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L'ACCADEMIA DI SANTA CECILIA RICORDA YURI TEMIRKANOV

Accademia Nazionale di Santa Cecilia 23-24

                                                                     

YURI TEMIRKANOV E SANTA CECILIA

Uno dei massimi direttori del nostro tempo ci ha lasciati: Yuri Temirkanov è scomparso oggi all’età di 84 anni. Direttore Onorario dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dal 2015 e Accademico Onorario dall’aprile 2007, Temirkanov debuttò sul podio dell'Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel 1979 e da allora, per quarant'anni, il Maestro russo ha stabilito un rapporto continuativo e artisticamente importante con la nostra Istituzione.

Michele dall’Ongaro, Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha voluto ricordarlo con queste parole: “La perdita di Yuri Temirkanov è una gravissima ferita perché il rapporto con il nostro Coro e la nostra Orchestra è stato lungo e intenso e costellato da tappe fondamentali per la costruzione della storia della nostra Istituzione. L'arte di Temirkanov, la sua capacità, la sua intelligenza, il suo modo ineguagliabile di modellare la musica, il suono ricco di storia, di morbidezza e di intelligenza che riusciva ad ottenere dalle nostre compagini rimangono esempi ineguagliati di civiltà musicale e non solo. Lo piangiamo con grandissima tristezza e riconoscenza”.

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AMLETO, FRANCO FACCIO - TEATRO FILARMONICO DI VERONA, REPLICA DI 29 OTTOBRE 2023

“Ma bisogna pur dire che ora, riandando nella mente l’Amleto compiuto, mi pare di rinvenirvi l’idea di quel tale melodramma così fatto, presentito, sognato e invocato dall’arte e un pochino anche dal pubblico”. Con queste parole il solerte Arrigo Boito, sempre alla ricerca della nuova scoperta melodrammatica che scuotesse le acque rese stagnanti dalla presenza preponderante dell’anziano Verdi, in attesa del proprio Mefistofele, proclamava l’importanza dell’Amleto di Franco Faccio  andato in scena a Genova nel 1865. Faccio non era uno sconosciuto: solo due anni prima e questa volta alla Scala, era andato in scena con buon successo “I profughi fiamminghi” su libretto di Emilio Praga e Verdi l’aveva pure apprezzato, non si sa se più per scherno o per verità. Aveva tuttavia messo in guardia il giovane compositore veronese dal troppo smarcato impegno che non corrispondeva ad un autentico rinnovamento dall’interno. Impegno di un'apertura verso un tipo di opera che era ancora il "grand-opéra” meyerbeeriano  filtrato dall’esperienza verdiana con qualche tocco orchestrale “alla Wagner” prima maniera e con un uso abbastanza insistito del declamato nel canto. In Faccio, se di influenza wagneriana si può parlare, questa appare limitata ad un più esteso utilizzo dell’armonia cromatica, quasi maniacale, ma non nella drammaturgia e nemmeno nella concezione dei Leitmotiv. L’Amleto si può dunque considerare un’opera di transizione che cerca di provocare una cesura con la tradizione operistica precedente, pur rimanendo debitrice però, ancora di  innegabili manierismi. Nonostante le inclinazioni wagneriane di Faccio, questa dell’Amleto è musica che rimane prettamente “italiana”, con arie, duetti e cori tradizionalissimi. Alcuni passaggi potrebbero addirittura essere usciti dalla penna dello stesso vituperato (per Boito e Faccio) Verdi, soprattutto la marcia funebre di Ofelia, che è assolutamente il punto più memorabile e bello dell'intera partitura.La ripresa dell’Amleto alla Scala nel 1871  ebbe esito catastrofico, in parte per la mediocre esecuzione, togliendo questo interessante ma troppo ambizioso compositore dall’agone operistico  e lasciandolo a quello di direttore d’orchestra dove raggiunse risultati eccelsi.Riscoperta la partitura e in parte revisionata tra le due (uniche) versioni, Anthony Barrese dell'Opera Southwest (Albuquerque) ha realizzato un'edizione esecutiva dal manoscritto autografo e da una partitura per canto e pianoforte, edizione successivamente utilizzata dal Festival di Bregenz nel 2016 per la rinascita europea dell'opera di Faccio come parte delle celebrazioni per i  400 anni di Shakespeare. La Fondazione Arena di Verona decise di mettere in scena l’Opera nella città del compositore nel nefasto anno della pandemia. Dopo vari rinvii e cambi di cast anche all’ultimo momento, Amleto è finalmente andato in scena sulle tavole del Teatro Filarmonico con un esito molto felice.

Il merito principale va ovviamente alla sterminata compagnia di canto che si è dovuta trovare di fronte uno spartito ed un’opera senza una tradizione esecutiva a cui appoggiarsi, studiando e assimilando una musica che probabilmente (anzi sicuramente) non entrerà mai in repertorio.

