEATRO PAVAROTTI-FRENI DI MODENA, 20 GENNAIO 2023

 

Ultimata nel 1902 dopo una gestazione tormentatissima lunga dieci anni, "Pelléas et Mélisande" di Claude Debussy fu l' opera che segnò il primo distacco dalle convenzioni ottocentesche sul melodramma: composta infatti direttamente sui versi di Maeterlinck, l' intervento del compositore conserva ed amplifica le suggestioni misteriose e simboliche del dramma consegnando al pubblico uno dei capolavori di tutto il secolo.

Niente arie, niente duetti, niente terzetti, niente ritornelli, solo melodie incantevoli immerse in un flusso sonoro costruito su armonie continuamente cangianti. Se questo lavoro ridisegna magnificamente il tempo sospeso e onirico, nel quale è nuovo anche il rapporto tra i cantanti e l’orchestra, le più complesse armonie eteree simili a ragnatele fanno storcere il naso a gran parte dei melomani italiani, che reagiscono a tali mancanze disertando con raccapriccio questo titolo da sempre, considerandolo nel migliore dei casi una scocciatura da evitare come la peste bubbonica. A Modena il teatro era discretamente pieno (o discretamente vuoto a seconda dei punti di vista) ma con un pubblico per fortuna poco propenso alla fuga, rarissimi gli abbandoni in corso d’opera e all’intervallo, come invece già sperimentato in teatri più blasonati e con nomi di altissimo livello.

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La Dame aux camélias di John Neumeier con l’Hamburg Ballet al Teatro La Fenice A John Neumeier il Premio Una vita nella musica 2023

COMUNICATO STAMPA                                                                            Venezia, gennaio 2023

 

 

A John Neumeier il Premio Una vita nella musica 2023

 

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Il successo del Concerto di Capodanno su Rai 1 dalla Fenice con Daniel Harding -
Sarà Fabio Luisi a dirigere il concerto di Capodanno 2023-24 Solisti Eleonora Buratto e Fabio Sartori

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È stato ancora un grandissimo successo e una fortissima emozione per milioni di italiani: il Concerto di Capodanno in Fenice con Daniel Harding alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice, insieme ai solisti Federica Lombardi e Freddie De Tommaso, ha incantato il pubblico che ha gremito la sala della Fenice e gli spettatori che da casa hanno seguito la diretta su Rai1. In particolare, l’evento televisivo ha raggiunto il 26,4 % di share e 3.283.0000 spettatori.

Successo di share dunque ma anche sui social network e nel web: il sito www.teatrolafenice.it, nella fascia oraria compresa tra le 10.30 e le 14.00 di ieri, ha registrato quasi 7000 accessi contemporanei; numerosissime le interazioni dei follower di Twitter che dalla mattinata fino alla serata di ieri hanno contribuito a piazzare l’hashtag ufficiale dell’evento (#capodannofenice) tra i primi trend in Italia. Instagram ha registrato 5.000 visite alla pagina, centinaia di menzioni e oltre 100.000 visualizzazioni delle storie e dei post. Sulla pagina Facebook le visualizzazioni dei video dal 29 gennaio all’1 gennaio hanno superato le 200.000, mentre le visualizzazioni sui post solo della giornata di ieri ben 292074.

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Da “La Gioia della Musica” a “Piazza Verdi” il pianista, compositore e divulgatore musicale Aurelio Canonici si racconta ai microfoni Rai Radio Tre e presenta il suo cd Piano Preludes

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Sabato 31 dicembre 2022, alle ore 15, il pianista, compositore e divulgatore musicale Aurelio Canonici sarà ospite a Piazza Verdi, raffinata trasmissione di Radio Tre Rai, curata da Elio Sabella, luogo dove musica, teatro, danza, cinema e arte si incontrano. 

Aurelio Canonici potrà raccontarsi in diretta e avrà l’occasione di suonare dal vivo, alcune pagine rappresentative, tratte dal suo cd Piano Preludes, pubblicato per l’etichetta Aulicus Classics, disponibile anche su Spotify e Souncloud, con le musiche evocative del M. Canonici ed eseguite al pianoforte dalla pianista Gilda Buttà.

