Trionfale chiusura del XXXII Festival del "Settemre dell’Accademia" con uno strepitoso concerto della Dresdner Philharmonie nel nome di Mozart, Schumann e Čajkovskij, che ha visto sul podio il direttore polacco Krzysztof Urbanski.
Fondata nel 1870 su iniziativa di alcuni cittadini benemeriti, l'Orchestra Filarmonica di Dresda ha segnato da subito il panorama musicale della citta tedesca. Dal 1885 in poi iniziò la sua stagione concertistica in maniera regolare fino a quando nel 1923 l'orchestra assunse il nome attuale. Nei primi decenni, sul podio salirono con le loro opere compositori come Brahms, Čajkovskij, Dvořák e Strauss. Paul van Kempen lo trasformò in un ensemble di primo livello dal 1934 in poi e dopo di lui hanno lasciato il segno nomi leggendari come Kurt Masur (direttore onorario dal 1994), Marek Janowski, Rafael Frühbeck de Burgos e Michael Sanderling, tra gli altri. Insomma una delle orchestre sinfoniche più blasonate della storia europea.
Nel programma eseguito al Teatro Filarmonico, abbiamo ascoltato l’Overture dall’opera Le Nozze di Figaro di Mozart e la Quarta Sinfonia di Čajkovskij. Fra questi due gioielli si è incastonato il "Concerto per violoncello e orchestra op. 129" di Robert Schumann che è stato eseguito con una solista d’eccezione, la giovane e già affermatissima violoncellista Julia Hagen.
Dopo un inizio scoppiettante ma perfetto nel gesto misurato e limitatissimo del direttore Krzysztof Urbanski, si è entrati nel vivo della serata con il concerto per violoncello e orchestra di Schumann. Pagina ricca di interrogativi non solo strumentali in quanto rimanda ai pregiudizi e alle incomprensioni che hanno oscurato l’ultima fase creativa, quella che, per molti, già si preannuncia negli anni tra il 1845 e 1849. La prima avverrà nel febbraio del 1854, lo stesso mese in cui Schumann tenta il suicidio nelle acque nel Reno. Testimonianza struggente dello straordinario epilogo compositivo, Julia Hagen riesce a cogliere i fremiti più nascosti ed il senso di straziante distacco che si trovano dietro agli slanci, come tra gli abbandoni del lirismo sognante della scrittura. Visione che trova una condivisione sensibile nella misurata e un poco defilata bacchetta di Urbanski. La Hagen si smarca per un suono molto bello, avvolgente e sin troppo perfetto anche nella cadenza conclusiva. Sicuramente un’interpretazione ineccepibile, entusiastica, ma che forse non ha indagato tra le pieghe delle inquietudini sottese alle note di questo concerto come ci si aspettava da un'artista del suo calibro. Successo comunque meritatissimo, concluso con un bis eseguito assieme allo zio, primo violoncello dell'orchestra.
Della sinfonia numero 4 di Čajkovskij, Krzysztof Urbanskivi legge il dramma di una vita, non tralasciando anzi spesso sottolineando fino all'eccesso i moltissimi contrasti ritmici ed agogici, esaltando le lunghe e spettacolari frasi degli archi nel secondo movimento e le lancinanti note degli ottoni nel primo. Il pizzicato dello Scherzo guizza e sfreccia prima del finale che suscita un boato di applausi da parte di un pubblico entusiasta. Ecco quindi che il suono della Dredner sembra sgorgato incredibilmente dalla grande tradizione russa
Purtroppo le numerose chiamate agli applausi non riescono a strappare un bis dall'orchestra, che anzi si congeda dal pubblico in maniera un poco sbrigativa.
Pierluigi Guadagni
LA LOCANDINA
DRESDNER PHILHARMONIE
Krzysztof Urbański direttore
Julia Hagen violoncello
W.A. Mozart Le nozze di Figaro (overture)
R. Schumann Concerto in la minore per violoncello e orchestra Op. 129
P.I. Čajkovskij Sinfonia n. 4 in fa minore Op. 36
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