Il Festival 2023 all’Arena di Verona si avvia alla conclusione con l’ultima delle serate speciali dedicate ad eventi o interpreti prestigiosi. E non potremmo essere più d’accordo sul prestigio che vantano gli ospiti del 31 agosto, occasione più unica che rara in cui L’Orchestra del Teatro alla Scala con il Maestro Riccardo Chailly hanno offerto un concerto dedicato all’estro di Giuseppe Verdi con le sue sinfonie d’opera ed i cori per cui siamo famosi in tutto il mondo. L’occasione è fornita dall’uscita recentissima del CD ‘Verdi Choruses’ da cui sono tratti quasi tutti i pezzi presentati, nonché una tournée europea che partendo proprio dalla città scaligera toccherà le più importanti città del vecchio continente portando in alto il nome della nostra patria fino alla tappa conclusiva a Parigi.
Anche se l’anfiteatro non è famigliare ai professori guidati da Chailly stupisce con quanta immediatezza l’orchestra si sia ambientata, non trovando alcuna difficoltà nell’acustica particolarissima, che spesso offre echi o rimbombi del suono soprattutto quando particolarmente squillante; l’immensa orchestra della Scala ha dimostrato che precisione e sentimento possono coesistere quando la professionalità è ad altissimi livelli.
Il programma ricchissimo spazia un po’ tutta la carriera del compositore toccando con attenta selezione alcune delle opere tra i suoi primi successi, sfiorando poi la trilogia popolare ed i capolavori della maturità. Protagonista il Coro, preparato dal Maestro Alberto Malazzi, che in simbiosi quasi mistica potremmo dire col Maestro Chailly ha eseguito un ‘miracolo’ esecutivo che ha tenuto pubblico e addetti ai lavori ipnotizzati per circa due ore. Cosa colpisce immediatamente è l’attenzione alla parola cantata, al significato del testo sottolineando sempre quanto espresso, si pensi al coro del Nabucco, così intimo e sussurrato, così elegiaco e misurato: commuovente. Ma quand’anche gli animi si scaldano come per Trovatore, oppure si accendono per il coro del Macbeth, non troviamo un momento di approssimazione e genericità, vi è sempre una attenzione a non esagerare con gli accenti, servendo l'anima del libretto. Questo per citare alcuni esempi. Stesso dicasi con i pezzi sinfonici. Fluidità, morbidezza delle note che sembrano scorrere senza alcuno sforzo. La bellezza del suono è quasi palpabile nelle mille scintillanti sfaccettature che provengono dalle varie sezioni. Esempio ne è la grazia del Preludio di Ernani, un puro gioiello, la Sinfonia de La Forza del destino, un misurato mix di energia e pathos, cullando chi ascolta tra i mille scenari offerti man mano che si sviluppa. Solo due parole per il ‘Gloria all’Egitto’ dell’Aida: trionfale conclusione. Coesione, efficacia ed eleganza in estremissima sintesi l'esecuzione di questo orgoglio italiano.
Piccolo vezzo il velocissimo bis da Simon Boccanegra con il Coro inneggiante a Simon.
Applausi convinti e prolungati da parte di un pubblico finalmente attento, disciplinato e decisamente soddisfatto.
Maria Teresa Giovagnoli
Musica
Giuseppe Verdi
Direttore
Riccardo Chailly
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Maestro del Coro
Alberto Malazzi
*
da Nabucco
Sinfonia
Gli arredi festivi
Va’, pensiero, sull’ali dorate
da I Lombardi alla prima crociata
Gerusalem
O Signore, dal tetto natìo
da Ernani
Preludio
Si ridesti il Leon di Castiglia
da Don Carlos
Finale balletto (III atto II tableau)
da Don Carlo
Spuntato ecco il dì d'esultanza
Intervallo
da Macbeth
Preludio
Che faceste? Dite su!... S'allontanarono!
Patria oppressa! Il dolce nome
da Il trovatore
Preludio I
Vedi le fosche notturne spoglie
da La forza del destino
Sinfonia
Nella guerra è la follia
da Aida
Gloria all’Egitto, ad Iside
Foto Ennevi
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