Finalmente abbiamo udito “Amleto con l’Amleto”, perché la voce di Angelo Villari nel ruolo del titolo è pressoché perfetta. Proiezione stupefacente, tenuta impeccabile per tutte le tre ore dello spettacolo nel quale è quasi sempre presente in scena, nessuna difficoltà nei pericolosissimi passaggi di registro che, quasi a trabocchetto, Faccio pone praticamente ogni due per tre. Aiutato da una regia non particolarmente esigente, Villari si concentra esclusivamente a tornire il declamato della sua parte in maniera veramente esemplare, portando a termine la recita in maniera convincente dalla prima all’ultima nota.

Suo perfetto contraltare è stato il Claudio di Damiano Salerno, anch’egli quasi sempre in scena e con una parte che insiste sul canto di conversazione e sulla parte alta del rigo baritonale, raggiungendo il culmine nel “O padre nostro ~ che sei nel cielo” cantato con maestria encomiabile nel rendere tinta e suggestione.

La Gertrude di Marta Torbidoni si conferma cantante di altissima qualità, non solo dal punto di vista vocale, perché è  inappuntabile nella sgraziata sua parte scritta da Faccio, tutta intessuta di salti di ottava e accenti al limite del verismo. Ma anche per una interpretazione veramente credibile. La sua non facile aria “Ah che alfine all'empio scherno” al terzo atto riceve giustamente applausi convinti.

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PELLÉAS ET MÉLISANDE, C. DEBUSSY – VICENZA OPERA FESTIVAL AL TEATRO OLIMPICO, 26 OTTOBRE 2023

Siamo arrivati all’edizione 2023 del Vicenza Opera Festival, fortemente voluto nella città berica dal suo Direttore artistico Ivan Fischer, proprio perché come detto nelle passate edizioni, si svolge in quello che con nostro grande orgoglio egli definisce uno dei teatri più belli al mondo. Organizzata dal team di Fischer, la Ivan Fischer Opera Company, quest’anno è andata in scena la tragedia Pelléas et Mélisande,  raggiungendo, come l’anno scorso per The turn of the Screw, anche quel pubblico un po' più ricercato che si reca maggiormente di buon grado a teatro se non sono proposte le solite opere di repertorio standard. Il programma del breve Festival ha previsto 3 recite dell'opera ed un concerto sinfonico, che hanno registrato alto gradimento come per le edizioni precedenti. Segno che Vicenza è un palcoscenico molto vivo e che il pubblico locale o in visita ha fame di musica, bellezza, arte e che quando si organizzano eventi interessanti risponde sempre con fervore.

Il supervisore dello spettacolo è lo stesso Fischer, anche in veste di regista, ma coadiuvato dalla sua squadra di collaboratori che comprende alla regia stessa Marco Gandini,  Andrea Tocchio per le scene, Anna Biagiotti per i costumi e per le luci Tamás Bányai.

Pelléas et Mélisande andò in scena nel 1902 dopo anni ed anni di lunghissima gestazione e si pone su di un piano completamente diverso rispetto a quanto ascoltato nel secolo precedente; fu definita rivoluzionaria per stile e contenuti, priva forse di quel ‘languore’ trasognante cui il pubblico era stato abituato.

Utilizzando tutto lo spazio a disposizione dell’ Olimpico viene occupata anche la cavea solitamente  destinata all’orchestra, cercando di ricostruire gli ambienti immersi nel verde, ora foresta, ora parco del castello, ecc., in cui si possono vedere accennati anche gli altri luoghi in cui agiscono i fratelli Pélleas e Golaud e tutti gli altri. Un sistema composto da piattaforme mobili fa sì che vengono innalzate man mano per creare quanto occorre in mezzo alla scena. I professori della Budapest Festival Orchestra son immersi e mimetizzati in tutta questa ambientazione, quasi a concepire una musica soave che prenda vita dagli eventi stessi che si susseguono.  Problemino del teatro Olimpico è riuscire a cogliere ogni volta l'insieme da tutte le angolazioni,  ma quest'anno siamo stati fortunati riuscendo ad avere una visuale abbastanza buona che permettesse di notare tutti questi dettagli.

Le voci, inoltre, per quanto splendidamente enfatizzate dall'acustica ampia, purtroppo vengono inghiottite dalle vie di Tebe della scenografia scamozziana quando gli interpreti si girano leggermente, non potendo chiaramente rimbalzare su un fondo piatto.

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LA BOHÈME, GIACOMO PUCCINI – TEATRO VERDI DI PADOVA, RECITA DI DOMENICA 22 OTTOBRE 2023

In previsione dell’anniversario della scomparsa di Giacomo Puccini che sarà ricordata nel 2024 ormai prossimo, molti teatri hanno doverosamente inserito nei propri cartelloni uno o più titoli del prestigioso catalogo pucciniano ed anche il Teatro Verdi di Padova omaggia il lucchese con la più classica delle opere ed anche tra le più amate dal pubblico, ossia una Bohème giovane, garbata e colorata.

