Per il terzo appuntamento del Settembre dell’ Accademia 2024, il Teatro Filarmonico è stato lo scenario di una serata al fulmicotone, con un programma che ha saputo coniugare la modernità di Jörg Widmann, la classicità di Mozart e la potenza titanica di Beethoven. La bacchetta di Gianandrea Noseda, travolgente e trascinante, ha guidato l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e i solisti in un crescendo emotivo che ha letteralmente trascinato il pubblico.
La serata si è aperta con "Con brio" di Jörg Widmann, un’opera caratterizzata da un raffinato dialogo tra tensione ritmica e dinamiche imprevedibili. Il brano, chiaramente ispirato allo stile di Beethoven, riesce a rievocare frammenti del linguaggio sinfonico classico attraverso una scrittura estremamente complessa e frammentata. Noseda ha saputo gestire con maestria i repentini cambi di tempo e di registro timbrico, esaltando le frequenti digressioni polifoniche e le dissonanze sottili, mantenendo al contempo una tensione esecutiva costante che ha catturato l’attenzione del pubblico. Interessante il modo in cui Widmann richiama esplicitamente il linguaggio beethoveniano, sia attraverso l’utilizzo di cellule tematiche ricorrenti, sia per la sua struttura architettonica intrisa di irrequietezza ritmica, caratteristiche che Noseda ha saputo esaltare al meglio.
A seguire, il Concerto per due pianoforti e orchestra in mi bemolle maggiore, KV 365 di Wolfgang Amadeus Mozart, ha regalato uno dei momenti più alti della serata. Sul palco, i due straordinari pianisti, Jan Lisiecki e Francesco Piemontesi, hanno saputo dare vita a un dialogo brillante e raffinato. Nonostante entrambi abbiano mostrato una tecnica impeccabile, le differenze stilistiche tra i due interpreti sono emerse chiaramente, arricchendo ulteriormente l’esecuzione.
Jan Lisiecki ha sfoggiato un suono cristallino e preciso, perfetto nel delineare le architetture mozartiane con grande attenzione al dettaglio. Il suo tocco leggero e la chiarezza con cui ha scolpito le frasi musicali hanno messo in risalto la purezza e l’eleganza della partitura. Francesco Piemontesi, d'altro canto, ha portato un approccio più caldo e cantabile, con un suono più corposo e una sensibilità melodica spiccata. Il contrasto tra la brillantezza trasparente di Lisiecki e la profondità sonora di Piemontesi ha creato una dinamica affascinante, che ha dato ulteriore vita al dialogo tra i due pianoforti.
Il primo movimento, Allegro, è stato eseguito con una perfetta sintonia tra i pianisti e l’orchestra, con Noseda che ha garantito un accompagnamento elegante e mai invadente, lasciando spazio ai solisti di brillare. Nell'Andante, il lirismo di Piemontesi ha trovato un equilibrio perfetto con la nitidezza di Lisiecki, creando un dialogo raffinato e profondo. Il Rondeau finale è stato una dimostrazione di virtuosismo e leggerezza, eseguito con una gioiosa effervescenza che ha lasciato il pubblico estasiato. Al termine del concerto, accolti da un lungo applauso, i pianisti hanno offerto due bis: prima, l'ultima delle Danze slave di Dvořák (op. 46, n. 8) al pianoforte a quattro mani, e poi, con due pianoforti, gli arpeggi che accompagnano la melodia del primo violoncello dell’ orchestra ne Il Cigno dal Carnevale degli animali di Saint-Saëns.
L’apice emotivo della serata è stato senza dubbio la Sinfonia n. 5 in do minore, Op. 67 di Ludwig van Beethoven. La lettura di Gianandrea Noseda è stata un vero tour de force: già dall'attacco del celebre motivo iniziale, l’orchestra è apparsa perfettamente in sintonia con la sua visione. Noseda ha saputo mantenere una tensione drammatica costante, dirigendo con una chiarezza di intenti che ha reso ogni dettaglio luminoso e pulsante.
Il primo movimento (Allegro con brio) ha visto una gestione perfetta dei contrasti dinamici, con le sezioni degli archi e degli ottoni che hanno brillato per precisione e potenza. L’ Andante con moto ha offerto un momento di grande respiro, dove l’orchestra ha mostrato tutta la sua capacità di modulare l’espressività con estrema delicatezza. Lo Scherzo è stato un’esplosione di energia, con i continui giochi di ombre e luci ben sottolineati da Noseda, mentre il finale, un trionfante Allegro, ha coinvolto profondamente il pubblico, grazie alla sua energia e potenza travolgente. L’orchestra ha dimostrato un affiatamento straordinario, ogni sezione ha brillato, dagli archi agli ottoni, e la resa complessiva della sinfonia ha trasmesso tutta la drammaticità e la grandezza di Beethoven in modo trascinante.
Come sorpresa finale, l'orchestra ha regalato al pubblico un corposo bis: una impeccabile esecuzione dell'Overture dal "Flauto magico" di Mozart. Sotto la guida di Noseda, l'ouverture ha mantenuto tutta la sua freschezza e leggerezza, eseguita con precisione e un'energia contagiosa. Il pubblico ha risposto con un fragoroso applauso, chiudendo una serata che sicuramente resterà impressa a lungo nella memoria di tutti.
Pierluigi Guadagni
LA LOCANDINA
Orchestra dell’Accademia Nazionale Di Santa Cecilia
Gianandrea Noseda direttore
Jan Lisiecki pianoforte
Francesco Piemontesi pianoforte
Jörg Widmann Con brio
Wolfgang Amadeus Mozart Concerto per due pianoforti e orchestra in mi bemolle maggiore KV 365 (K6 316a)
Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 5 in do minore Op. 67
Foto Accademia Filarmonica di Verona
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