"Ho composto questi 16 brani pensando all'idea di preludio, di attesa, di preparazione, quasi fossero canzoni senza parole, privilegiando l'aspetto narrativo, vocale e dedicando molta attenzione al timbro, al colore e al suono del pianoforte” - afferma il compositore Aurelio Canonici convinto che i “Suoni ci predispongano ad un'esperienza e ci aprano verso una percezione intima”. Questa sua idea è stata pienamente compresa e valorizzata dalla pianista Gilda Buttà, grande interprete e storica pianista prediletta da Morricone.

Piazza Verdi, storica trasmissione di Rai Radio Tre in onda il sabato pomeriggio, è un programma di Elio Sabella, e rappresenta il luogo dove musica, teatro, danza, cinema e arte si incontrano, dove musicisti e cantanti sono pronti a donarsi al pubblico in esclusive esibizioni dal vivo, attori e registi illustrano ed interpretano brani tratti dalle piece in tournee nel nostro paese, si delineano i ritratti dei più grandi e affermati coreografi ed étoiles della danza mondiale e le testimonianze dei protagonisti del mondo delle arti plastiche e figurative.

Aurelio Canonici, genovese, diplomato in Pianoforte e laureato in Filosofia, direttore d'Orchestra, compositore, docente in Conservatorio, direttore artistico e conferenziere è reduce dal recente successo di pubblico, al di là di ogni aspettativa, con una media di un milione di telespettatori ogni sera, delle 25 puntate del programma “La Gioia della Musica” su Rai3, nel giugno 2022, che l’ha visto protagonista, accanto a Corrado Augias e Speranza Scappucci, spiegando i capolavori di Vivaldi, Bach, Mozart, Beethoven, Rossini, Schubert, Brahms, Verdi, Wagner e Ciaikovskij, anche con esempi suonati al pianoforte e sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.

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BOHEME, GIACOMO PUCCINI – TEATRO FILARMONICO DI VERONA, ULTIMA REPLICA, DOMENICA 18 DICEMBRE 2022

Un altro anno è agli sgoccioli e nei teatri profluiscono rappresentazioni dal ‘sapore’ festivo o che comunque facciano pensare all’inverno, al Natale ed al senso di amicizia con legami stretti tra protagonisti. Dunque un’altra Bohème risponde pienamente all’appello e non si esime la Fondazione Arena che con una nuova produzione affidata al regista Stefano Trespidi si sposta dal tradizionale periodo bohèmien francese al Sessantotto del Novecento con gli striscioni, gli slogan, i luoghi delle rivolte giovanili per cambiare il mondo e tutto ciò che la storia racconta di un epoca a noi certo più vicina rispetto alla vicenda originale. Non dunque dei poveri ed infreddoliti ragazzi (anche se il libretto non si può cambiare) in cerca di fortuna, ma dei borghesi intraprendenti ed impegnati nelle proprie creazioni, dai tipici vizi e virtù di ogni tempo, le cui vite si incrociano con quelle delle fanciulle Mimì e Musetta. Le scene sono molto accurate e ricche, opera di Juan Guillermo Nova, i moderni costumi sono di Silvia Bonetti e le luci di Paolo Mazzon.

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BOHEME, GIACOMO PUCCINI - TEATRO VERDI DI TRIESTE, SABATO 17 DICEMBRE 2022 - SECONDA COMPAGNIA

BOHEME, GIACOMO PUCCINI - TEATRO VERDI DI TRIESTE, SABATO 17 DICEMBRE 2022 - SECONDA COMPAGNIA

In occasione di ‘La Boheme’, il Verdi di Trieste, che ha opportunamente organizzato le repliche dei titoli  di questa ricca stagione lirica nei fine settimana, ha schierato due compagnie, che a causa dei virus che si sono abbattuti sugli interpreti si sono fatte tre.

Di fatto la seconda compagnia originariamente prevista ha potuto concretizzarsi solo nella penultima delle repliche , ma prima di scendere nel dettaglio, vorrei ancora una volta sottolineare che la recensione è un parere, un’ opinione, non  un giudizio, non la verità assoluta. Il racconto di quello che chi scrive ha provato durante lo spettacolo. Che può essere in sintonia con il resto della sala oppure no. In questo caso assolutamente no, perché le mie perplessità sono in disaccordo con le posizioni del pubblico, che ha tributato alla recita una grande quantità di applausi.

