Una serata dal tutto esaurito, con autorità politiche tra cui il presidente della Repubblica Mattarella, personaggi dello spettacolo e una diretta in mondovisione, avrebbe finalmente soddisfatto il Maestro Franco Zeffirelli per celebrare una carriera che, come aveva affermato in varie occasioni, è sempre stata maggiormente apprezzata all’estero piuttosto che nella sua patria. Invece la Fondazione Arena ha sempre mostrato particolare feeling col regista fiorentino, tanto da ospitare negli anni numerose sue produzioni colossali e questa Traviata era il coronamento di un a lungo viaggio intrapreso circa dieci anni fa tra bozzetti, idee, spunti, e finalmente l’effettiva calendarizzazione al Festival per questa stagione.
L’impianto scenico si presta moltissimo alle riprese televisive, con una impalcatura unica che idealmente offre su due piani tutti gli ambienti necessari girando su se stessa e ricomponendosi ogni volta diversamente. Ai due estremi i palchetti di proscenio come ci trovassimo in un teatro al chiuso. Ovviamente sfarzo e lusso sono i must di questo allestimento, ove tra luci e colori brillanti si affollano le folte masse impegnate a riempire la scena, talvolta forse anche troppo. Dalla nostra posizione le voci rimanevano un po’ indietro, soprattutto quando gli interpreti erano impegnati proprio dentro la struttura e peggio ancora al piano rialzato che un pochino chiudeva i suoni. Anche cantare in mezzo alle tante persone impegnate sul palco ha reso difficile udire i cantanti in più passaggi. Certo è che quando ci si trova di fronte a tanto materiale l’impatto emotivo è notevole e ci si immerge sicuramente nelle vicende del libretto, che Zeffirelli non ha mai tradito. Spettacolari e perfetti i costumi di Maurizio Millenotti. Incipit con il corteo funebre di Violetta ed il feretro trasportato in una carrozza che sparisce dando vita in flashback alla favola triste che ben conosciamo.
Nel ruolo del titolo Aleksandra Kurzak ci mostra la ‘sua’ Violetta. Certo emozionata nel primo atto, immaginiamo data l’importanza dell’evento, abbiamo apprezzato a partire dalla ripresa le doti dell’artista polacca che anche nel finale atto primo ci era parsa leggermente tesa. Ma il carattere e la personalità del soprano sono via via emerse e soprattutto una sensibilità nel porsi con generosità di fronte agli eventi. La voce della Kurzak è malleabile, sinuosa e capace di produrre suoni filatissimi e delicati che più di ogni movenza o sguardo caratterizzano le sofferenze di una moribonda. Stessa evoluzione per Pavel Petrov che tiene molto indietro il suono ed è piuttosto difficile udirlo come se si trattenesse. Poi l’emozione scema leggermente per lasciare il posto all’energia ed alla passione in una voce che comunque resta contenuta. Alessandra Volpe è una Flora dinamica ed incisiva, straordinaria Daniela Mazzucato che nobilita il piccolo ruolo di Annina. Di Germont padre possiamo dire tutto il bene possibile considerando la carriera e gli anni dell’inossidabile Leo Nucci. Se nche la voce non è ovviamente quella di un giovanotto, e in caso sarebbe sovrumano, lo spirito del baritono è sempre lo stesso e la tenuta sul palco invidiabile. Corretti generalmente tutti i comprimari, ossia l’impeccabile Gastone di Letorières di Carlo Bosi, il Barone Douphol di Gianfranco Montresor, il Marchese d’Obigny di Daniel Giulianini , il Dottor Grenvil di Romano Dal Zovo, Giuseppe di Max René Cosotti e Stefano Rinaldi Miliani nel duplice ruolo di Domestico e Commissionario.
Le dinamiche coreografie sono opera del direttore del corpo di ballo del San Carlo di Napoli Giuseppe Picone, qui anche in veste di primo ballerino insieme alla splendida Petra Conti.
E dopo ormai decenni di presenze in Arena e tra i ricordi delle collaborazioni con Zeffirelli, non poteva che inaugurare la stagione il Maestro Daniel Oren alla guida dell’orchestra della Fondazione con Inno di Mameli in omaggio al Presidente ed il coro schierato dietro il nostro Tricolore. L’attenzione al dettaglio è massima ed il sostegno agli interpreti è talmente accurato da contenere o sollecitare professori a seconda delle esigenze specifiche, anche in caso di tempi leggermente distesi. Neanche a dirlo già solo uno sguardo o un gesto esplicito sono ormai intesi dall’orchestra in automatico viaggiando all’unisono e con una ricchezza di suono che all’aperto è davvero raro ottenere.
Vito Lombardi ha preparato un coro partecipe e ben strutturato vocalmente.
Successo pieno con numerose chiamate alla ribalta per tutta la produzione ed anche qualche bis improvvisato. Il Maestro Zeffirelli avrebbe gradito.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore d'orchestra Daniel Oren
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Maurizio Millenotti
Coreografia Giuseppe Picone
Luci Paolo Mazzon
Maestro del Coro Vito Lombardi
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese
GLI INTERPRETI
Violetta Valéry Aleksandra Kurzak
Flora Bervoix Alessandra Volpe
Annina Daniela Mazzucato
Alfredo Germont Pavel Petrov
Giorgio Germont Leo Nucci
Gastone di Letorières Carlo Bosi
Barone Douphol Gianfranco Montresor
Marchese d’Obigny Daniel Giulianini
Dottor Grenvil Romano Dal Zovo
Giuseppe Max René Cosotti
Domestico/Commissionario Stefano Rinaldi Miliani
Primi ballerini Petra Conti , Giuseppe Picone
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
FORO NNEVI - FONDAZIONE ARENA DI VERONA
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