La Mahler Chamber Orchestra, con la direzione del maestro Antonello Manacorda e il soprano Anna Prohaska, hanno aperto la 34a edizione del Settembre dell’Accademia al teatro Filarmonico di Verona in una serata musicale di straordinaria intensità e varietà. Un concerto esempio perfetto di come la Mahler Chamber Orchestra riesca a combinare raffinatezza tecnica e sensibilità artistica, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva e coinvolgente. La scelta del programma poi, incentrato su temi di scoperta e dialogo tra mondi diversi, si è rivelata particolarmente azzeccata, Antonello Manacorda e Anna Prohaska hanno contribuito in modo significativo al successo della serata, creando un connubio perfetto tra direzione, esecuzione e interpretazione, mentre l'orchestra ha confermato il suo status di eccellenza nel panorama musicale internazionale. Si é esplorato un’affascinante combinazione di opere europee, tra tradizione e modernità, con un programma che ha alternato brani di Ferruccio Busoni, Gustav Mahler e Antonín Dvořák.
La Berceuse élégiaque Op. 42 di Ferruccio Busoni, composta nel 1909, è un'opera intrisa di malinconia e dolcezza, concepita come un commiato intimo alla madre scomparsa. Con un linguaggio armonico avanzato e una struttura fluida, Busoni crea un'atmosfera sognante e riflessiva, dove le linee melodiche si intrecciano in un lento movimento, quasi sospeso nel tempo. Questa breve ma intensa composizione è un esempio toccante di come Busoni riuscisse a coniugare innovazione musicale e profondità emotiva, offrendo un'esperienza sonora di grande introspezione.
A Verona la GMCO ha offerto un'interpretazione di straordinaria sensibilità e profondità emotiva. Manacorda ha saputo guidare l'orchestra con un tocco delicato, riuscendo a rendere l'atmosfera malinconica e sognante della composizione. Ben equilibrate le sfumature orchestrali, con un'attenzione particolare ai dettagli armonici che caratterizzano l'opera.
Gustav Mahler è universalmente noto per le sue sinfonie monumentali e i cicli di Lieder orchestrali, che esplorano con profondità ineguagliabile i temi della natura, dell'amore e della morte. Tuttavia, l'esplorazione del Lied da parte di Mahler inizia già nei suoi primi anni di carriera, con composizioni che anticipano la sua maestria nel fondere la voce con l'orchestra.
La trascrizione per soprano e orchestra dei Sieben frühe Lieder di Gustav Mahler, curata da Eberhard Kloke nel 2011/2013, offre una prospettiva unica su questi pezzi giovanili di Mahler. Originariamente scritti per voce e pianoforte, in questa trascrizione per soprano e orchestra, si riscoprono alcune delle prime influenze melodiche e tematiche di Mahler. Kloke li rielabora con una sensibilità moderna, rivelando nuove sfumature nella scrittura vocale e orchestrale di Mahler mettendone in risalto la delicatezza del testo e la ricchezza emotiva della musica, equilibrando la trasparenza timbrica con un'espressività intensa.
I testi delle canzoni, che trattano di amore, natura e introspezione, sono perfettamente allineati con la poetica di Mahler, e la nuova orchestrazione accentua la relazione intima tra la voce e l'orchestra, facendo emergere dettagli che arricchiscono ulteriormente l'esperienza emotiva del pubblico.
Nonostante l'espansione orchestrale, la trascrizione mantiene un forte legame con il testo e la struttura musicale originale. Kloke riesce a preservarne la delicatezza e la chiarezza della voce solista, mentre l'orchestra aggiunge una dimensione più ampia e articolata creando una riuscita reinterpretazione che arricchisce e amplifica l'esperienza originale dei lieder di Mahler, mantenendone intatto il loro fascino e la loro profondità.
Nel concerto veronese ne abbiamo avuto un’interpretazione di notevole impatto e raffinatezza.