La regia è affidata a  Bepi Morassi che si affida alle scene di Fabio Carpene per concretizzare questo allestimento fresco, frizzante e strettamente funzionale ai vari quadri rappresentati. Non è la prima volta in verità che assistiamo ad una sorta di scatola/impalcatura dove si svolge la storia raccontata e che di volta in volta svela con piccole suggestioni gli episodi che si succedono. Qui è una impalcatura agevole, che si rende funzionale con le luci, i diversi accorgimenti aggiunti all'occorrenza, la scalinata esterna che collega i vari ambienti e che torna utile per i movimenti dei cantanti. Insomma una scenografia non originalissima ma che rende lo spettacolo fruibile e scorrevole. Dal punto di vista drammaturgico sono molto bravi gli interpreti a non confondere gioventù con svogliatezza o inedia; tutti gli interpreti mostrano bene quanta sia la voglia di vivere e di divertirsi, ma sono anche tristemente consapevoli delle difficili condizioni in cui versano tutte le loro vite.

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I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA – GIUSEPPE VERDI, TEATRO REGIO DI PARMA, 15 OTTOBRE 2023

È piuttosto rara la possibilità di ascoltare dal vivo I Lombardi alla Prima Crociata, titolo di un giovane Verdi motivato dal successo del precedente Nabucco, che riuscì a replicare rievocando diverse intuizioni musicali dal più celebre titolo e sviluppando una nuova opera nel solco dello stesso filone patriottico-risorgimentale. Se il libretto di Temistocle Solera non è certo tra i più ispirati - imperniato su una trama quantomai contorta tratta dal poema epico di Tommaso Grossi -diverse sono le soluzioni innovative che fanno di questa partitura uno spazio sperimentale di notevole interesse, con sonorità di grande potenza e ardite soluzioni inedite in contesto operistico (pensiamo all’assolo di violino dal sapore paganiniano che apre l’atto terzo - magistralmente eseguito da Mihaela Costea - o al ruolo preponderante affidato ai numerosi concertati). Stupisce insomma che certa critica additi i Lombardi come lavoro minore e musicalmente volgare, quando in realtà ricco di spunti certamente acerbi ma altrettanto affascinanti.

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I DUE FOSCARI, GIUSEPPE VERDI – TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, RECITA DI SABATO 14 OTTOBRE 2023

Dopo diversi decenni torna alla Fenice di Venezia il titolo verdiano che vede svolgere le sue vicende proprio nel capoluogo veneto, in una produzione in collaborazione col Maggio Musicale Fiorentino e proposta in 5 recite, l’ultima delle quali è quella a cui ci riferiamo in questo articolo. Venezia è città di grande fascino e mistero ed è naturale che molti tra poeti, artisti e naturalmente musicisti abbiano prestato la propria arte alla celebrazione della sua bellezza e della storia. Così Lord Byron che vi trascorse ben tre anni, dovette trovare particolarmente interessante per il suo dramma la storia del longevo doge  Francesco Foscari e le sfortunate vicende relative al figlio Jacopo.

Sembra quasi percepire l’animo particolarissimo del poeta inglese nel libretto di Francesco Maria Piave, con le sue tinte fosche ma intense a cui il regista Grischa Asagaroff ha attinto per concepire questo spettacolo. Siamo nel quindicesimo secolo e mette in scena una garbata rappresentazione in linea con l’epoca, avvalendosi delle scene e dei costumi di Luigi Perego che con i suoi chiaro scuri ci proietta in atmosfere sospese e pregne di pathos.

Niente di particolarmente spettacolare o innovativo comunque: semplicemente troneggia al centro del palco una torre girevole che richiama il monumento dedicato al Doge Foscari nella basilica dei Frari, che roteando appunto su se stessa crea di volta in volta le diverse ambientazioni, con qualche aggiunta significativa intorno. Lo spettacolo è tutto sommato scorrevole e gli interpreti più che altro stanno innanzi o intorno a questo imponente elemento scenico cercando di aggiungere del proprio vissuto ai diversi personaggi. L’insieme è comunque pertinente e di buon gusto. Anche le coreografie di Cristiano Colangelo sono delicate e piacevoli.

Una particolare energia ha pervaso tutto lo spettacolo, intesa come espressione di valore, di orgoglio, di resistenza tanto nel personaggio del Doge quanto in suo figlio, nella sposa caparbia e volitiva, e persino nei ruoli di contorno. Ne consegue che già con l’orchestra condotta da Sebastiano Rolli si è avvertita una sensazione di possanza, di orgogliosa manifestazione musicale, tradotta in una particolare veemenza nei suoni, dai ritmi interessanti e certo adatti agli accadimenti, ma che hanno portato gli interpreti a forzare spesso sui volumi e talvolta con risultati perfettibili. 

