Nuova produzione di Carmen al Teatro Lirico di Cagliari dove ritorna dopo l’estate del 2018 e che si rivela sempre uno dei titoli operistici più amati e conosciuti dal pubblico che ama canticchiare le arie più acclamate non appena ne riconosce le prime note, testimoniando la popolarità dell'opera e l’affetto che la lega a chi da secoli si reca in teatro per ascoltarla. Lo spettacolo affidato al regista Renato Bonajuto è un giusto connubio tra il desiderio di volersi riconoscere in una ambientazione conosciuta e confortante ed una voglia di andare anche oltre lo spettacolone affollato che riempie il palco con quanto già visto mille volte. Il regista non resta certo all’Ottocento narrato, ma sposta la vicenda agli anni Cinquanta del Novecento, il che non tradisce affatto il libretto per come è costruita la vicenda, ispirata alle atmosfere del film Amantes del 1991 del regista Vicente Aranda, nel quale si cercava di contrastare un certo assopimento dei desideri e della voglia di libertà sotto la dittatura franchista. Ecco che la protagonista di Bonajuto è il simbolo del contrasto alla norma, l’unione di tutte le donne sensuali della storia in controtendenza rispetto al loro periodo storico; Carmen è ribelle e volubile in amore che è passione ma anche convenienza, è lotta per l’indipendenza contro qualsiasi gabbia morale e fisica. Tutto ciò che ruota intorno a lei è spesso complemento di una danza che la vede protagonista assoluta. Il regista, grazie alle scene di Danilo Coppola, ha posto le vicende sostanzialmente in una struttura metallica che si fonde perfettamente con gli effetti di luce di Valerio Tiberi che riescono talvolta persino a trasformarne i connotati, considerando che si spostano all’occorrenza per essere arricchiti con dettagli scenici utilissimi. Il rosso ed i colori forti prevalgono ed uniformano quanto appare in scena in un palco che non è mai vuoto e i protagonisti hanno sempre elementi appropriati con cui interagire. Bellissimo il sipario-velo tappezzato da locandine delle corride di Escamillo, che svelano pian piano ciò che accade dietro per poi sollevarsi; si intravede ad esempio il matrimonio immaginato tra Carmen ed Escamillo prima dell’ultimo atto in cui la corrida contribuisce ai loro festeggiamenti. Bellissimi, coloratissimi ed in qualche caso sgargianti, i costumi di Marco Nateri. Siamo quasi di fronte ad un musical, laddove la musica coinvolgente di Bizet diventa elemento portante di azioni e movenze tipiche delle moderne composizioni, per uno spettacolo che non ha niente più né meno di ciò che serve e che scorre via senza mai risultare pesante nonostante i quattro atti e l’ora tarda.
Quasi come a voler entusiasmare il pubblico con prodezze canore tanto la compagine musicale quanto quella orchestrale ci son parsi particolarmente ispirati e coinvolti.
La Carmen di J’Nai Bridges possiede in sé tutta l’energia del meraviglioso popolo americano: presenza scenica data dalla già navigata esperienza da palcoscenico che l’ha vista vincitrice di Grammy-Award ed una voce multi faccia che le consente di assumere un atteggiamento diverso a seconda di quale adoperi: il registro centrale è quello che la caratterizza: pieno, avvolgente ed ambrato per una sensualità che il regista sfrutta anche grazie alle evidenti doti da danzatrice che possiede; la nota più acuta che le consente di addolcirsi sfacciatamente per ottenere ciò che desidera, infine un registro basso e prepotente da ‘tempesta e assalto’, come è il suo temperamento. Una macchina da palcoscenico. Meravigliosa la sua controparte femminile: la Micaëla di Marta Mari potrebbe apparire quasi dimessa rispetto alla corroborante energia della rivale in amore, ma ha in sé la grazia e l’aplomb di una donna fiera e dalla moralità certa che si muove sicura delle sue azioni; la voce è rotonda ed uniforme, arriva in ogni angolo del teatro piena e coinvolgente. Dobbiamo dire che era particolarmente in serata anche Carlo Ventre con il suo Don José: generoso artista di grande esperienza che usa la voce con vigore e forte temperamento. Escamillo è un Pablo Ruiz che sfrutta le doti attoriali con intelligenza per creare un personaggio credibile e spavaldo grazie anche al particolare timbro di cui è dotato. Sempre una conferma Luca Dall'Amico nel ruolo di Zuniga, particolarmente dinamico nello spettacolo che ne esalta qualità sceniche sostenute dalle ben conosciute abilità canore. Generalmente ben cantati e sempre con grande partecipazione tutti gli altri ruoli: le Dancaïre di Giuseppe Esposito, le Remendado di Andrea Schifaudo, il Moralès di Luca Bruno, Frasquita e Mercédès di Ilaria Vanacore e Maria Ermolaeva.
L’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari è apparsa brillante, spumeggiante e dal suono coinvolgente; come abbiamo detto lo spettacolo emana energia da tutti i pori e sin dal preludio si capisce che non vi sono tempi morti, senza però proporre suoni bandistici o esagerati. L’energia è palpitante, l’azione è sottolineata nota per nota, è l’elemento collante e trainante di tutta la rappresentazione, insieme al coro del teatro preparato da Giovanni Andreoli.
Fantastici i bimbi del Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica "Giovanni Pierluigi da Palestrina"di Cagliari preparati da Francesco Marceddu.
Pubblico plaudente e soddisfatto sia degli interpreti che dell’orchestra; le repliche sono ancora in corso.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE E INTERPRETI
Maestro concertatore e direttore Fabrizio Maria Carminati
maestro del coro Giovanni Andreoli
maestro del coro di voci bianche Francesco Marceddu
regia Renato Bonajuto
scene Danilo Coppola
costumi Marco Nateri
luci Valerio Tiberi
coreografia Luigia Frattaroli
Don José Carlo Ventre
Escamillo Pablo Ruiz
Le Dancaïre Giuseppe Esposito
Le Remendado Andrea Schifaudo
Moralès Luca Bruno
Zuniga Luca Dall'Amico
Carmen J’Nai Bridges
Micaëla Marta Mari
Frasquita Ilaria Vanacore
Mercédès Maria Ermolaeva
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica "Giovanni Pierluigi da Palestrina"di Cagliari
nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Foto Priamo Tolu
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