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G. ROSSINI - LA CENERENTOLA, TEATRO FILARMONICO DI VERONA - VENERDI' 22 NOVEMBRE 2024

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La Cenerentola di Rossini torna sul palcoscenico del Teatro Filarmonico di Verona, con un allestimento firmato da Manu Lalli, assieme alle scene girevoli ideate da Roberta Lazzeri e ai costumi fiabeschi di Gianna Poli. Sceglie una strada sicura e immediata, mirata a valorizzare i riferimenti visivi e drammaturgici già espliciti nel libretto. La scena, ispirata a un castello barocco, si struttura in modo funzionale: le camere delle sorelle si trovano ai lati del palco e, attraverso rotazioni o unioni, si trasformano nella sala da ballo o, nel secondo atto, in una rappresentazione simbolica del temporale visto dagli occhi di Ramiro. Questo impianto visivo chiaro e ordinato segue un’impostazione narrativa tradizionale, in cui le relazioni tra i personaggi rimangono fedeli alla lettera rossiniana e si sviluppano senza deviazioni interpretative rilevanti.

L’elemento originale più significativo è l’amore di Angelina per i libri, un tratto non presente nel libretto ma integrato nella messinscena attraverso soluzioni visive suggestive. Durante la Sinfonia, le sorellastre distruggono simbolicamente la biblioteca di famiglia per installare le loro stanze, mentre grandi volumi, dedicati a celebri eroine letterarie  appaiono ai margini del palco. Questo dettaglio, unito alla presenza di ballerine classiche che accentuano l’atmosfera fiabesca, imprime alla narrazione un carattere favolistico, quasi infantile, in sintonia con il contesto rossiniano.

La regia alterna momenti ben calibrati, come il duetto tra Don Magnifico e Dandini, dove i due interpreti assecondano il ritmo musicale con gesti mimetici e studiati, a scene meno articolate, come il primo duetto tra Cenerentola e Ramiro, risolto con i protagonisti statici ai lati opposti del palco e scarse interazioni. In ogni caso, la struttura complessiva richiama l’idea del "Rossini a orologeria", una concezione registica che pone al centro la precisione ritmica e musicale, seguendo le orme di maestri come Jean-Pierre Ponnelle e Michael Hampe.

Francesco Lanzillotta  guida l’Orchestra della Fondazione Arena  con una direzione vivace e teatrale, esaltando la compattezza e la precisione dell’ensemble. I tempi scelti sono generalmente spediti, specialmente nelle scene più movimentate, ma sempre calibrati per rispettare le esigenze del palco. I cantanti, infatti, non risultano mai sopraffatti, trovando nel direttore un sostegno solido e puntuale.

Lanzillotta  evita sonorità eccessive, preferendo mettere in risalto dettagli preziosi della partitura e dimostrando una profonda familiarità con il repertorio. Il Coro maschile, preparato da Roberto Gabbiani, si distingue per l’eccellente precisione negli attacchi e per la sua compattezza sonora, completando con eleganza un’esecuzione ben equilibrata.

Maria Kataeva, protagonista della serata, ha mostrato una padronanza vocale impeccabile, affiancata da una raffinata capacità di colorire le frasi attraverso variazioni dinamiche sapientemente dosate e agilità eseguite con precisione cristallina. Tuttavia, nel primo atto si è percepita una certa minor pienezza negli armonici, come se la voce mancasse di quella consueta ricchezza che la contraddistingue, dando l’impressione di un canto leggermente trattenuto. Questa sensazione è stata però ampiamente superata nel Rondò finale, dove il mezzosoprano russo si è espressa senza riserve, offrendo un’interpretazione intensa e coinvolgente che ha conquistato l’entusiastico plauso del pubblico.

Pietro Adaini interpreta un Don Ramiro giovane e sognante, valorizzato da un timbro chiaro che conferisce freschezza al personaggio. La voce si distingue per l’omogeneità e per acuti facili, pieni e squillanti, che esegue con naturale sicurezza. Tuttavia, il canto risulta talvolta un poco monotono nel colore e con un’emissione eccessivamente bianca, limitando in parte la varietà espressiva. Nonostante ciò, il fraseggio, ben curato e attentamente modellato, contribuisce a delineare un personaggio vocale di pregevole qualità.

Il Don Magnifico di Carlo Lepore, veterano di grande esperienza, si rivela uno straordinario animale da palcoscenico, capace di trasformare in punti di forza anche quelli che potrebbero sembrare limiti, grazie a una travolgente valenza istrionica che, tuttavia, rimane sempre improntata al buon gusto. La sua musicalità è impeccabile, il dominio dello spazio scenico totale, e il sillabato degno di lode. Il personaggio che ne emerge è originalissimo: un cialtrone vitalissimo, non privo di una certa eleganza, ma anche crudele e talvolta violento.

Magnetico, arguto e accattivante, Alessandro Luongo nel ruolo di Dandini si conferma padrone assoluto della partitura e del personaggio, rafforzando la sua reputazione nei ruoli buffi, in particolare in quelli rossiniani. Il baritono monopolizza la scena ad ogni sua apparizione con una verve entusiastica, sostenuta da una linea di canto impeccabile per pulizia, accentazione, sfumature e precisione, tanto nei passaggi più ampi quanto in quelli più acrobatici.

Matteo D'Apolito completa con efficacia il trio delle voci gravi, padroneggiando l’impegnativa e maestosa aria di Alidoro con naturalezza, un’espressione comunicativa accattivante e un’interpretazione ispirata.

Daniela Cappiello e Valeria Girardello, nei ruoli di Clorinda e Tisbe, formano un duo affiatato e scenicamente convincente, restituendo con vivacità la dinamica tra le due sorellastre. Sul piano vocale, Cappiello si distingue per un registro acuto corposo e brillante, mentre Girardello colpisce per la linearità dell’emissione e un timbro caldo e ben definito, che valorizza il personaggio.

Il numeroso pubblico ha seguito con vivo interesse l’esecuzione, dimostrandosi generoso negli applausi sia durante lo spettacolo che al termine, decretando un successo significativo per tutti gli artefici della produzione.

Pierluigi Guadagni

LA PRODUZIONE E GLI INTERPRETI:

LA CENERENTOLA

ossia La bontà in trionfo

Dramma giocoso in due atti

Libretto di Jacopo Ferretti, da Perrault

Musica di Gioachino Rossini

Don Ramiro Pietro Adaini

Dandini Alessandro Luongo

Don Magnifico Carlo Lepore

Clorinda Daniela Cappiello

Tisbe Valeria Girardello

Angelina Maria Kataeva

Alidoro Matteo D’Apolito

Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona

Direttore Francesco Lanzillotta

Maestro del coro Roberto Gabbiani

Regia Manu Lalli

Scene Roberta Lazzeri

Costumi Gianna Poli

Luci Vincenzo Apicella

riprese da Sergio Toffali

Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino

FOTO ENNEVI