Quarantesima edizione del Festival Monteverdi a Cremona che si veste a festa per ricordare i 380 anni dalla scomparsa del compositore e dalla prima messa in scena dell’opera nel lontano 1643 al teatro Santi Giovanni e Paolo di Venezia. Sembra incredibile ma ancora oggi i temi trattati di amore, passione sensuale, tradimento e sete di potere sono attualissimi e facenti parte delle cronache di tutti i giorni, ed è dalla storia reale che Monteverdi coadiuvato per i versi da Giovanni Francesco Busenello attinse per narrare un frammento di storia romana in un modo talmente vicino a chi assiste da permettere una totale immersione negli avvenimenti. Il libretto è incredibilmente appassionato, ardente, perfettamente intriso delle note sinuose della partitura che l’intera vicenda prende tanto chi osserva ed ascolta quanto gli stessi interpreti, chiamati ad una prova vocale ed attoriale non da poco. Lo sa bene Pier Luigi Pizzi, ormai uno dei pochi Maestri della vecchia guardia che qui gioca con le parole fino all’esasperazione, coinvolgendo i personaggi in azioni sensualissime e spesso dal significato ambiguo, in un gioco di passione e potere perfettamente calato nella storia del libretto. Il set da lui stesso concepito è semplice, elegante ed essenziale, ma funzionale e pratico, così come i suoi costumi (forse gli interpreti hanno patito un po’ il caldo visto le temperature in sala) che posseggono quella elegante adeguatezza che si sposa perfettamente con il contesto generale.
Così il Maestro Antonio Greco alla guida dell’orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua sa approfondire ogni singolo momento della composizione cogliendone la forza o la delicatezza ed ottenendo dai suoi strumentisti l’effetto desiderato coi giusti accenti, sottolineando la parola con attenzione e travolgendo il pubblico con vigore quando occorre. In sintesi la noia non fa parte del suo vocabolario nonostante la durata della composizione. Questa versione nello specifico si riferisce al manoscritto veneziano a noi giunto dal 1888 ma con l’aggiunta dei ritornelli inseriti nella versione napoletana che fu trovata soltanto nel 1929. Probabile risultato di rimaneggiamenti e correzioni anche da parte di allievi stessi del Maestro, Greco ha saputo adattare perfettamente all’orchestra cremonese ed al teatro tutto il materiale di cui disponeva.
La compagnia di canto era quasi tutta giovanissima e vista la folta schiera di ruoli ne è stato coperto più di uno da alcuni cantanti; spiccano tra tutti le figure dei personaggi coinvolti nelle trame amorose. La Poppea di Roberta Mameli ha il sangue che freme nelle vene e la sua sete di potere si sposa perfettamente con la sete che ha del suo innamorato Nerone, più alta è la posta in gioco, più sensuale è il desiderio di conquistarlo e con esso il privilegio di essere imperatrice. Così la voce si slancia potente in avanti con un timbro accogliente per dare fondamento ad un ruolo assolutamente voluttuoso.
Molto bene anche il Nerone di Federico Fiorio che pur giovanissimo ha in sé uno strumento vocale uniforme e capace di sostenere sempre il suono particolarmente acuto che si piega alla parola sempre sottolineata e mai banale. Il personaggio si pone anche con la giusta perizia nei confronti di tutti i compagni di palcoscenico: su tutti Poppea con cui crea una alchimia evidente, ma anche il duetto con Lucano, un ottimo Luigi Morassi, è degno di nota per forza scenica e vocale.
Josè Maria Lo Monaco incarna con la sua Ottavia il dolore per il ripudio e la vergogna per il tradimento con elegante austerità tanto nel portamento quanto nel canto, sempre attento anche nei momenti più concitati e particolarmente funereo nel suo commiato a Roma che qui precede il suicidio onde evitare l’esilio. Ottone è stato un Enrico Torre che di per sé ha un personaggio meno incisivo rispetto al rivale Nerone, ma ha cantato con tutto se stesso l’amore combattuto tra la sensuale ed irraggiungibile Poppea e la più disponibile e forse ingenua Drusilla.
Il Seneca di Federico Domenico Eraldo Sacchi ha una voce profondissima e davvero perfetta per il filosofo integerrimo e dalla profonda morale, tale da trovare persino conforto nel suicidio.
Drusilla era interpretata dalla freschezza di Chiara Nicastro, la fedele ma non certo disinteressata Arnalta era interpretata da Candida Guida la cui voce dal velluto particolarissimo ci piacerebbe ascoltare in altri ruoli. Si fanno apprezzare per interpretazione e capacità di sostenere il palco Danilo Pastore soprattutto nel ruolo di Nutrice, così come la simpatica ed agile Paola Valentina Molinari divisa tra Amore ed il Valletto. Ricordiamo infine Luca Cervoni, Mauro Borgioni, Danilo Pastore, Francesca Boncompagni, Giorgia Sorichetti a completare il cast con più ruoli tra famigliari, virtù, tribuni, damigelle, ecc.
Tantissimi gli applausi del pubblico soddisfatto di tutti i protagonisti dello spettacolo.
Maria Teresa Giovagnoli
Dramma per musica in un prologo e tre atti
Poesia di Giovanni Francesco Busenello
Musica di Claudio Monteverdi
PRODUZIONE ED INTERPRETI
Maestro concertatore e direttore Antonio Greco
Regia, scene, costumi e luci Pier Luigi Pizzi
Assistente regia e scene Lorenzo Maria Mazzoletti
Assistente costumi Lorena Marin
Poppea Roberta Mameli
Nerone Federico Fiorio
Ottavia Josè Maria Lo Monaco
Ottone Enrico Torre
Seneca Federico Domenico Eraldo Sacchi
Drusilla Chiara Nicastro
Arnalta Candida Guida
Lucano/1° soldato/famigliare 2° Luigi Morassi
Liberto/2° soldato/console Luca Cervoni
Mercurio/3° famigliare/tribuno/littore Mauro Borgioni
Nutrice/famigliare 1° Danilo Pastore
Fortuna Francesca Boncompagni
Amore/Valletto Paola Valentina Molinari
Virtù/Pallade/Damigella Giorgia Sorichetti
Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua
nuovo allestimento della Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli in coproduzione con
Opera Lombardia, Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Ravenna manifestazioni - Teatro Alighieri di Ravenna
Foto Monteverdi Festival
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