Oggi abbiamo il piacere di incontrare il baritono Franco Vassallo, notissimo interprete del repertorio verdiano nei più importanti teatri del mondo (Metropolitan di New York, Royal Opera House di Londra, Bayerische Staatsoper, Teatro alla Scala…), in occasione del suo recente debutto nel ruolo di Scarpia nella Tosca di Giacomo Puccini lo scorso 21 marzo alla Staatsoper di Amburgo, con la regia del grande Robert Carsen. Gli abbiamo rivolto qualche domanda su di sé, la musica e naturalmente il terribile barone.
Ci parla delle caratteristiche della sua voce?
Estesa e nobile, incisiva e bronzea…dati oggettivi, ma non amo essere io a dirlo.
E’ stato emozionato per il recente debutto in Tosca?
Sì, ma anche molto carico! Scarpia è un ruolo meraviglioso da cantante attore, con un’energia espressiva e una potenza impressionanti!
Predilige i ruoli drammatici oppure quelli per così dire più ‘leggeri’?
Entrambi; e di tutto cuore! Figaro e Rigoletto sono forse le due icone più tipiche dell'archetipo baritonale, rappresentanti ideali delle due facce - commedia e tragedia - della stessa medaglia: il teatro d’Opera!
Lavora spesso con altri grandi artisti, con quali colleghi ha instaurato un bel rapporto di amicizia?
Ogni mese si lavora con artisti diversi per età e provenienza e ci si amalgama durante il periodo delle prove, cosicché alla fine in ogni produzione si è diventati come una grande famiglia. Quando gli anni di carriera cominciano ad essere molti e numerosi artisti li si incontra ripetutamente, è naturale che si crei una bella intesa ed amicizia, che ho con diversi colleghi, ma non voglio fare nomi per non rischiare di dimenticare qualcuno.
Quali sono i ricordi più cari della sua carriera e i momenti che Le danno maggiore soddisfazione?
Sicuramente i momenti più intensi nel ricordo sono quelli legati agli esordi, quando si muovevano i primi passi e si scopriva un affascinante mondo nuovo. Ricordo che emozione quando ho cantato il mio primo Figaro alla Fenice di Venezia, o il mio primo Sharpless all’Arena di Verona! Oggi quei momenti si provano quando si debutta in un nuovo ruolo.
Avendo viaggiato tanto, in quali teatri ha lavorato particolarmente bene?
Devo dire che nel mondo di lingua tedesca l’organizzazione è ineccepibile. Citerei la Bayerische Staatsoper, la Staatsoper di Vienna e quella di Amburgo. E negli Stati Uniti il Metropolitan di New York.
Preferisce le Regie d’Opera tradizionali o quelle moderne?
Tradizionali; personalmente ritengo che l’Opera sia un tutt’uno indissolubile tra la partitura musicale e le notazioni sceniche pensate dal compositore e dal librettista. Ci sono però indubbiamente registi molto intelligenti e dotati che riescono a mantenere vivo lo spirito delle opere pur cambiandone l’ambientazione (anche se non molti, a mio parere).
Dopo Tosca quali sono i suoi prossimi impegni?
Lucrezia Borgia a Monaco di Baviera con la Gruberova e Florez, poi torno qui ad Amburgo con Otello e poi ho una Bohème con la Boston Simphony Orchestra al Festival di Tanglewood. Torno in Italia in autunno al Festival Verdi di Parma con la versione francese del Trovatore di Verdi, con la regia di Bob Wilson, al Teatro Farnese.
E non possiamo esimerci dal fare un grosso in bocca al lupo per queste ed altre avventure ancora!!
Maria Teresa Giovagnoli
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