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BOHEME, GIACOMO PUCCINI - TEATRO VERDI DI TRIESTE, VENERDI' 9 DICEMBRE 2022

Annullata nel marzo 2020, il Teatro Giuseppe Verdi di Trieste è riuscito finalmente a portare in scena la prevista Bohème di Giacomo Puccini, con cast quasi invariato rispetto al cartellone originale.

Una Bohème di cui non si sentiva particolarmente il bisogno, in primo luogo per il tasso di inflazione del titolo che – almeno in base ai numerosi posti vuoti della prima – nonostante la fama non è comunque riuscito nel suo scopo di richiamare un folto pubblico, come si aspetterebbe una direzione artistica: quindi si potrebbe affermare che la strategia di puntare sui super titoli di repertorio, adottata ormai da anni immemori, è da rivedere. Perso per perso si potrebbe provare ad attirare spettatori da fuori regione – è ben noto che il melomane si sposta ovunque - osando sia per quanto riguarda la scelta delle opere e che quella delle regie, che è appunto il secondo punto critico.

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DON GIOVANNI, W. A. MOZART – TEATRO REGIO DI TORINO, SABATO 26 NOVEMBRE 2022

Ultima recita del Don Giovanni di Mozart al Teatro Regio di Torino, che vede protagonisti il Maestro Riccardo Muti alla testa dell’Orchestra torinese e la figlia Chiara Muti a capo di un team creativo che ha costruito una regia accattivante e per niente scontata, in cui si succedono avvenimenti perfettamente in linea con il libretto, ma con un tocco di originalità e quel giusto brio che si interseca perfettamente nelle trame del furfante sciupa femmine dal destino terribile da lui stesso voluto. Il Don Giovanni di Chiara Muti è costantemente circondato da figure evanescenti, ombre oscure di donne nel passato del protagonista che agli occhi di chi assiste sembrano anticipare quanto accade inevitabilmente all’anima di colui che, a differenza degli altri personaggi in scena, non è un fantoccio mosso da misteriosi fili calati dall’alto, che simboleggiano quanto precario sia invece il libero arbitrio di ciascuno di noi nella vita reale. Storie di artisti/fantocci/personaggi che si muovono sulle rovine di un palazzo un tempo meraviglioso ed oggi in pezzi, tra drappeggi logori di un teatro che ha vissuto il suo tempo di gloria ed è ormai simbolo di decadenza. Questo Don Giovanni  che si districa tra le impalcature rovinose entrando ed uscendo dalle botole, è un Re Sole che fa e disfa a suo piacimento, che ha del malvagio ma anche dell’ironico nelle sue movenze, nella sua risata spiritata, nel sottrarre lo sguardo agli interlocutori scomodi per poi tornare baldanzoso se il terreno è più libero.

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LA FAVORITE, DONIZETTI - FESTIVAL DONIZETTI DI BERGAMO, VENERDI' 18 NOVEMBRE 2022

Perché La favorite e non Léonor de Guzman? Come mai Donizetti non usò il nome della protagonista come era solito fare?
Questa è la riflessione su cui si basa il concept pensato da Valentina Carrasco per lo spettacolo andato in scena in versione integrale in lingua francese al festival Donizetti Opera di Bergamo. Partendo da un punto di vista prettamente al femminile - come ci ha abituato negli anni - la regista argentina è giunta alla conclusione che “il ruolo di favorita del Re è più importante di chi lo occupa, e che probabilmente [Léonor] non è stata l’unica ad occuparlo”.
L’intuizione è ottima e sviluppata in modo coerente e non soverchiante durante tutta l’opera. La presenza fisica, o simbolica, delle ormai anziane favorite interpretate da 28 signore bergamasche è pressoché costante e raggiunge il suo culmine durante il lungo balletto – momento imprescindibile del grand opéra - risolto dalla Carrasco con grande garbo, mestiere e sempre in armonia con la musica: ormai dimenticate, le favorite passano la mattinata fra lavori di casa e preparazioni per un ballo col il re. Così fra abluzioni e cambi di scena – azzeccatissima l’idea realizzata da Carles Berga e Peter van Praet: i letti dell’harem, impilati progressivamente a formare dei triangoli - rettangoli, sono l’elemento fondamentale della scenografia che diventano persino un mega altare e una sala da ballo – le nostre signore si profumano, truccano e indossano il tutù. Una, colta da un momento di sconforto, si allontana per poi essere consolata da alcune compagne, mentre le altre altre ripensano a giovinezza ormai perduta guardandosi allo specchio. Niente da dire, un bel momento di teatro.

