Siamo molto felici di incontrare per voi il baritono Massimo Cavalletti, interprete affermatissimo in tutto il mondo in ruoli davvero diversi tra di loro che dimostrano la duttilità della voce particolare e l’amore per il suo bellissimo lavoro che gli porta gioia e soddisfazioni continue.
Ci parla delle caratteristiche della sua voce?
Non penso che possa descrivere la mia voce con delle caratteristiche schiette, anche perché potrebbe risultare una smielante descrizione di tutto quello che vorrei che la mia voce producesse in chi mi ascolta in teatro. Però posso dire che cerco ogni giorno nello studio a casa e anche sul palcoscenico di essere un artista vero e che canta e recita con verità interpretativa. Un cantante che mette al primo posto la parola e il suo significato e che cerca di far arrivare sempre all’orecchio e poi al cuore del pubblico la parola e il senso della parola stessa. Cerco di usare piú colori possibili per esprimere e porgere le frasi e cerco di essere sempre molto critico nei miei confronti non accontentandomi mai e cercando di migliorare sempre.
Comunque per gli amanti della tecnica vocale penso di poter affermare che sono un lirico romantico, e che posso cantare ruoli buffi o seri sempre ristretti in un repertorio lirico mai troppo spinto o drammatico estremamente verista. Sto provando in questo particolare momento della mia vita a incrementare il mio repertorio Verdiano con nuovi debutti e nuovi ruoli, ma cerco sempre di non abbandonare la strada del canto lirico belcantista, utilizzando sempre il mio strumento senza volerlo ingrossare o scurire o renderlo per quello che non è.
Figaro che interpreta tra poco a Padova è un ruolo che hanno interpretato in tanti grandi colleghi: in cosa è diverso o particolare il suo e a chi si ispira eventualmente?
Nutro profondo rispetto per questo ruolo, e so di interpretare questo ruolo in un modo particolarmente mio. Cavatina a parte, dove credo sia espressamente l’artista a dover mettere mano a tutta la sua personale schiettezza di canto e alle sue particolarità esecutive, credo che il ruolo di Figaro debba essere una specie di guida che sviluppa e disbriga tutta la vicenda. Un vero Twister un tornado che appena entra in scena dall’inizio cambia le sorti di tutti quelli che sono sulla scena. Ma anche cerco sempre di non essere troppo presente specie quando si tratta di accompagnare il conte di Almaviva e Rosina verso il loro idillio amoroso. Figaro lancia le idee e cerca di svilupparle ma poi spesso rimane un po' a guardare soddisfatto per come gli altri personaggi conducono a buon fine le sue brillanti idee.
Questo è il mio Figaro, un barbiere sì ma un uomo di genio che usa tutto quello che la sua classe e la sua astuzia gli mettono a disposizione, un uomo nuovo e quindi penso che non possa essere interpretato con eccessi di manierismi ma piuttosto con una frizzante esecuzione e una esplosiva esecuzione dei tanti recitativi, quindi uso della parola e doppi sensi e tantissimi colori e ammiccamenti. Ho avuto la fortuna di debuttare il ruolo alla Scala di Milano con il bellissimo spettacolo di Jean Pierre Ponnelle e con questo ho capito nel profondo il ruolo di Figaro voluto da Rossini, per questo credo di poter oggi portare questo spirito in ogni produzione che mi trovi ad affrontare.
Ha interpretato tanti ruoli diversi uno dall’altro, predilige quelli drammatici oppure quelli per così dire più ‘leggeri’? C’è un debutto che porta nel cuore?
Vorrei dire subito che non esistono ruoli leggeri o ruoli pesanti, ci sono tanti ruoli che se presi con superficialità poi rischiano di creare non pochi problemi… Certamente posso dire che Figaro nel Barbiere di Siviglia è un ruolo che mi da' moltissima soddisfazione e che mi identifica, un' esplosione di energia e di gioia per un ruolo che sia nel repertorio operistico che nella storia del teatro di prosa è stato e ancora è un vero e proprio terremoto.
Personalmente adoro il ruolo di Rodrigo nel Don Carlo e ricordo con estremo affetto il mio debutto in questa opera a Zurich nel 2012 sotto la guida di Zubin Mehta e con un cast davvero stellare, con il bravissimo Fabio Sartori come Don Carlo e la Anja Harteros come Elisabetta e Matti Salminen come Filippo II.
Ho ricordi ugualmente belli sia nel repertorio buffo che in quello drammatico forse perché ho avuto la fortuna di vivere queste mie esperienze sempre con dei colleghi davvero eccezionali e anche perché io credo di averci sempre messo il cuore e tutta la mia anima nel mio lavoro.
Vorrei anche ricordare il mio primo Paolo Albiani a Zurich nel 2009: in quella splendida produzione firmata Giancarlo del Monaco con le scene di Carlo Centolavigna ho conosciuto Leo Nucci, che per me è diventato un artista da prendere a esempio, un baritono che in oltre 40 anni di carriera ha attraversato i vari repertori e ruoli baritonali senza mai perdere il giusto stile che distingueva i vari ruoli e che ancora oggi rimane un padre verdiano per eccellenza.
Quali sono i ricordi più cari della sua carriera e i momenti che Le danno maggiore soddisfazione?