Luca Salsi si è trasformato nel Doge personificandolo al meglio delle sue possibilità con rigore, espressività e sfruttando le caratteristiche della voce austera di suo, ampia e profonda quando serve. Il figlio Jacopo è stato un Francesco Meli che probabilmente ha accusato un po’ la stanchezza dell’ultima recita, dando comunque tutto se stesso al personaggio dal destino non semplice, mostrando ancora una volta il bel timbro vocale che tutti conosciamo, se pur con qualche passaggio non perfetto. Anastasia Bartoli possiede certamente uno strumento canoro poderoso e ricco su tutta la sua tessitura; probabile che l’ energia dell’orchestra l’abbia spinta a cercare un suono più corposo che variegato, donando anche al suo personaggio un carattere parecchio vigoroso vocalmente.

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IL TROVATORE, GIUSEPPE VERDI - TEATRO REGIO DI PARMA, RECITA DEL 5 OTTOBRE 2023

Terzo titolo in cartellone al XXIII Festival Verdi, Il Trovatore va in scena al Regio in una nuova produzione che segna il debutto parmigiano di Davide Livermore. Contestato alla Prima da un pubblico notoriamente conservatore e accolto piuttosto tiepidamente anche in questa replica, l’allestimento proposto ha solo in apparenza il taglio provocatorio del Regietheater, ma l’approccio drammaturgico nel narrare la vicenda non si scosta tutto sommato dal solco della tradizione. Il regista torinese- in collaborazione con Carlo Sciaccaluga e dall’ormai rodato team composto da Giò Forma per le scene e D-Wok per le video proiezioni, con costumi di Anna Verde e luci di Antonio Castro, ripropone la sua consueta e riconoscibile cifra stilistica fatta di scenari distopici e cupi, trasposti in un’indefinita epoca post-apocalittica rievocata anche nei suoi ben noti Attila e Macbeth scaligeri. Al Quattrocento aragonese si sostituisce una periferia di freddo cemento e strutture metalliche, dove regna il degrado in una sorta di violenta guerra civile tra poli opposti della società: gli emarginati (rappresentati da circensi in luogo della comunità zingara) e i potenti (il cui simbolo sono i palazzi di cristallo sullo sfondo, che andranno a fuoco nel finale). Salvo pochi elementi strutturali in scena, il tutto prende vita attraverso il consueto ledwall che propone sul fondale una sequenza di animazioni senza soluzione di continuità, a tratti evocativa e a tratti illustrativa scadendo nel didascalico: suggestiva per esempio è l’insistente pioggia di cenere come monito costante della pira, più banali invece la luna quando viene nominata nel libretto, il fondale rosso quando si cita il sangue, una sostanza liquida quando si rievoca il veleno bevuto da Leonora. Come anticipato, aldilà della trasposizione più o meno apprezzabile a sensibilità personale, lo spettacolo ha il pregio di mantenere sempre alta l’attenzione dello spettatore, in una resa nel suo complesso dinamica e suggestiva che scorre fluida e coerente con se stessa. Unica eccezione la scelta che vede l’esecuzione di “Tu vedrai che amore in terra” allestita su un palcoscenico metateatrale con lampadari che calano improvvisamente dall’alto e specchi rivolti verso la sala semi-illuminata: che si tratti di una citazione o di una maldestra emulazione del Don Giovanni scaligero di Carsen, ci pare una soluzione isolata e gratuita che non va oltre ad un omaggio al melodramma in sé, che in questa regia nulla vale se non a distogliere il focus dalla tensione drammatica del momento.

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DIE ZAUBERFLÖTE, WOLFGANG AMADEUS MOZART – TEATRO PONCHIELLI DI CREMONA, RECITA DI DOMENICA 08 OTTOBRE 2023

‘Il flauto magico di Mozart’ ha per sua natura diremmo ‘mitica’ una sorta di aura magica che potenzialmente concede a registi e sceneggiatori di rimaneggiare il contenuto per adattarlo alle più svariate interpretazioni. D’altra parte spesso ci si affida al gusto dell’epoca o al momento storico in essere. Certo è che il mondo fiabesco cui si ispira il Singspiel di Mozart con le argute parole di Schikaneder ci porta sempre in una dimensione da sogno, che ci allontana per un po’ dal quotidiano e ci rimanda a qualcosa di misterioso grazie ai personaggi che l’opera stessa racconta. L’idea del regista Ivan Stefanutti in questo caso non intende assolutamente sconvolgere, e per fortuna aggiungiamo, il senso del libretto, anzi pur con una sua interpretazione, cerca di rendergli giustizia semplicemente cercando la magia raccontata nel mondo misterioso ed ampiamente celebrato dell’Oriente, con i profumi che possiamo immaginare e soprattutto i colori. L’atmosfera è soffusa su sfondi dai colori accesi e caldissimi, i costumi sono scintillanti ed anche se non possiamo definirla una imponente rappresentazione cinematografica, con il giusto quantitativo di elementi scenici ed una gestione drammaturgica intelligente, possiamo dire che il regista ha ottenuto il suo scopo.

