Il terzo appuntamento del festival Donizetti Opera 2023 è riservato al titolo più atteso della stagione: Lucie De Lammermoor, il capolavoro donizettiano nella sua più rara versione francese, rivista dal compositore nel 1839 con libretto tradotto e riadattato da Alphonse Royer e Gustave Vaëz. Non è un caso che sia stato scelto di rappresentarla in quel piccolo gioiello che è il Teatro Sociale di Bergamo Alta e non al Teatro Donizetti, in continuità con la realtà più contenuta del Théâtre de la Renaissance dove il titolo debuttò: una sala parigina promotrice di repertori innovativi, ma dai mezzi economici, strutturali e artistici più ridotti rispetto alla principale Opéra Garnier.
Rispetto all’originale del ‘35, oltre ad un testo semplificato, viene rimaneggiata anche la partitura con l’introduzione di brani inediti (in primis la cavatina “Que n'avons-nous des ailes?” che sostituisce “Regnava nel silenzio”) e viene rivisto il ventaglio di personaggi sostituendo Normanno con Gilbert - più presente in scena e più strutturato psicologicamente - ed eliminando il ruolo di Alisa, confidente della protagonista.Una variazione di struttura drammaturgica che fa di Lucie l’unica donna in scena tra i solisti, a sottolinearne ulteriormente la solitudine e l’abbandono in un mondo dominato con ferocia unilaterale da soli uomini.
Questo il principale gancio da cui prende le mosse la regia di Jacopo Spirei, una chiara denuncia alla violenza sulle donne (in scena peraltro intorno alla data in cui ne ricorre la Giornata Internazionale dedicata). Il titolo si presta di fatto più di altri alla rappresentazione truce e purtroppo attuale di una società maschilista e cinica in cui l’impotente protagonista rimane schiacciata sublimandosi nella follia ed infine nella morte, facendosi drammaticamente portavoce di tutte le donne che tutt’oggi sono vittime di violenza, psicologica e fisica. Molto forti in questo senso le scene in apertura e chiusura dell’opera supportate da eccellenti attori/figuranti: nell’introduzione vediamo alcune donne indifese e terrorizzate che tentano di farsi forza tra loro, accerchiate da un branco di uomini che avanza con fare prima viscido, poi sempre più aggressivo e incombente; ritroveremo le stesse donne nel finale ultimo accasciate nel bosco, stuprate, uccise e abbandonate accanto ai resti di una carrozzeria smembrata e distrutta.
Immagini di cruda potenza che destano anche alcuni malumori nel pubblico, nella loro triste e innegabile contemporaneità. Spiace solo che tali spunti così centrati in apertura e al termine non vengano portati avanti con altrettanta continuità ed efficacia nel corso dell’opera, con una certa scarsità di idee e qualche scivolone nel volgare fine a se stesso che francamente nulla aggiunge al messaggio di condanna, di per sé forte e chiaro a sufficienza.
Non entusiasmano nemmeno le scene di Mauro Tinti che, nel ricreare con pannelli dipinti l’ambientazione di una cupa foresta in cui l’intera vicenda è immersa, non restituisce che il pallido riflesso della più celebre Traviata veneziana di Carsen. Nulla aggiungono nemmeno le immagini illustrative che di tanto in tanto appaiono sul fondo, da saturi dettagli di foglie autunnali a foto d’epoca in bianco e nero che non hanno né particolare impatto visivo né apparente correlazione l’una con l’altra, o con la scena rappresentata. Più funzionali i costumi contemporanei disegnati da Agnese Rabatti, che traslano efficacemente la vicenda al giorno d’oggi.
Sul fronte vocale un cast mediamente molto giovane e di indubbia qualità ci regala più di una soddisfazione, a partire dalla straordinaria Lucie di Caterina Sala. Malgrado una laringite (nemmeno del tutto guarita) le abbia impedito di portare a termine la recita precedente, il soprano debutta finalmente l’intero ruolo preparato con dedizione per due anni, e lo fa nel migliore dei modi. La scrittura è notoriamente tra le più impervie, ma sembra esserle cucita addosso: ogni coloratura, trillo, variazione o puntatura in acuto si risolve con incredibile naturalezza e apparente semplicità, in una linea di canto cristallina modulata sempre con grande polso e consapevolezza, nonostante l’indisposizione e una carriera che è solo agli albori. Se da un lato percepiamo ampio margine di miglioramento dal punto di vista della maturità interpretativa in un ruolo tanto complesso - da costruirsi inevitabilmente nel tempo - sul piano vocale siamo ai limiti dell’ineccepibile, dalla morbidezza della cavatina alla vertiginosa e affascinante cadenza a cappella nella sua Air de la Folie.
Rapisce all’ascolto anche l’Edgard di Patrick Kabongo, di voce insolitamente chiara per questo ruolo ma piacevolmente tersa e ambrata, di richiamo invero più affine al tipico tenore leggero rossiniano. Il cantante congolese non appare particolarmente disinvolto nel gesto scenico ma compensa con un fraseggio estremamente curato di notevole espressività, struggente in particolare nel finale “O bel ange, dont les ailes” (corrispettivo francese di “Tu che a Dio spiegasti l’ali”).
Maiuscola la prova di Vito Priante nel ruolo di Henri, solido vocalmente e scenicamente nel dipingere a tutto tondo il “crudel fratello” di Lucie, con mimica mefistofelica e fascinoso timbro brunito.
Ottima la prova di Julien Henric, che interpreta un Sir Arthur ben più coinvolto in scena all’interno di questa revisione francese dell’opera.
Efficaci anche il tonante Raimond di Roberto Lorenzi e David Astorga negli inediti panni di Gilbert.
Decisamente meno a fuoco la direzione, affidata a Pierre Dumoussaud che guida dal podio l’orchestra Gli Originali. Al di là di un generale approccio a tutto volume in qualsiasi pagina, sono purtroppo frequenti ed evidenti numerose sbavature a livello di intonazione e una generale imprecisione negli attacchi, con svariati problemi soprattutto provenienti dal reparto fiati. Incertezze che inficiano a cascata anche gli interventi non troppo convinti del Coro, diretto da Salvo Sgrò.
Al termine successo per tutti i protagonisti, con qualche sparuto dissenso all’indirizzo del regista.
Camilla Simoncini
PRODUZIONE ED INTERPRETI
Direttore Pierre Dumoussaud
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del coro Salvo Sgrò
Regia Jacopo Spirei
Scene Mauro Tinti
Costumi Agnese Rabatti
Light designer Giuseppe Di Iorio
Assistente alla regia Alessandro Pasini
Henri Ashton Vito Priante
Edgard Ravenswood Patrick Kabongo
Lord Arthur Bucklaw Julien Henric
Gilbert David Astorga
Raimond Roberto Lorenzi
Lucie Caterina Sala / Vittoriana De Amicis
Orchestra Gli Originali
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti
in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna
Bergamo, Teatro Sociale, 26 novembre 2023
Foto Donizetti Opera
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