Ricordi ce ne sono davvero tanti sparsi durante oltre 14 anni di carriera e 600 recite sui palcoscenici di tutto il mondo. Ricordo ancora i miei esordi, la conoscenza del maestro Franco Zeffirelli nella Bohème della Scala del 2005, l’incontro con il maestro Nello Santi a Zurich che mi ha diretto in molteplici opere tra cui non posso non menzionare Barbiere di Siviglia e Poliuto. Il mio primo Ford nel 2011 con Daniele Gatti e Ambrogio Maestri e i tantissimi altri venuti dopo in mezzo mondo! Il mio primo Rodrigo alla Zurich Opernhaus con Zubin Mehta. Ma davvero ci sono tantissime serate che mi balzano alla memoria e che tengo strette nel mio cuore… La trasmissione HD Cinema Broadcasting dal Metropolitan di New York nella Boheme del 2014, il mio debutto a Salzburg nel 2012 con Marcello nella prima Boheme mai rappresentata a Salisburgo, e ancora il mio Rodrigo alla Scala nell’anno verdiano 2013! La collaborazione con tanti colleghi, registi e direttori d’orchestra che oggi posso davvero considerare amici e che hanno la mia stima per la loro grandezza sul palco e fuori. Ogni volta che ripenso a tutte queste cose so di essere davvero molto fortunato.
Avendo viaggiato tanto, in quali teatri ha lavorato particolarmente bene?
Sicuramente per primo devo dire il Teatro alla Scala di Milano, con oltre 110 recite in quel magnifico tempio della lirica è in assoluto il teatro dove mi sono sentito sempre a casa, rispettato e apprezzato e penso di aver sempre portato il mio meglio per onorare il mio lavoro e il teatro stesso.
Ho imparato a conoscere questo teatro fin da giovanissimo essendo stato allievo dell’Accademia della Scala e poi avendo debuttato in Scala nel 2005 per la prima volta. Conosco per nome moltissimi lavoratori e mi sento decisamente a casa sia sul palco che negli ambienti legati al teatro Milanese, nei laboratori Ansaldo e anche in fondazione. Insomma una collaborazione che mi ha portato lontano con La Scala, lontano fino in Giappone e in Kazakistan durante le splendide trasferte del 2013 e del 2017 e che il prossimo anno mi porterà in Finlandia al festival di Savonlinna con l’opera Masnadieri. Il Teatro alla Scala è il teatro che più di tutti ha un posto nel mio cuore.
Cosa fa quando non lavora in teatro? Ci sono passioni che segue oltre al canto?
Adoro leggere e guardare film, passo molto tempo libero a passeggiare e a visitare musei e anche luoghi e bellezze naturali, mi piace camminare e mi aiuta a pensare. Mi piace moltissimo cucinare e quando posso mi ci diletto, specie con primi piatti… Mi piace la letteratura classica ma anche letture meno difficili, specialmente thriller e romanzi di spie e di avventura anche fantastici.
Sono collezionista di monete antiche e anche moderne e di medaglie di vario genere specialmente a tema musicale, ho una mia collezione di oltre 15000 coni molte delle quali mai circolate.
Preferisce le Regie d’Opera tradizionali o quelle moderne?
Questa è una domanda a cui posso rispondere solo dicendo che preferisco le regie intelligenti e interessanti. Per me non è cosi fondamentale che l’ambientazione sia originale e storica, ma l’importante è che il regista riesca a creare qualcosa di interessante e realistico che riesca a smuovere nel pubblico un moto di riflessione e che lo appassioni alla vicenda facendo passare attraverso la magia del teatro lirico il messaggio che l’autore ha originariamente desiderato.
Ripeto sempre che l’emozione non ha tempo e non ha nemmeno bisogno di una collocazione specifica di luogo, gli esseri umani a tutte le latitudini e in tutte le epoche hanno sempre sentito e sentiranno con il cuore e con i sensi… quindi visto che l’opera lirica ci insegna a sentire e a ragionare, allora possiamo portare ogni storia e ogni situazione, traslandola di tempo e spazio senza perdere le intenzioni originarie… l’importante è appunto la genialità delle idee del regista, penso che invece di incappare in idee registiche poco chiare o addirittura assurde, a volte sarebbe meglio fare produzioni storiche, specie per rispetto al pubblico, visto che alla fine solo loro che poi devono tornare e ritornare a vederci… e quindi è il pubblico che deve godere e divertirsi.
Quali sono i suoi prossimi impegni?
Nei prossimo mesi avrò dei debutti di grandissima importanza per me, primo in ordine di tempo il Conte di Luna nel Trovatore al Teatro del Maggio di Firenze in occasione della messa in opera della Trilogia Popolare sotta guida del Maestro Fabio Luisi, e subito dopo in Ottobre aprirò la stagione d’opera del Teatro Regio di Torino sempre con lo stesso ruolo.
Nel 2019 Debutterò Giorgio Germont in Traviata all’opera di Palm Beach in Florida e poi avrò 3 titoli magnifici al Teatro alla Scala di Milano, Lescaut nella Manon Lescaut di Puccini, Francesco nei Masnadieri di Verdi che sarà anche un debutto, e Belcore in Elisir d’Amore! Finirò il 2019 con il mio debutto al San Carlo di Napoli con le recite di Silvio nei Pagliacci.
Quanti appuntamenti imperdibili!! Ringraziamo davvero Massimo Cavalletti per la gentilezza e disponibilità e gli facciamo un immenso in bocca al lupo per tutti questi magnifici impegni imminenti, affinchè gli portino sempre gioia e delizino il pubblico che lo ascolta.
Maria Teresa Giovagnoli
Maria Teresa has not set their biography yet