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LOHENGRIN, RICHARD WAGNER- TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA, RECITA DI SABATO 19 NOVEMBRE 2022

L’unicità di certe composizioni sta nell’immersione in un mondo leggendario ed in qualche modo divino, ove regnano la giustizia, la temperanza e la forza del bene contro il male. La gestazione del sontuoso Lohengrin di Wagner inizia da alcune letture che il Maestro fece nel tempo libero già agli inizi degli anni Quaranta dell’Ottocento e che poi vennero approfondite negli anni immediatamente successivi man mano che questo personaggio e la leggenda del cigno traghettatore penetrassero nella sua mente. Dopo aver composto dapprima scorrevolmente la parte in versi, proseguì a più riprese con le parti musicali dei vari atti ed il preludio fu composto alla fine. Sorvolando sulle questioni con gli impresari, la fuga dalla Sassonia e le difficoltà economiche che quasi gli fecero abbandonare il progetto ed altri mille problemi attinenti, finalmente grazie soprattutto all’aiuto di Liszt che lo diresse, il Lohengrin fu messo in scena a Weimar nel 1850. E proprio al Comunale di Bologna fu eseguito per la prima volta in Italia nel 1871 ed oggi, in un’epoca in cui si cerca di rappresentare sempre titoli sicuri e porta incassi, a Bologna è tornato in scena in questi giorni con una produzione che presenta tanto aspetti molto positivi dal punto di vista musicale, quanto parecchie perplessità sulla realizzazione scenica e registica.

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FALSTAFF, GIUSEPPE VERDI – TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, INAUGURAZIONE STAGIONE OPERA, VENERDI’ 18 NOVEMBRE 2022

Serata trionfale alla Fenice di Venezia per l’inaugurazione della stagione d’opera 2022/2023 che ha visto in scena Falstaff di Verdi con un cast degno dell’avvenimento, un teatro gremito ed una orchestra in gran forma.

Lo spettacolo affidato ad Adrian Noble si pone nel solco di una certa tradizione già vista ma che non dispiace e che cattura l’attenzione lasciando seguire lo spettacolo con chiarezza e senza particolari colpi di scena, poiché sono gli interpreti ed il libretto di Boito, dall’immenso Shakespeare, a far scorrere agevolmente gli eventi in una cornice molto gradevole. Il 'teatro nel teatro' è cosa ormai inflazionata, dunque Noble pur avvalendosi di questa tecnica sfrutta il genio del Bardo per portare in scena alcune caratteristiche delle sue opere. Il setting è ovviamente un tipico teatro elisabettiano, che potrebbe ricordare il più conosciuto Globe oppure il primo teatro pubblico chiamato proprio ‘The Theatre’, costruito grazie  all’attore James Burbage. William qui dirige le prove del suo spettacolo distribuendo copioni ed elargendo consigli agli interpreti per poi ritirarsi presso la galleria e prendere altri spunti per continuare a scrivere. Fin qui tutto visto. Ma poi Noble sfrutta la tecnica del multi-plot per arricchire la vicenda. Il personaggio di Falstaff è in effetti presente sia in The merry Wives of Windsor  che nel sub-plot del dramma storico Henry the Fourth; Shakespeare utilizzava queste storie parallele per offrire più punti di vista, per approfondire lo studio del carattere umano ed il suo agire, o magari per arricchire la vicenda con qualcosa talvolta di più leggero. In verità ci si poteva aspettare un accenno scenico alle opere succitate, per essere fedeli a questo intento, ma qui il riferimento è alla presenza delle fate, del magico ed etereo loro mondo e da ciò l’inserimento di A midsummer’s night dream, con tanto di cartelloni ad indicarlo per chi ovviamente non bazzichi tutti i giorni la letteratura inglese. Ne consegue un arricchimento anche visivo grazie al lavoro di Dick Bird, con i costumi di Clancy e le bellissime luci di Jean Kalman e Fabio Barettin.  Giusti ed azzeccati anche i movimenti coreografici di Joanne Pearce. L’impressione generale è di uno spettacolo magari un po’ affollato, ma sicuramente gradevole e pertinente al libretto.