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IL PAESE DEI CAMPANELLI – Carlo Lombardo, Virgilio Ranzato. Teatro Coccia di Novara, 1 Ottobre 2023

Quale migliore occasione del centenario dalla composizione, per riportare l’operetta alla ribalta con uno dei titoli più noti? Il Teatro Coccia di Novara - in collaborazione con il Festival della Valle d’Itria - ripropone dopo il debutto a Martina Franca “Il Paese dei Campanelli” di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, in una produzione di altissima qualità in grado di dare nuovo rilievo a un genere oggi poco frequentato e ingenuamente considerato minore, suggestivo ibrido di prosa e teatro musicale.

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IL SETTEMBRE DELL’ACCADEMIA 2023 - CONCERTO DELLA DRESDNER PHILHARMONIE, VERONA 05 OTTOBRE 2023

Trionfale chiusura del XXXII Festival del "Settemre dell’Accademia" con uno strepitoso concerto della Dresdner Philharmonie nel nome di Mozart, Schumann e Čajkovskij, che ha visto sul podio il direttore polacco Krzysztof Urbanski.

Fondata nel 1870 su iniziativa di alcuni cittadini benemeriti, l'Orchestra Filarmonica di Dresda ha segnato da subito il panorama musicale della citta tedesca. Dal 1885 in poi iniziò la sua stagione concertistica in maniera regolare fino a quando nel 1923 l'orchestra assunse il nome attuale. Nei primi decenni, sul podio salirono con le loro opere compositori come Brahms, Čajkovskij, Dvořák e Strauss. Paul van Kempen lo trasformò in un ensemble di primo livello dal 1934 in poi e dopo di lui hanno lasciato il segno nomi leggendari come Kurt Masur (direttore onorario dal 1994), Marek Janowski, Rafael Frühbeck de Burgos e Michael Sanderling, tra gli altri. Insomma una delle orchestre sinfoniche più blasonate della storia europea.

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74° Ciclo di Concerti del Centro Organistico Padovano - Santuario Madonna Pellegrina

Al Santuario della Madonna Pellegrina in Padova, ritorna nel mese di ottobre 2023 il 74° Ciclo di concerti promosso dal C.O.P. Centro Organistico Padovano nel suo 36° anno di attività. Il ciclo di concerti intitolato "Opificium Musicae - La fabbrica della musica" prende forma, come spiega la direttrice artistica Viviana Romoli, "con l'obiettivo di ...

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SETTEMBRE DELL’ACCADEMIA FILARMONICA DI VERONA - TERZO CONCERTO CON LA ROYAL PHILHARMONIC ORCHESTRA , SABATO 16 SETTEMBRE 2023

Davvero spettacolare la lista di eventi in programma al ‘Settembre dell’Accademia Filarmonica’ che anche quest’anno ospita orchestre di grande prestigio a livello internazionale, rendendo orgogliosa la città scaligera e confermando l’altissima qualità del festival arrivato alla sua trentaduesima edizione, e soprattutto rendendo felici coloro che hanno la fortuna di assistere ai concerti in calendario. È stata la volta della Royal Philharmonic Orchestra guidata dal suo direttore musicale Vasilij Petrenko con la meravigliosa Julia Fischer al violino, protagonista del secondo pezzo in programma.

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IL FESTIVAL PUCCINI 2024 - UN CARTELLONE STRAORDINARIO PER L'ANNO PUCCINIANO FIRMATO DA PIER LUIGI PIZZI

Per Celebrare il Maestro a 100 anni dalla morte il Festival Puccini di Torre del Lago alla sua 70.a edizione presenta un cartellone che ripercorre la parabola artistica di Giacomo Puccini.

6 titoli pucciniani in programma dal 12 luglio al 24 agosto

Sarà Pier Luigi Pizzi a firmare il cartellone 2024 del Festival Puccini, nominato dal Consiglio di amministrazione presieduto da Luigi Ficacci, direttore artistico per questa edizione speciale del Festival di Torre del Lago per  celebrare la sua 70.a edizione e l’anniversario della scomparsa di Giacomo Puccini. Con Pizzi alla direzione artistica,  in stretta collaborazione il direttore d’orchestra Jan Latham Koenig con l’ incarico di curare la qualità artistica dell’organico orchestrale e corale.