Antonello Manacorda ha guidato l’orchestra con grande sensibilità, bilanciando magnificamente le ricchezze orchestrali della trascrizione con la fragranza e l’intimità dei lieder originali. La sua direzione ha saputo mettere in risalto le sfumature emotive e le colorazioni orchestrali che Kloke ha aggiunto, rendendo ogni pezzo vibrante e vivido. La Mahler Chamber Orchestra, con la sua sonorità raffinata riesce a far emergere la complessità e la delicatezza delle orchestrazioni senza sopraffare la voce. La sinergia tra Prohaska e l’orchestra è stata eccellente, con una coesione perfetta che ha permesso ai due elementi di lavorare insieme in armonia, catturando l’essenza emotiva e la sofisticata tessitura musicale dei pezzi. Vocalmente intensa e impeccabile, Anna Prohaska (alla quale Kloche ha dedicato la partitura) si caratterizza per una purezza e una musicalità che completano perfettamente l’orchestrazione arricchita di Kloke, esprimendo le nuances emotive dei lieder con grande sensibilità, dolcezza contemplativa e passione esplosiva, mantenendo sempre una connessione intima con il testo e la musica.
La Mahler Chamber Orchestra, essendo un ensemble più piccolo rispetto alle grandi orchestre sinfoniche tradizionalmente associate a Dvořák, ha saputo offrire della sua Sinfonia n. 9 in mi minore Op. 95 “Dal Nuovo Mondo” una lettura più "leggera" e trasparente. Questo approccio potrebbe non aver soddisfatto chi preferisce una sonorità più piena e densa, particolarmente nei momenti più drammatici della sinfonia, come il celebre secondo movimento "Largo".
La lettura di Manacorda, noto per la sua attenzione ai dettagli e al fraseggio, ha contribuito a un'esecuzione attenta e ben strutturata della sinfonia, nonostante la dimensione ridotta dell'orchestra. La leggerezza e la nitidezza che la Mahler Chamber Orchestra ha presentato in questa configurazione sono particolarmente adatte a mettere in risalto le raffinatezze delle orchestrazioni di Dvořák, come i dialoghi tra gli strumenti e i motivi tematici che attraversano la sinfonia.
Detto ciò, è importante notare che una versione ridotta non significa necessariamente una perdita di potenza o di impatto emotivo. Un'esecuzione con un'orchestra più piccola può essere altrettanto coinvolgente e, a volte, persino più immediata nella sua espressività. L'interazione tra i musicisti e la direzione di Manacorda ha brillato per l'uso sapiente delle dinamiche e dei contrasti timbrici. Si è mantenuto un impeccabile controllo del fraseggio, soprattutto nei passaggi lirici del Largo, dove l'intensità espressiva degli archi ha creato un’atmosfera intima e malinconica. Nel Finale: Allegro con fuoco, l’orchestra ha evidenziato l’impeto ritmico, mantenendo chiarezza e coesione anche nei momenti più tumultuosi, rendendo l’esecuzione avvincente e coinvolgente.
Con questo concerto, Antonello Manacorda ha dimostrato ancora una volta di essere un interprete di grande intelligenza e sensibilità, capace di guidare l’orchestra attraverso i complessi paesaggi sonori di Busoni, Mahler e Dvořák. L’applauso caloroso del pubblico ha confermato il successo di una serata che ha saputo sorprendere ed emozionare in egual misura.
Pierluigi Guadagni
LA LOCANDINA
Mahler Chamber Orchestra
Antonello Manacorda direttore
Anna Prohaska soprano
Ferruccio Busoni Berceuse élégiaque Op. 42
Gustav Mahler Sieben frühe Lieder
(trascrizione come interpretazione compositiva per soprano e orchestra di Eberhard Kloke, 2011/2013)
Antonín Dvořák Sinfonia n. 9 in mi minore Op. 95 “Dal Nuovo Mondo”
FOTO ACCADEMIA FILARMONICA DI VERONA
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