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R. WAGNER, TANNHAUSER - TEATRO COMUNALE DI MODENA, DOMENICA 13 NOVEMBRE 2022

La musica di Richard Wagner torna protagonista in Emilia, soppiantando per un breve periodo il reame assoluto di Giuseppe Verdi e nel giro di una settimana il Teatro Comunale di Modena propone "Tannhäuser", mentre il Teatro Comunale di Bologna mette in scena "Lohengrin".

Un lusso incredibile per chi ama la musica del cigno di Lipsia, ma anche uno sforzo notevole ed encomiabile per i teatri che lo propongono. La produzione di Tannhauser vista a Modena, proviene dall’  Opernfestspiele OH! di Heidenheim, tranquilla cittadina di 50.000 abitanti adagiata tra le verdi colline del Baden - Wuerttenberg, dove ogni estate dal 1969 si tiene tra le rovine del castello Schloss Hellensteinun, un interessante festival musicale.

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Prima mondiale dell'opera lirica DELITTO ALL'ISOLA DELLE CAPRE di Marco Taralli da UGO BETTI a JESI (AN) e a CAMERINO (MC)

Comunicato stampa

16 novembre 2022

 

Nel 130° anniversario della nascita di Ugo Betti (Camerino 1892 – Roma 1953), Jesi e Camerino lo celebrano con una nuova opera lirica ed un percorso di avvicinamento all’autore marchigiano, tra i più rilevanti drammaturghi italiani del ‘900.

 

“Delitto all’isola delle capre”, musiche di Marco Taralli e libretto di Emilio Jona, tratto dal dramma omonimo di Betti, va in scena in prima mondiale al Teatro Pergolesi di Jesi venerdì 25 novembre ore 20,30 e domenica 27 novembre ore 16 con anteprima giovani mercoledì 23 novembre ore 16, e mercoledì 30 novembre ore 21,15 all’Auditorium Benedetto XIII di Camerino. Una nuova commissione e nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona.

 

L’opera e la figura dello scrittore al centro di una serie di incontri di approfondimento grazie al patrocinio e alla compartecipazione del Consiglio Regionale delle Marche.

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OTELLO, G.VERDI - TEATRO VERDI DI TRIESTE, SECONDA COMPAGNIA, 05 NOVEMBRE 2022

Il giorno 5 novembre è andata in scena a Trieste la seconda recita  dell’Otello di Verdi, lo spettacolo d’apertura della stagione e presentava numerosi motivi di interesse, dal ritorno al teatro giuliano di Oren, alla presenza di diverse voci interessanti.

Giudizio ampiamente positivo dal punto di vista musicale, mentre  la resa visiva ha prestato il fianco a qualche criticità.

La regia di Ciabatti riesce ad evocare qualche suggestiva immagine pittorica, ma è poco, se confrontato alla mancanza di una idea forte, che certo non può essere sbiancare il Moro rinunciando al messaggio antirazzista di Verdi, o la soluzione di adottare una scena fissa, peraltro non firmata,  che impedisce al pubblico di vivere quello straordinario viaggio interiore tratteggiato da Boito, che in quattro tappe analizza l’uomo Otello: prima il condottiero, poi il politico, per passare agli affetti personali, per sfociare nel dramma intimo.

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OTELLO, G.VERDI - TEATRO VERDI DI TRIESTE, INAUGURAZIONE DI STAGIONE, 04 NOVEMBRE 2022

Composto fra il 1884 e il 1886 (più di dieci anni dopo Aida), l’Otello rappresenta un punto di svolta non solo per Verdi ma anche per l’opera italiana: il compositore si distacca infatti dalla tradizione soprattutto per quanto riguarda la forma aperta dei suoi numeri musicali. Tuttavia è impensabile che un ultrasettantenne non rimanga fedele a se stesso come confermano ad esempio la cabaletta alla fine del secondo atto e il grande concertato del terzo, invero abbastanza tagliato – forse prendendo spunto dalla versione francese - nell’allestimento andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.

