Probabilmente è un classico cominciare con ‘torna il fortunato allestimento’ quando si parla del ‘Barbiere’ di Hugo De Ana all’Arena di Verona, perché il regista è stato artefice di splendidi spettacoli capaci di unire il fascino del maestoso, sfruttando gli spazi a disposizione, con quel pizzico di attualità che attira i giovani e coloro che storcono il naso quando sentono parlare di regie tradizionali. Tanto il classico rossiniano, quanto ad esempio la Tosca che a breve tornerà in scena, sono ormai dei capisaldi areniani che piacciono, convincono ed attirano un bel pubblico numeroso. Numeroso anche per la prima del 24 giugno che a dir la verità ha attirato non solo appassionati rispettosi ed attenti, ma anche una buona parte di autentici maleducati non curanti di chi voleva ascoltare e soprattutto degli artisti impegnati in scena, capaci di disturbare in ogni modo possibile ed immaginabile come fossero stati ad una sagra di paese.
Lo spettacolo di De Ana è assolutamente delizioso: delicata l’ambientazione in questo enorme giardino che ricorda i verdi labirinti dei palazzi reali, dove man mano si svelano i personaggi e le vicende. Le enormi rose rosse che contornano ed ‘arredano’ la scena e che spesso adornano anche la città quando l’opera non fa parte del cartellone, i bellissimi abiti in stile classico, i piccoli dettagli eleganti ed essenziali che completano l’allestimento: tutto è colorato, funzionale, più vicino a noi e decisamente accattivante. Peccato la mancanza dei fuochi d’artificio sul finale che creavano sempre l’effetto ‘wow’ tra il pubblico. Infine è auspicabile un piccolo restauro di certi elementi scenici per rendere di nuovo fresco e brillante il materiale in cui si muovono gli artisti in scena.
Fresca è di sicuro la compagnia di canto. I siparietti che pongono in essere, la scioltezza con cui si muovono in scena e la disinvoltura nel canto fanno sì che lo spettacolo, se pur lungo considerando l’unica pausa, scorra via come l’olio.
Figaro è un Dalibor Janis ammaliatore delle folle, uno che canta con generosità e presenza scenica, perfettamente in linea con lo spettacolo frizzante ma anche impegnativo; splendida la Rosina di Vasilisa Berzhanskaya: la voce è agile dal tono chiaro e limpido; potrebbe chiedere qualunque cosa e lo strumento risponderebbe, confermando l’ottima impressione che ci aveva fatto al Filarmonico in primavera. Antonino Siragusa è un Conte d’Almaviva affatto insipido e svenevole, da’ vita ad un personaggio di sostanza, dotato di una voce non agilissima in qualche passaggio, ma delicata, sinuosa e piacevole. Carlo Lepore è il più attore di tutti, è superbo nell’interpretare il suo Bartolo, un ruolo che potrebbe risultare fastidioso, ma con lui può solo divertire e piacere. Fa il suo Michele Pertusì come Basilio, impegnatissimo anche in altre produzioni in questi giorni, Marianna Mappa impersona con simpatia e bella voce il ruolo di Berta. Fiorello/Ambrogio è un apprezzatissimo Nicolò Ceriani, l’ ufficiale di Lorenzo Cescotti completa l’allegra brigata.
Il Maestro Alessandro Bonato veronese e debuttante nell’Anfiteatro della sua città deve aver sentito una forte emozione salendo sulla pedana per la prima volta, e ciò lo ha trasmesso nel cesellare con attenzione le note, nel sottolineare con l’orchestra i siparietti goliardici che la regia prevede, con attenzione anche alle eventuali improvvisazioni. Insomma una direzione ben equilibrata e che probabilmente diverrà ancora più brillante col passare delle recite.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE E INTERPRETI
Direttore d’orchestra Alessandro Bonato
Regia, scene, costumi, luci Hugo De Ana
Coreografia Leda Lojodice
Il Conte d’Almaviva Antonino Siragusa
Bartolo Carlo Lepore
Rosina Vasilisa Berzhanskaya
Figaro Dalibor Janis
Basilio Michele Pertusì
Berta Marianna Mappa
Fiorello/Ambrogio Nicolò Ceriani
Un ufficiale Lorenzo Cescotti
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Maestro al Cembalo Richard Barker
Continuo: Sara Airoldi violoncello, Riccardo Mazzoni contrabbasso
FOTO ENNEVI
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