‘Il flauto magico di Mozart’ ha per sua natura diremmo ‘mitica’ una sorta di aura magica che potenzialmente concede a registi e sceneggiatori di rimaneggiare il contenuto per adattarlo alle più svariate interpretazioni. D’altra parte spesso ci si affida al gusto dell’epoca o al momento storico in essere. Certo è che il mondo fiabesco cui si ispira il Singspiel di Mozart con le argute parole di Schikaneder ci porta sempre in una dimensione da sogno, che ci allontana per un po’ dal quotidiano e ci rimanda a qualcosa di misterioso grazie ai personaggi che l’opera stessa racconta. L’idea del regista Ivan Stefanutti in questo caso non intende assolutamente sconvolgere, e per fortuna aggiungiamo, il senso del libretto, anzi pur con una sua interpretazione, cerca di rendergli giustizia semplicemente cercando la magia raccontata nel mondo misterioso ed ampiamente celebrato dell’Oriente, con i profumi che possiamo immaginare e soprattutto i colori. L’atmosfera è soffusa su sfondi dai colori accesi e caldissimi, i costumi sono scintillanti ed anche se non possiamo definirla una imponente rappresentazione cinematografica, con il giusto quantitativo di elementi scenici ed una gestione drammaturgica intelligente, possiamo dire che il regista ha ottenuto il suo scopo.
Dispiace un po’ per la presenza dei dialoghi italiani presenti in questo spettacolo; possiamo ben capire il voler avvicinare il più possibile i contenuti a chi ascolta, ed anche considerare che comunque la traduzione di Stefano Simone Pintor è stata particolarmente vivace e colorita, ma con i sovra titoli a disposizione e diversi interpreti comunque non di lingua italiana, qualcuno dalla pronuncia perfettibile, per il nostro particolare gusto si è perso un po’ dello spirito originale dello spettacolo.
Rampanti e pienamente calati nei rispettivi ruoli sono stati tanto i protagonisti quanto i personaggi di contorno, dotati di particolare presenza scenica ed attitudine attoriale, e qualcuno sicuramente in maniera eccellente.
Il Tamino di Francesco Lucii rappresenta un po’ un Aladino sui generis, conscio del suo valore e talvolta un po’ guascone, grazie al fascino che il lignaggio gli attribuisce ed alla prospettiva di liberare la sua principessa superando le prove a lui offerte; l’interprete è giovane dalla voce fresca che arriva chiara al pubblico ben sostenuta dall’orchestra. Altrettanto dicasi per la Pamina di Elisa Verzier, voce ben a fuoco e sinuosa tra le note della sua parte, il suo personaggio è tanto elegante quanto sensibile ma forte ove occorre, senza dimenticare la giovane età che le attribuisce dinamicità e spigliatezza. Campione di spigliatezza sicuramente il Papageno di Pasquale Greco, che alle ottime doti canore aggiunge una particolare predisposizione alla recitazione e forse nel suo caso i dialoghi italiani hanno portato maggior verve al personaggio rendendolo più spontaneo. Ci incuriosirebbe sentirlo dialogare in tedesco. Spettacolare la duttile e volumetrica voce della Regina della Notte, Nicole Wacker che dalle due arie celeberrime che solitamente mettono a dura prova l'efficacia vocale di un soprano esce vincitrice senza riserve per stabilità, colore e tenuta.
Sarastro è un austero e un po’ statuario Renzo Ran il cui personaggio deve tanto soprattutto ad una voce cavernosa che giustamente esalta il ruolo del saggio e giusto.
Simpaticissima ed altra brava attrice Chiara Fiorani nel ruolo di Papagena: sempre delizioso il duetto con Papageno alla fine. Odioso quanto serve il Monostatos di Lorenzo Martelli che come gli altri si cala perfettamente nella parte.
Più incisive nel canto che ne esalta maggiormente le caratteristiche vocali rispetto al mero recitato le spumeggianti tre dame: Irene Celle, Julia Helena Bernhart, Aoxue Zhu. Appropriati chiudono il cast Alberto Comes nel triplice ruolo di Oratore/Primo sacerdote/ secondo armigero, e Giacomo Leone come Secondo sacerdote/ primo armigero. Carinissimi anche nei costumi sgargianti i tre geni Giulia Addamiano, Francesco Beschi, Teofana Prilipceanu.
James Meena alla guida dell’ Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano ha fatto il possibile per non ridurre la concertazione a mera favoletta di magie e sotterfugi con una direzione affatto rumorosa ed ‘appariscente’ per così dire. Anzi, il suo gesto è stato teso alla misura, alla sottolineatura dei diversi momenti scenici dal punto di vista del sentimento più intimo dei personaggi, anche nei momenti più concitati. Il coro OperaLombardia preparato da Massimo Fiocchi Malaspina è preciso e dal buon impasto vocale.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE E INTERPRETI
Tamino Francesco Lucii
Pamina Elisa Verzier
La Regina della Notte Nicole Wacker
Papageno Pasquale Greco
Papagena Chiara Fiorani
Sarastro Renzo Ran
Monostatos Lorenzo Martelli
Prima dama Irene Celle
Seconda dama Julia Helena Bernhart
Terza dama Aoxue Zhu
Oratore/Primo sacerdote/ secondo armigero, Alberto Comes
Secondo sacerdote/ primo armigero, Giacomo Leone
Direzione musicale
James Meena
Regia, scene e costumi
Ivan Stefanutti
assistente alla Regia e alle Scene
Filippo Tadolini
dialoghi in italiano a cura di
Stefano Simone Pintor
maestro del Coro
Massimo Fiocchi Malaspina
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Nuovo allestimento in coproduzione con i Teatri di OperaLombardia e Opera Carolina (Charlotte, Nord Carolina)
Foto Alessia Santambrogio
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