Rispondendo agli indirizzi dell’Amministrazione Comunale di Viareggio- dichiara il presidente della Fondazione Luigi Ficacci- fortemente impegnata  con numerosi altri progetti che coinvolgeranno i luoghi pucciniani di Viareggio e Torre del Lago,  il consiglio di amministrazione ha dato vita ad un programma davvero straordinario per contrappuntare l’anno pucciniano e celebrare con tanta musica la 70.a edizione del Festival dedicato al Maestro”.

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Festival degli Olimpici, 19-24 settembre, al Teatro all'Antica – Teatro Olimpico di Sabbioneta

Debutta a Sabbioneta (Mantova) nello straordinario ed unico Teatro all’Antica – Teatro Olimpico, il “Festival degli Olimpici” una rassegna musicale ideata dall’Associazione culturale Concetto Armonico in collaborazione e con il sostegno del Comune di Sabbioneta.

Concetto Armonico vanta già una tradizione decennale alla guida del festival “Vicenza in Lirica” al Teatro Olimpico di Vicenza che, con la sua storia, è diventato tra i più ricercati dal pubblico, dalla critica e anche dai giovani artisti grazie al percorso formativo che li porta a debuttare in uno dei teatri più belli al mondo. Lo stesso progetto riguardante la musica lirica si vuole intraprendere anche a Sabbioneta che vanta un ulteriore gioiello architettonico progettato dall’Architetto vicentino Vincenzo Scamozzi e realizzato tra il 1588 e 1590: il Teatro all’Antica – Teatro Olimpico. Una proposta immediatamente accolta dal Sindaco di Sabbioneta Marco Pasquali che ha dato fiducia alla proposta del direttore artistico Andrea Castello (presidente dell’Archivio storico Tullio Serafin e direttore artistico del festival “Vicenza in Lirica”) di programmare una serie di concerti che possano arricchire il fine settimana sabbionetano dal 22 settembre al 24 settembre con la presenza delle eccellenze della lirica.

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IL SETTEMBRE DELL'ACCADEMIA FILARMONICA DI VERONA - CONCERTO INAUGURALE

Apertura del trentaduesimo Fesitival Internazionale di Musica “il Settembre dell’Accademia” con un entusiasmante concerto dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta dal suo direttore musicale Juraj Valčuha assieme al pianista Stefano Bollani.

Concerto che ha visto nel programma il filo conduttore di un’ America che va da Dvořák con la sua Sinfonia n.9 in mi minore Op. 95 "Dal Nuovo Mondo" fino al “Red, da Color Field” della compositrice inglese ma naturalizzata americana  Anna Clyne, passando per la Rhapsody in blue di Gershwin e dall’ overture dell’opera Candide di Bernstein.

Si comincia con Candide, l’operetta tratta dal romanzo di Voltaire permette all'Orchestra e al suo direttore di “scaldare il motore” con la scoppiettante musica che riempie i 5 minuti del lavoro.

Musica che richiama Rossini nel colore e nel celebre crescendo con cui si chiude. Ma quella che potrebbe essere percepita come musica naif per la sua spontaneità comunicativa quanto per il suo emergere dai generi più popolari, nasconde in realtà una scrittura molto complessa da maneggiare e insidiosa. Perfetta nel gesto e  nella immediatezza ricettiva dell’Orchestra, la direzione di Valčuha.

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La Juive - Inaugurazione Stagione d'Opera e Balletto 2023-2024

Inaugurazione della Stagione d’Opera e di Balletto 2023-2024 LA JUIVE Passioni che bruciano e sentimenti assoluti nel grand-opéra di Halévy diretto da Daniel Oren nell’imponente allestimento di Stefano Poda Teatro Regio, giovedì 21 settembre 2023 ore 20,00. Questa inaugurazione di Stagione si configura come un avvenimento storico: un secolo e mezzo dopo l’ultima rappresentazione al Teatro Regio, avvenuta nel 1885 nella versione in lingua italiana, va in scena La Juive (L’ebrea) di Fromental Halévy, su libretto di Eugène Scribe, in un nuovo allestimento del Teatro Regio che trasforma il palcoscenico (utilizzandone anche lo sfondato dorsale) in una imponente cattedrale laica. Per la sua inaugurazione, il Regio colma questo enorme vuoto esecutivo proponendo il grand-opéra per la prima volta a Torino in lingua originale francese. La guida internazionale Musique & Opéra 23-24 la segnala tra le dieci opere da non perdere in questa Stagione. La Prima è in programma giovedì 21 settembre alle ore 20, cui seguiranno cinque recite fino al 3 ottobre. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio sale Daniel Oren, direttore di grande prestigio e appassionato conoscitore della Juive, opera che ha già diretto due volte (Royal Opera House di Londra nel 2006 e Opéra de Paris nel 2011). La nuova e attesissima produzione è di Stefano Poda, regista profondamente legato a Torino, che per il Regio ha creato allestimenti spettacolari (Thaïs, Turandot, Faust) e che, come di consueto, firma regia, coreografia, scene, costumi e luci. Regista collaboratore è Paolo Giani Cei. Protagonisti sono Mariangela Sicilia (Rachel), Gregory Kunde (Éléazar), Riccardo Zanellato (Brogni), Martina Russomanno (Eudoxie), Ioan Hotea (Léopold) e Gordon Bintner (Ruggiero). Il Coro – istruito dal maestro Ulisse Trabacchin – è nella Juive una presenza importante e rappresenta con forza il popolo.

