Quale migliore occasione del centenario dalla composizione, per riportare l’operetta alla ribalta con uno dei titoli più noti? Il Teatro Coccia di Novara - in collaborazione con il Festival della Valle d’Itria - ripropone dopo il debutto a Martina Franca “Il Paese dei Campanelli” di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, in una produzione di altissima qualità in grado di dare nuovo rilievo a un genere oggi poco frequentato e ingenuamente considerato minore, suggestivo ibrido di prosa e teatro musicale.
L’allestimento di Alessandro Talevi è fastoso e raffinato, ambientato nei ruggenti anni Venti coevi alla scrittura dell’operetta piuttosto che nel paesino olandese descritto dal libretto (una piccola realtà provinciale dove i campanelli del titolo, posti su ogni casa, trillano spietatamente alla prima avvisaglia di infedeltà tra coniugi). Si ricrea così - con le eleganti scene e i costumi d’epoca di Anna Bonomelli - un’atmosfera frizzante e imprevedibile ambientata nella sala da ballo di un transatlantico, un luogo sospeso nello spazio e nel tempo dove tutto può accadere. Abbondano inoltre i richiami all’esotismo, tema chiave dell’Italia coloniale tra le due guerre ben presente nel libretto e nella musica, tra gli orientalismi della Giava e della canzone giapponese incastonate in un più ampio e vibrante tessuto melodico dai richiami jazz, charleston, fox-trot. Funzionale anche il light design di Ivan Pastrovicchio, efficace soprattutto nel delineare nei momenti chiave gli spazi domestici interni dove si consumano i tradimenti, con suggestivi effetti di controluce a intermittenza accompagnati dal frastuono dei campanelli.
L’impianto musicale per nulla banale descritto in precedenza è ben restituito e valorizzato dall’energica direzione di Roberto Gianola, che non si risparmia in volume e agogiche per lo più sostenute calcando sulla vena spensierata e allegra che caratterizza complessivamente l’operetta, più che sulle sfumature sentimentali e nostalgiche che pur non mancano nella partitura.
Di queste si fa splendidamente carico il personaggio chiave di Nela, che ha le sembianze e l’intrigante vocalità di Francesca Sassu. Il giovane soprano sardo si destreggia nella parte con grande musicalità e un timbro vellutato che ben si presta a delineare la dolcezza del ruolo più malinconico tra i diversi caratteri che si avvicendano in scena, struggente portavoce dell’amore disilluso.
Diametralmente opposta l’esplosiva personalità di Bombon, ottimamente interpretata da Maritina Tampakopoulos con giusta verve e debordante volume vocale, un fiume in piena di energia e ammiccante personalità in grado di travolgere il pubblico ad ogni intervento.
Meno a fuoco nell’emissione Norman Reinhardt nei panni di Hans, ai limiti dell’udibile in più occasioni soccombendo all’orchestra in buca e agli altri solisti nei pezzi d’insieme. Il tenore americano canta comunque con gusto e misura, disinvolto nel fraseggio e nel gesto scenico. La dizione risente di un forte accento inglese, che tuttavia ben si sposa teatralmente con il ruolo del capitano britannico.
Sugli scudi anche la prova degli altri due tenori di carattere Francesco Tuppo (La Gaffe) e Leonardo Alberto Moreno (Tom), nonché dell’Ethel di Silvia Regazzo.
Tra i ruoli non cantati si distingue la Pomerània en travesti di Federico Vazzola, straordinario nel caratterizzare il cinismo della moglie rifiutata (nonché donna più brutta del paese) con un taglio tra l’esilarante e il drammatico. Divertenti ed efficaci anche gli interventi dei tre mariti: Stefano Breschiani (Attanasio), Fabio Rossini (Tarquinio), Pasquale Buonarota (Basilio).
Ottima la prova del Coro As.Li.Co preparato da Massimo Fiocchi Malaspina e del corpo di ballo che ben si destreggia nelle suggestive coreografie di Anna Maria Bruzzese.
Entusiasta il pubblico al termine, dimostratosi sempre coinvolto anche per tutta la durata dello spettacolo: prova lampante che l’operetta -se riproposta in produzioni di qualità come questa - potrebbe meritare ben più spazio anche nei cartelloni odierni.
Camilla Simoncini
PRODUZIONE ED INTERPRETI
Direttore Roberto Gianola
Regia Alessandro Talevi
Scene e costumi Anna Bonomelli
Luci Ivan Pastrovicchio
Coreografia Anna Maria Bruzzese
Bombon MaritinaTampakopoulos
Nela Francesca Sassu
Ethel Silvia Regazzo
Pomerània Federico Vazzola
Hans Norman Reinhardt
La Gaffe Francesco Tuppo
Attanasio Prot Stefano Bresciani
Tarquinio Brut Fabio Rossini
Basilio Blum Pasquale Buonarota
Tom Leonardo Alberto Moreno
Coro As.Li.Co
Orchestra Filarmonica Italiana
Coproduzione Fondazione Teatro Coccia di Novara
Fondazione Paolo Grassi e 49° Festival della Valle d’Itria
Foto Finotti
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