Giulio Ciabatti ambienta la vicenda in una grande stanza blu incorniciata da grandi colonne al cui centro è disposta una pedana multifunzionale: una scena essenziale, molto tradizionale  e, aggiungerei, rassicurante per il pubblico triestino. Al solito i movimenti sono curati e ben studiati, abbastanza vari e le dinamiche fra i personaggi riescono ad emergere, ma non sono sufficienti a colmare il vuoto fisico e soprattutto teatrale sul palcoscenico. Funzionali i costumi di Margherita Platè e calibrato il disegno luci di Fiammetta Baldiserri. 

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FAMILY CONCERT DI FONDAZIONE ARENA
Direttore Orazio Sciortino, violino Piercarlo Sacco, narratore Stefano Guerrieri.
ORCHESTRA DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA. 05 NOVEMBRE 2022

L’offerta artistica di Fondazione Arena si arricchisce di una nuova rassegna: i Family Concerts. Con questa mini serie si possono scoprire piccoli capolavori di musica e teatro musicale adatti al pubblico di tutte le età, godibili anche (e soprattutto) da chi si avvicina per la prima volta a questo repertorio. E infatti la breve durata, di un’ora circa, è pensata per essere leggera e accattivante in modo da poter avvicinare, anche in un modo informale, rilassato, un pubblico magari digiuno di musica classica.

Il primo concerto, dedicato alle favole in musica, ha visto l’esecuzione de “La Gattomachia” di Orazio Sciortino, seguita dai cinque quadri dal balletto “Ma Mère l’Oye” di Maurice Ravel. 

Dopo il suo debutto al Teatro alla Scala nel 2017, la “Gattomachia”  ha conosciuto una fortunata serie di riprese in numerosi festival e teatri d’Italia, a conferma di una bontà di scrittura che pone questa raffinata “favola felina” tra i gioielli musicali del nostro secolo. La Gattomachia è tratta da un testo di Lope de Vega, del 1634, esempio di epica burlesca e narra delle vicende amorose e delle baruffe di due gatti maschi e di una gatta: Sciortino ha adattato il testo per voce recitante, violino solista ed orchestra d’archi, in un lavoro di mezz’ora circa di gradevolissimo ascolto.

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CONCERTO IN MEMORIA DELLE VITTIME DEL COVID-19 - chiesa di San Nicola, Padova

COMUNICATO STAMPA

 

 Nella splendida chiesa di San Nicolò a Padova, un’orchestra ed un coro formato da giovani musicisti veneti dedicano il Requiem di Gabriel Fauré alle vittime della pandemia

Sabato 5 novembre alle 21.00, a Padova, nella suggestiva chiesa romanica di San Nicolò, l’orchestra ed il coro dell’associazione “Il Cimento Armonico” diretti da Gianmaria Fantato Pontini, dedicheranno alla memoria delle vittime colpite dal Covid-19, a tutto il personale sanitario, alle autorità cittadine e alle Forze Armate che si sono impegnate durante la lotta alla pandemia, una delle pagine sacre più raffinate e pregiate: il Requiem per soli, coro e orchestra op. 48 di Gabriel Fauré (1845-1924) nella particolare versione del 1889.

Protagonisti della serata saranno il mezzosoprano calabrese Francesca Gerbasiil baritono vicentino Alberto Spadarotto, l’orchestra ed il coro dell’associazione “Il Cimento Armonico” diretti da Gianmaria Fantato Pontini, nato a Padova nel 1999, pianista, organista e direttore d’orchestra, fondatore e direttore stabile dell’orchestra dell’Associazione “Il Cimento Armonico APS” di Padova. Un particolare debutto in veste di maestro del coro per il tenore, flautista, compositore veronese, padovano di adozione, Gian-Luca Zoccatelli che dopo il debutto al Teatro alla Scala di Milano nel 2008 nei ruoli di Acate e Pirro nella Didone di Francesco Cavalli sotto la direzione di Fabio Biondi e l’orchestra Europa Galante.

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FONDAZIONE ARENA DI VERONA , LA GIOCONDA - TEATRO FILARMONICO DI VERONA, 23 OTTOBRE 2022

Amore e gelosia, intrigo e negre magie. Si potrebbe riassumere così quel polpettone musicale un poco indigesto che è La Gioconda.