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COSÌ FAN TUTTE, W. A. MOZART – FESTIVAL VICENZA IN LIRICA AL TEATRO OLIMPICO, SABATO 9 SETTEMBRE 2023.

Fa sempre molto piacere quando un Festival organizzato e promosso da giovani prende il largo con gli anni per guadagnarsi sempre più spazio nella città che lo ha visto nascere ed anche oltre. Siamo arrivati all’undicesima edizione di Vicenza in Lirica, un festival che parte dall’estate per concludersi felicemente in autunno con tanti eventi culminanti nell’opera che vede protagonisti i vincitori del Concorso Tullio Serafin, nello specifico quest’anno ‘Così fan tutte’ di Mozart, premiata da un sold out per la prima recita di sabato sera. Spiace solo per la concomitanza che ha coinvolto il concerto in Piazza dei Signori dedicato alla indimenticata Maria Callas, svoltosi sempre nella stessa serata. Speriamo che in futuro l’Amministrazione comunale sia più attenta a ‘spalmare’ su diverse date eventi così significativi che auspichiamo diventino ancora più frequenti. 

Interessante la chiave di lettura che il regista Cesare Scarton ha dato del libretto e che ci trova pienamente concordi, considerando i tempi in cui ci troviamo e come spesso finiscono i rapporti di coppia. Si evidenzia come in realtà i protagonisti vittime di una burla si trovino proiettati in una dimensione parallela che, forse senza neanche troppo stupore, svela quanto sin dall’inizio le due coppie fossero davvero male assortite e come i sentimenti celati nei confronti del partner dell’altro/a vengano irrimediabilmente alla luce quando messi alla prova. Nessun finale scoppiettante nei destini ormai stravolti: non si torna indietro né si prosegue per la nuova strada, forse per lo shock o per la vergogna: si prende atto e basta; la vita continua in altro modo.   

Frizzantissimo però è lo spettacolo che è fatto da giovani e ne esalta le caratteristiche fisiche ed attoriali, con una scelta di costumi, opera di Anna Benvenuti, che mettono in risalto i colori e le nuance che la giovinezza porta con sé, volutamente un po’ kitsch e scanzonati. 

Rispetto alla serata conclusiva del concorso Serafin cui abbiamo assistito, abbiamo notato un lavoro di approfondimento sulle voci in generale per tutti gli interpreti sul fraseggio, interpretazione e tecnica, che per qualcuno un po’ più acerbo ha portato a notevoli risultati. Le voci corrono sulla sala non enorme dell’Olimpico che raccoglie sonorità generose ed ampie. Spiccano le voci femminili, con una ottima Fiordiligi di Arianna Giuffrida, dalla voce voluminosa la cui personalità decisa  riesce a coniugare la gioia per sentimenti mai provati prima con un senso di smarrimento per aver tradito la sua natura precedente. Più scanzonata la Dorabella di Benedetta Mazzetto, anch’ella di incontenibile brio e presenza scenica sciolta grazie ad uno strumento vocale sicuro e duttile. Assolutamente fantastica Francesca Maria Cucuzza nel ruolo di Despina: scanzonata, padrona della scena, vocalmente sicura e generosa, una colonna dello spettacolo a nostro avviso. Matteo Torcaso è dal suo canto un perfetto Don Alfonso traffichino e beffardo, cinico a tratti, forte di una bella personalità in scena ed un canto appropriato al suo ruolo un po’ crudele. Ferrando e Guglielmo sono rispettivamente Haruo Kawakami e Said Gobechiya, in linea con lo spirito dello spettacolo sanno essere scanzonati quanto basta fino alla batosta emotiva che vanifica le loro convinzioni. Kawakami ci sembra migliorato su pronuncia e fraseggio, a fronte di un timbro setoso che sentiremmo ancora in altri ruoli;  Gobechiya ha una voce più ‘raccolta’ e comunque interessante, che siamo sicuri fiorirà col tempo e svilupperà tutte le sue potenzialità.

Altra protagonista l’ Orchestra dei Colli Morenici diretta da Marco Comin, coadiuvato da Fausto Di Benedetto al forte-piano. Il suono è limpido e brillante, gli interpreti sono accompagnati passo passo tra le scintillanti cromie e i giochi di ritmo di cui la partitura è pregna.  Forse un po’ sacrificata rispetto alla nostra postazione per la predominanza delle voci poste sul palco rispetto alla buca, ma si percepisce chiaramente il lavoro svolto, il connubio con il palco, la coesione tra gli elementi di tutto lo spettacolo.

