Un peasaggio sospeso nel tempo svelato da pareti rocciose che scorrono sul palcoscenico illuminato soltanto da riflessi lunari, in lontananza poche nuvole offuscano un cielo dalle sfumature brunite che rimane pressocché tale per tutto il tempo; pochi accenni al tempio che è casa e prigione della grande sacerdotessa gallica ci rimandano ad una gloria decaduta ma che ancora persiste nei suoi resti, con statue monche e colonne spezzate come fossimo tra rovine archeologiche in cui un sogno dalle tinte fosche rivive ancora una volta sul palcoscenico.
Questa la Norma di Bellini creata nel lontano 2002 da Alberto Fassini e ripresa quest'anno da Vittorio Borrelli nell'ambito del progetto The best of Italian opera per l'Expo 2015, visualizzata dalle scene di William Orlandi che cura anche i costumi, mentre la magia delle luci di Andrea Anfossi contribuisce ad arricchire di languore e per certi versi nostalgico mistero l'operato degli interpreti.
Il capolavoro belliniano si avvale di un cast molto amato dal pubblico che difatti si è mostrato generoso e partecipe.
Nel ruolo eponimo troviamo la meravigliosa Maria Agresta. Da donna immersa nei ricordi amorosi e pericolosamente affini a quelli dell'amica novizia Adalgisa si tramuta in sacerdotessa ferita e straziata dal tradimento. Il soprano offre il suo miglior canto nei corposi centri mostrando sempre un fraseggio morbido con punte di diamante i suoi dolci pianissimo. Ma è nel secondo atto che la sua voce trova terreno ancor più fertile aggiungendo alla solennità della parola note di carattere e drammaticità.
Pollione è un temerario e bellicoso Roberto Aronica. Il tenore prova ogni volta forti emozioni e chiaramente sente molto il ruolo in scena, ma dal punto di vista vocale si mostra anche altalenante come in questo caso, in cui tanta compartecipazione corrisponde qua e là a qualche sofferenza in acuto il cui suono si avvicina al nasale.
Veronica Simeoni conferma le impressioni recentemente registrate nel ruolo di Adalgisa. Il suo canto è ampio ed uniforme, riuscendo anche a svettare in acuto con energia e slancio. L' interprete è incisiva e risolve con nobiltà il dilemma impostole dal destino nello scegliere tra fede ed amore.
Il grande druido Oroveso è un ottimo Riccardo Zanellato dalla voce quasi graffiante che conferisce autorevolezza al personaggio austero ed impeccabile.
Chiudono il cast un buon Flavio di Andrea Giovannini e Samantha Korbey che fa il suo dovere di confidente pur con una voce un pò piccola per la grande sala del Regio.
Ad accompagnare e sottolineare gli stati d'animo dei protagonisti ancora una bella prova del coro preparato da Claudio Fenoglio.
In ottima forma è parsa l'orchestra del Tetro Regio condotta da Roberto Abbado. Sin dall'apertura con la notissima sinfonia sono chiari la ricchezza di colori e la quantità di accenti atti a sottolineare ogni nota della partitura, con un'attenzione squisita alle dinamiche che favoriscono un suono ampio, ricco e sempre vario, sì da toccare anche le corde di chi ascolta.
Come detto il pubblico davvero entusiasta ha salutato tutto il cast con gioia quasi da stadio, con ovazioni per Aronica, Agresta, Simeoni.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE |
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Direttore d'orchestra | Roberto Abbado |
Regia | Alberto Fassini |
ripresa da | Vittorio Borrelli |
Scene e costumi | William Orlandi |
Luci | Andrea Anfossi |
Maestro del coro | Claudio Fenoglio |
GLI INTERPRETI
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Norma, druidessa, figlia di Oroveso | Maria Agresta |
Pollione, proconsole di Roma nelle Gallie | Roberto Aronica |
Oroveso, capo dei Druidi | Riccardo Zanellato |
Adalgisa, giovane ministra nel tempio d'Irminsul | Veronica Simeoni |
Flavio, amico di Pollione tenore | Andrea Giovannini |
Clotilde, confidente di Norma | Samantha Korbey |
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Allestimento Teatro Regio
in coproduzione con Opera Scene Europa di Roma
Foto Ramella&Giannese