Delicatissima persona, proverbialmente distratto, Ponchielli, quando la sera dell' 8 aprile 1876 colse alla Scala, il suo vero, primo successo (dirigeva il veronese Faccio), aveva quarantadue anni. Non è più un giovane, commentò caustico Verdi, nove anni più tardi lo troviamo già al cimitero.

Assieme a Boito, qui librettista  anagrammato in Tobia Gorrio, inventarono un personaggio diverso, vocalmente nuovo, un soprano lirico e drammatico che fosse espressione di rabbia e tenerezza, di splendida voce innamorata e di cupa miseria umana: tutto questo si incrocia nel disegno vocale  e psicologico della cantatrice veneziana.

Peccato che attorno le stanno dei personaggi con una profondità psicologica minima, essendo più simili alla rappresentazione di sentimenti estremi piuttosto che a personaggi drammatici credibili. Avviene così che figure un poco povere drammaticamente come Barnaba, o poverissimi, come Enzo, trovino una collocazione interessante in un contesto più ampio, fatto di cori, di movimenti scenici, di concertati «psicologici».

Un regista de La Gioconda oggi può scegliere due approcci antitetici per la sua messa in scena: o una parodia della storia mettendo in scena “qualcos'altro” (ci si chiede cosa potrebbero inventare Claus Guth o Krzysztof Warlikowski o anche Damiano Michieletto per fare qualche nome) oppure un'interpretazione tradizionale, un' immagine da cartolina di Venezia. A Verona Filippo Tonon non sceglie ovviamente la prima strada, ma tiene conto del budget teatrale sempre più limitato a disposizione delle Fondazioni Liriche e con una messa in scena semplificata depurata da orpelli e cartapesta, disegnando una Gioconda bellissima e molto funzionale, fatta di sapienza nel movimento delle masse in una scenografia che tende ad accennare più che a descrivere la città lagunare, trasportando l’epoca dell’azione da dogale ad austriaca (fine’800, inclusi i bellissimi costumi stile impero di Carla Galleri). Tutto bello, grazioso e funzionale, le 4 ore di spettacolo corrono con garbo in una regia di maniera che odora di naftalina. Peccato che sia tutto già visto e rivisto centinaia di volte e gli echi e i rimandi a  Pizzi  & company rendano lo spettacolo un po' noioso in un’ opera già di per sé noiosissima.

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THE TURN OF THE SCREW (Il giro di vite), VICENZA OPERA FESTIVAL, TEATRO OLIMPICO – VENERDI’ 21 OTTOBRE 2022

opera in un prologo e due atti op. 54 di Benjamin Britten
su libretto di Myfanwy Piper

L’Inghilterra vittoriana narrata da Henry James con i suoi paradossi e le molteplici contraddizioni sociali approda grazie all’opera di Britten sul suolo pluricentenario del Teatro Olimpico di Vicenza in occasione della nuova edizione del Vicenza Opera Festival, che il direttore Iván Fischer continua con successo a proporre per gli amanti dell’opera internazionale. Un racconto incentrato sulla suspense tanto narrativa quanto musicale, grazie ad un tessuto sonoro che alterna linee tratteggiate e discontinue a percorsi più morbidi e riconducibili ad esperienze più classiche. I due orfanelli affidati all’istitutrice, figura popolarissima nei racconti di certa narrativa borghese, qui si trova protagonista, molto più che nell’opera originale scritta da James, di una intricata vicenda gotica i cui interlocutori principali sono essa stessa, i bimbi Miles e Flora e gli spettri del domestico Quint e della ex istitutrice Jessel con cui questi aveva una relazione amorosa.  È un thriller psicologico, un racconto ancor più sconvolgente perché coinvolge dei bambini le cui vite sono addolcite dall’arrivo della cara Governess, ma messe continuamente in pericolo dagli spiriti minacciosi dei due amanti defunti. Il tema del ‘malo’, il mar Morto nominato da Flora, il ‘Benedicite’ invocato dai piccoli nel cimitero della chiesa, questo continuo riferimento alla morte, nonché lo stretto contatto con l’aldilà dei sue defunti, portano inevitabilmente a stringere, appunto, la ‘vite’ intorno ai protagonisti che non riescono più a slegarsi ed a ritrovare la pace di un tempo.

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