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TEATRO ALLA SCALA IN ARENA – GIOVEDI’ 31 AGOSTO 2023

Il Festival 2023 all’Arena di Verona si avvia alla conclusione con l’ultima delle serate speciali dedicate ad eventi o interpreti prestigiosi. E non potremmo essere più d’accordo sul prestigio che vantano gli ospiti del 31 agosto, occasione più unica che rara in cui L’Orchestra del Teatro alla Scala con il Maestro Riccardo Chailly hanno offerto un concerto dedicato all’estro di Giuseppe Verdi con le sue sinfonie d’opera ed i cori per cui siamo famosi in tutto il mondo. L’occasione è fornita dall’uscita recentissima del CD ‘Verdi Choruses’ da cui sono tratti quasi tutti i pezzi presentati, nonché una tournée europea che partendo proprio dalla città scaligera toccherà le più importanti città del vecchio continente portando in alto il nome della nostra patria fino alla tappa conclusiva a Parigi.

Anche se l’anfiteatro non è famigliare ai professori guidati da Chailly stupisce con quanta immediatezza l’orchestra si sia ambientata, non trovando alcuna difficoltà nell’acustica particolarissima, che spesso offre echi o rimbombi del suono soprattutto quando particolarmente squillante; l’immensa orchestra della Scala ha dimostrato che precisione e sentimento possono coesistere quando la professionalità è ad altissimi livelli.

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Omaggio a Ennio Morricone tra parole e musica con Angela Forin e Gian-Luca Zoccatelli, sabato 2 settembre 2023, ore 21,15, Teatro Giardino di Palazzo Zuckermann

 

Castello Festival 2023

Teatro Giardino di Palazzo Zuckermann
21 giugno – 9 settembre 2023
 

Omaggio a Ennio Morricone tra parole e musica 

La tromba, un barattolo e una scacchiera: tre indizi per raccontare Ennio Morricone. Inizierà così l’incontro tra parole e musica che si terrà di sabato 2 settembre 2023, ore 21.15, all’interno del cartellone di eventi di Castello Festival 2023. Nella splendida cornice del Teatro Giardino di Palazzo Zuckermannla musicologa Angela Forin e il compositore e polistrumentista Gian-Luca Zoccatelli omaggiano la storia di uno dei più geniali compositori del nostro tempo.

Ennio Morricone non ha bisogno di presentazioni: è universalmente considerato uno dei massimi autori di musica per film.

Non solo Maestro di colonne sonore indimenticabili, ma soprattutto un grande comunicatore tra immagine e suono. “Ennio Morricone - come ci anticipa la musicologa Angela Forin - comunica con la sua musica, descrive, racconta, scava, indaga. Una musica che appena la ascolti non la dimentichi più, arriva diretta, ti afferra, ti cattura. È quello dovrebbe essere veramente la Musica con la M maiuscola: un ponte fra ragione ed emozione, fra razionale e irrazionale, conscio e inconscio”.

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"Sull'ali dorate”, Fondazione Arena di Verona lancia il podcast per celebrare il Centesimo Opera Festival

 
Realizzato in collaborazione con Corriere della Sera e con il sostegno di Unicredit. 
Grandi firme del giornalismo e celebri voci della lirica raccontano lo spettacolo dell’Opera

Verona, 25 agosto 2023 - Fondazione Arena di Verona lancia, in collaborazione con Corriere della Sera e con il contributo del Major Partner Unicredit, una serie podcast in otto puntate per celebrare il Centesimo Opera Festival. È infatti disponibile da ieri la prima puntata de “Sull’ali dorate”, che racconta la lirica areniana attraverso grandi temi e voci della scena italiana e internazionale, con la conduzione della giornalista Roberta Scorranese.

Saranno le più importanti firme della testata di via Solferino a guidare gli ascoltatori nell'approfondimento dei legami tra Opera e tematiche che spaziano dalla geopolitica al genere, dalla moda alla lingua, passando per la cultura culinaria fino al cinema e alla televisione.

“Il successo del Centesimo Opera Festival è il segno di quanto lo spettacolo lirico sappia essere, ancora oggi, attuale. Un successo di cui la serie podcast ‘Sull’ali dorate’ vuole essere testimone: un prodotto indelebile grazie a cui, attraverso importanti firme del giornalismo, il grande pubblico possa riflettere e godere dell’universalità del racconto operistico, capace di rappresentare i tanti aspetti di cui l'umanità si compone: l'amore, il potere, la gelosia, la cucina, i media, la moda, il Belpaese”, ha sottolineato il Sovrintendente Cecilia Gasdia in merito al progetto.

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