Anche nel 2024 ritorna la ormai classica edizione di Tosca diretta da Hugo de Ana, uno spettacolo che rappresenta un felice connubio tra modernità e tradizione, come abbiamo sottolineato varie volte. Questa produzione unisce infatti una fedeltà impeccabile al libretto con una messa in scena molto suggestiva, evitando i soliti cliché. Ormai il pubblico riconosce ed accorre con gioia per rivedere la celebre testa d’Angelo con le sue enormi braccia, che avvolgono il palco brandendo una spada gigantesca, i dipinti di Cavaradossi che adornano la chiesa di Sant’Andrea della Valle, con pochi ma fondamentali arredi scenici perfettamente posizionati, e tutto ciò che questo spettacolare allestimento richiama alla mente ogni volta che viene riproposto. In una serata ancora rovente di questa stagione particolarmente afosa, un plauso va a chi riesce a portare in scena uno spettacolo complesso, sebbene non particolarmente lungo, in tali condizioni.
Dobbiamo dire che è stato davvero un piacere trovare nel ruolo di Cavaradossi Yusif Eyvazov: il tenore sta diventando una garanzia di qualità e costanza ed ogni anno che torna in Arena è capace di offrire qualcosa in più: la voce è pulita e lineare, corretta, arriva benissimo ai cuori di chi ascolta perché il personaggio è assolutamente coerente con tutto ciò che fa: chapeau!
Anna Netrebko non ha certo bisogno di convincere sul suo talento o sulle qualità della voce, ormai se c’è lei il pubblico impazzisce qualunque cosa faccia e così è stato per la sua interpretazione di Tosca. È una istintiva, talvolta un po’ naif, oppure terribile e maestosa; fa quello che vuole sfruttando anche i tempi allungati dell’orchestra; così la piccola esitazione sull’attacco del ‘Vissi d’arte’ sottolinea ancor di più una esecuzione particolarmente accorata in cui offre suoni lunghissimi e delicati.
Torna nel ruolo di Scarpia Luca Salsi col suo Barone irascibile, vigoroso, soggiogato irrimediabilmente dal fascino senza tempo della sua antagonista femminile: la voce aiuta il baritono a concretizzare in scena quanto il ruolo richiede. Come sempre fondamentali gli interpreti dei ruoli di contorno, alcuni habitué dell’anfiteatro veronese: ottimi lo Spoletta di Carlo Bosi, lo Sciarrone di Nicolò Ceriani, il Carceriere di Carlo Striuli; molto bene l’ Angelotti di Gabriele Sagona ed il sempre fantastico Sagrestano di Giulio Mastrototaro. Torna nei panni del pastorello Erika Zaha.
Il Maestro Daniel Oren ci ha abituati a direzioni colme di energia e passionalità che lascino spazio ai sentimenti; questa volta abbiamo udito certo incitare l’orchestra come fa di solito, ma tenere anche un andamento più delicato e con tempi leggermente allungati, come a voler sottolineare certi passaggi della partitura, che non sempre diventa poi agevole per gli interpreti che però lo hanno seguito senza intoppi.
Il Coro di voci bianche A.L.I.V.E. diretto da Paolo Facincani si aggiunge perfettamente al lavoro del Coro areniano.
Anfiteatro strapieno e plaudente, al solito anche quando non si dovrebbe, con generosi applausi sia all’ingresso degli interpreti principali in scena, sia a tutti i protagonisti ed al Maestro Daniel Oren.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE E INTERPRETI
Direttore Daniel Oren
Regia, scene, costumi, luci Hugo De Ana
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Floria Tosca Anna Netrebko
Mario Cavaradossi Yusif Eyvazov
Il Barone Scarpia Luca Salsi
Cesare Angelotti Gabriele Sagona
Il Sagrestano Giulio Mastrototaro
Spoletta Carlo Bosi
Sciarrone Nicolò Ceriani
Un Carceriere Carlo Striuli
Un pastore Erika Zaha
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coro di voci bianche A.L.I.V.E. Direttore Paolo Facincani
Foto Ennevi
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